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Allarme carenza medici e deserti sanitari
L’analisi di Cittadinanzattiva nell’ambito del progetto AHEAD
In tutta Italia, da Nord a Sud, c’è una carenza di medici sia di famiglia che ospedalieri, ma anche infermieri e pediatri. Sono 39 le province più in sofferenza, e si concentrano in 9 regioni: Lombardia, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Calabria, Veneto, Emilia-Romagna, Trentino-Alto Adige e Lazio.
Lo rende noto il report presentato da Cittadinanzattiva nel corso dell’evento “Bisogni di salute nelle aree interne, tra desertificazione sanitaria e PNRR”, svoltosi a Roma presso la Sala di Rappresentanza in Italia della Commissione Europea.
Con questa fotografia di Cittadinanzattiva, “è evidente la cosiddetta desertificazione sanitaria – si legge nella nota – ossia territori in cui le persone hanno difficoltà ad accedere alle cure a causa, ad esempio, dei lunghi tempi di attesa, della scarsità di personale sanitario o delle ampie distanze dal punto di erogazione delle cure. E il problema rischia di non essere colmato dai fondi messi a disposizione dal PNRR. Soltanto il 16-17% delle Case e degli Ospedali di Comunità, infatti, sarà realizzato in queste zone”.
“Mancano dati certi, aggiornati e facilmente reperibili sulla carenza di personale sanitario – afferma Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva – e questo non agevola la programmazione degli interventi. Le riforme previste dal PNRR potranno avere gli effetti sperati se all’investimento su case e ospedali di comunità si affiancherà un adeguato investimento sul personale”.
L’analisi ha utilizzato dati ufficiali forniti dal Ministero della Salute relativi al 2020 e rientra nell’ambito del progetto europeo AHEAD ‘Action for Health and Equity: Addressing Medical Deserts’, finanziato da EU4Health per trovare soluzioni a questi ‘deserti sanitari’.
Andando a vedere nel dettaglio, in provincia di Asti ogni pediatra di famiglia segue 1.813 bambini a fronte di una media nazionale di 1.061. Nella provincia di Caltanissetta c’è un ginecologo ospedaliero ogni 40.565 donne mentre Roma vanta la situazione migliore, con uno per 2.292. Considerando invece i cardiologi ospedalieri, la situazione nella provincia autonoma di Bolzano è 70 volte peggiore rispetto a Pisa, con un professionista ogni 224.706 abitanti a fronte di uno ogni 3.147. E l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige (Sabes) è intervenuta sui dati del Report presentato da Cittadinanzattiva, sottolineando che “Nello studio si legge che ‘considerando invece i cardiologi ospedalieri, la situazione nella provincia autonoma di Bolzano è 70 volte peggiore rispetto a Pisa, con un professionista ogni 224.706 abitanti a fronte di uno ogni 3.147’. Visto che l’Alto Adige ha 533.000 abitanti questi significherebbe che in tutta la Provincia di Bolzano ci fossero appena due cardiologi. È evidente che non è così”, commenta Sabes. All’interno dell’Azienda sanitaria operano, infatti, “tra i 30 e 35 cardiologi, ai quali si aggiungono quelli delle strutture private e i liberi professionisti”.
Per far fronte alla carenza dei medici e all’uso del personale medico a “gettone”, il ministro della Salute Orazio Schillaci, nel corso di un question time alla Camera, ha annunciato che sono allo studio provvedimenti straordinari e di urgenza. Il ministro ha assicurato l’impegno per trovare le risorse per superare il blocco del turn over e risolvere con misure a carattere sistematico le distorsioni. Uno specifico gruppo di lavoro si occuperà delle carenze del personale sanitario.
Rinnovo contratto nazionale
Il 2 febbraio è stato fissato un incontro per dare il via alle trattative sul rinnovo del contratto dei medici e dirigenti nella Sanità per il triennio 2019-2021. L’obiettivo è la valorizzazione professionale ed economica dei medici, per sostenere quelli già impegnati nel servizio sanitario nazionale ma anche per incrementare l’accesso dei giovani alla professione medica nel comparto pubblico. Da limitare quanto più possibile, “l’esternalizzazione”, ovvero i medici a gettone il cui crescente ricorso, sottolinea Schillaci in una audizione alla Commissione Affari sociali della Camera “comporta rischi per la sicurezza delle cure”.
Sono 134.635, di cui circa 120 mila i camici bianchi con una previsione, di aumento, dice l’Anaao Assomed, il maggior sindacato dei medici dirigenti, di circa il 4% di media, ossia tra 130 e 190 euro nette, a seconda dell’anzianità e dell’incarico mentre per le indennità di 27 milioni di euro per incrementare la retribuzione dei medici che lavorano in pronto soccorso e incentivare un lavoro disagiato.