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Alcol-addiction: nuova scoperta contro l’alcolismo

20 Gennaio 2017

Si è scoperta la causa biologica responsabile della dipendenza da alcol.

La ricerca arriva dall’Università di Linköping, in Svezia, e potrebbe portare a ulteriori sviluppi nella ricerca di nuove strategie.

Lo studio ha individuato un enzima che si “spegne” nelle cellule nervose del lobo frontale quando si sviluppa la dipendenza dall’alcool: la riduzione dell’attività dell’enzima coinvolto nella comunicazione tra neuroni nella corteccia prefrontale sarebbe così la causa biologica dell’alcolismo.

Gli esperti sono arrivati a questa conclusione dopo aver indotto, per sette settimane, una dipendenza a dei ratti, esponendoli 14 ore al giorno ai vapori di alcol. Successivamente hanno sottratto questi stessi ratti all’alcol per tre settimane e hanno notato i sintomi tipici, quali un comportamento ansioso e l’aumento della dose di alcol quando fosse disponibile.

Estelle Barbier, ricercatrice del Center for Social and Affective Neuroscience de l’Université Linköping en Suède, ha trovato nei ratti in «astinenza», dopo tre settimane di privazione, una diminuzione nell’espressione dell’enzima Prdm2 nel cervello, in particolare nella corteccia prefrontale. Barbier ha spiegato che “la funzione di questo enzima è di aggiungere un gruppo metile a istoni, che sono proteine che si trovano nel cuore del DNA dei geni. Questo cosiddetto enzima epigenetico aiuta a regolare l’espressione dei geni coinvolti nella neurotrasmissione e promuove il rilascio dei neurotrasmettitori nelle sinapsi (spazio tra i neuroni). Una riduzione dell’attività della Prdm2 conduce ad una diminuzione nell’espressione di questi geni e quindi ad una probabile diminuzione della neurotrasmissione”. I roditori comunque hanno continuato a bere alcol, nonostante la sua proprietà negativa, a differenza dei ratti normali che si sono disinteressati a questa bevanda contaminata. “Il comportamento compulsivo spingerà gli alcolisti a continuare a bere, nonostante siano consapevoli di perdere il loro lavoro e la loro famiglia, o di provocare incidenti d’auto”, ha inoltre spiegato il biologo molecolare. Ha ricordato che una delle parti del cervello che controlla i comportamenti compulsivi, impulsivi e il processo decisionale, è la corteccia prefrontale. Tuttavia, è proprio in questa zona del cervello che hanno trovato la diminuzione dell’enzima.

Lo studio, è bene ricordare, è stato svolto interamente nel ratto, ma aver individuato l’enzima associato al consumo di alcol, pone le basi di un percorso nell’individuare nuove strategie per combattere la dipendenza. Secondo i dati diffusi dall’Istituto nazionale di Statistica (ISTAT) relativi al 2014 e ottenuti su un campione di circa 24mila famiglie, in Italia sono 8milioni 265mila le persone che hanno superato i limiti del consumo abituale oltre i quali si rischia di incorrere in problemi di salute.

Il consumo abituale eccessivo riguarda il 15,5% degli uomini e il 6,2% delle donne, le ubriacature occasionali il 10% degli uomini e il 2,5% delle donne.

11,1% è la percentuale di donne che bevono alcol tutti i giorni, meno di un terzo degli uomini, che arrivano al 33,8%. Resta significativa la differenza di consumo tra maschi e femmine: solo una donna su due beve alcolici almeno una volta nel corso dell’anno, mentre lo fanno oltre tre uomini su quattro. Beve alcol tutti i giorni oltre il 52% degli over 65.

18-24 anni è la fascia di età in cui avvengono più spesso le ubriacature, con un dato complessivo del 21% della popolazione. In particolare, il 21,5% è il picco dei maschi tra i 18 e i 19 anni che si sono ubriacati nel 2014, contro il 7,9% delle femmine nella fascia 20-24.

L’abuso di alcol fa male e comporta dei seri rischi per la salute e i giovani sono la categoria più sensibile.

Tags: alcol, alcolismo, dipendenza, istat, ricerca
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Nicoletta Mele
Nicoletta Mele
Laureata in scienze politiche. Dal 2001 iscritta all’ Ordine Nazionale dei Giornalisti. Ha collaborato con testate giornalistiche e uffici stampa. Dopo aver conseguito il master in “ Gestione e marketing di imprese in Tv digitale”, ha lavorato per 12 anni in Rai, occupandosi di programmi di servizio e intrattenimento. Dal 2017 è Direttore Responsabile di Health Online, periodico di informazione sulla sanità integrativa.

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