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Alla ricerca di se stessi. Lione è la città adatta per un turismo alla “mangia, prega, ama”
Mangia. Prega. Ama. Secondo recenti studi negli ultimi anni il turismo mondiale ha subito un vero e proprio dirottamento d’interessi che non ha niente a che vedere con la crisi economica o con ragioni di natura finanziaria legate alla globalizzazione o alla digitalizzazione della società, ma unicamente ricondotto alla ricerca di se stessi. Staccare dalla routine quotidiana e dall’ordinario è possibile solo se con zaino in spalla si parte alla volta di nuove mete per esplorare inedite culture e magari, perché no, vivere esperienze sensoriali atte ad alimentare il proprio spirito. È questo il caso di Lione, la città francese delle luci attraversata da due fiumi e perfetta per trascorrervi un week end tra i banchi delle charcuterie, vicine alle nostre salumerie, contenenti le quenelle (polpette di luccio) e le andouillette (salsicce di trippa).
Oltre alla storia bimillenaria di cui la città stessa ne è testimone, e al patrimonio artistico-culturale che fa invidia all’intera Francia, Lione è un’ottima meta gastronomica, anche se per alcuni si esagera nel definirla in questi termini. Figlia dell’antica Gallia e nipote dei romani essa è la città dalle mille sfaccettature e per questa sua spiccata poliedricità riesce sempre a soddisfare le richieste e i gusti di tutti i suoi visitatori. C’è la città della seta nelle stradine intorno alla Croix Rousse, dove un tempo era un pullulare di telai nelle stanze dalle alte finestre per catturare la luce (tra l’altro le vedove dei tessitori, sono le Mêres cui si deve la nascita della cucina lionese tradizionale). C’è, come abbiamo precisato, la città delle luci, che risplende a dicembre con la Fête des Lumières, quando tutto è illuminato e schiarito dalle facciate dei palazzi alle stradine del centro storico; e, infine, c’è la città della danza e dell’arte contemporanea che vive il suo apice nella Biennale alla Sucrière che quest’anno sarà inaugurata il 20 settembre prossimo e sarà interamente curata da Thierry Raspail su un tema esistenziale “Chi siamo?”.
Con i suoi diversi aspetti che la presentano alla Francia e all’Europa come una città libertina dalle mille personalità, Lione si candida anche a regina della gastronomia e questo lo deve innanzitutto alle flotte di turisti che arrivati da tutto il mondo cercano in lei sapori tipici di una cucina che affonda le basi in un passato davvero remoto. È stata proprio un’italiana a far fiorire questa fortunata nomea nella città: nel XVI secolo, infatti, Caterina de’ Medici si portò alla corte di Parigi una squadra di chef fiorentini che preparavano per lei e per i suoi ospiti piatti con i prodotti agricoli francesi. Questo rivoluzionò la cucina francese e come risultato le specialità regionali divennero in voga tra la nobiltà come anche simbolo del proprio status. La cucina lionese nasce su queste basi e oggi si presenta come un incrocio tra molte tradizioni culinarie regionali: dalle verdure estive dalle fattore di Bresse e Charolais, al pesce di lago dalla Savoia, fino alla frutta e verdura primaverile da Drôme e Ardèche, e alla lunga lista di vini di Beaujolais e della valle del Rodano.
Tra innovazione e tradizione, i fornelli della terza metropoli più grande della Francia offrono un ventaglio di proposte culinarie per ogni palato e per ogni tasca, dal momento che alla qualità del cibo si somma anche un prezzo vantaggioso e alla portata di tutti. Come suggerisce il giornalista-viaggiatore Rocco Moliterni su La Stampa, è da provare assolutamente la cucina tradizionale dei “bouchon”, tipiche trattorie che devono rispettare, per potersi fregiare del nome, regole precise. Ma per chi cerca nuovi gusti Lione offre le cucine dei giovani “rampanti” di quella che si chiamava “bistronomie”: si pensi alle nuove ricette agro-dolci del giovane chef Mathieu Rostang-Tayard del Caffè Sillon o alla fermentazione di funghi giapponesi a cui si dedica invece Huberg Vergoin, del ristorante Substrat. Non manca, inoltre, il gusto orientale e femminile sito nel Kitchen Café di Connie Zagora. Tuttavia, una certezza indiscutibile la offrono sempre gli stellati come Christian Têtedoie, nel suo locale sulla collina che domina Lione, o come Mathieu Viannay, del bistellato Mêre Brazier. O ancora il tristellato Regis Marcon che è anche il presidente del comitato che organizza la Cité de la Gastronomie. In più ci sono manifestazione come il biennale Sirha, salone internazionale della ristorazione e dell’hôtellerie (si è appena concluso) che ospita le finali della coppa del mondo di pasticceria e del Bocuse d’or, il torneo internazionale per chef emergenti.