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Apnee notturne, un disturbo da non sottovalutare
La sindrome delle Apnee notturne è una vera e propria patologia, che può avere delle gravissime conseguenze sulla salute del paziente.
I disturbi respiratori del sonno, come il russamento e le apnee notturne, sono un problema sempre più diffuso nella popolazione. Secondo le statistiche ufficiali, il problema del russamento interessa il 40-45% degli uomini e il 25-30% delle donne con percentuali fino all’80% sopra i 40 anni. È dovuto alla vibrazione dei tessuti molli orofaringei al passaggio dell’aria durante la respirazione, e di solito non ha conseguenze negative sulla salute del paziente; spesso infatti è solo causa di problemi di natura sociale e relazionale per il disturbo che può arrecare al partner. Per questo da molti viene sottovalutato.
Altre volte può essere però sintomo di altri problemi, anche estremi. A una complicanza respiratoria nasale, ad esempio, può seguire un problema cardiologico, o neurologico, o di ipertensione. O può evolversi in sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno (OSAS), una vera e propria patologia medica che può avere delle gravissime conseguenze sulla salute del paziente. È causata da un’ostruzione parziale delle vie aeree superiori, che spesso provoca una cessazione completa o parziale del flusso respiratorio. Sono due milioni gli italiani che soffrono di questo disturbo.
Chiunque occasionalmente, può trattenere il respiro durante la notte. Ma se la pausa dura più di dieci secondi, il fenomeno diventa preoccupante, e se si ripete più volte può avere ripercussioni anche quando si è svegli, durante la giornata. I ‘micro risvegli’ di notte a causa delle apnee, infatti, portano eccessiva sonnolenza diurna, facile irritabilità, perdita di energia. Il problema riguarda anche i bambini: il 10% soffre di questo disturbo. Al contrario dell’adulto, il bambino di giorno è iperattivo ed è una condizione pericolosa, che può causare deficit cognitivi e nel rendimento scolastico. La sindrome delle Apnee quindi non è solo semplicemente causa di eccessiva sonnolenza, ma può anche essere legata a patologie come obesità, sindrome metabolica e diabete, infarto del miocardio, ictus, fibrillazione atriale, scompenso cardiaco, disturbi cognitivi ed insufficienza respiratoria.
La Casa di Cura Villa Maria di Rimini l’anno scorso ha inaugurato un servizio di cura e prevenzione per chi soffre di problemi di russamento e apnee notturne, con un team di lavoro dedicato. Come ha sottolineato il dott. Paolo Canzi, otorinolaringoiatra e coordinatore del team, “le apnee notturne sono una patologia complessa che può coinvolgere diverse branche della medicina. Proprio per questo Villa Maria ha messo a punto un approccio multidisciplinare che prevede in prima analisi una visita otorinolaringoiatrica e l’intervento, quando necessario, di altri specialisti quali il cardiologo, il neurologo, il pneumologo e il nutrizionista”.
Mutua MBA, prima società di Mutuo Soccorso per numero di soci, ha sentito sulle complicanze della sindrome delle apnee notturne il dottor Roberto Manopulo, cardiologo di Villa Maria e membro del team.
Dottore, perché c’è una stretta correlazione tra la sindrome delle apnee ostruttive e i problemi cardiaci?
“Perché quando il paziente durante il sonno interrompe per alcuni secondi la respirazione si crea una condizione di ipossia cerebrale: una minore ossigenazione del cervello, che si accompagna a una riduzione della negatività, della pressione intra-toracica. Questo comporta un ritorno maggiore di sangue venoso al cuore. Il sangue, proprio per questa condizione di ipossia, diventa più denso. Tutto questo può favorire l’insorgenza di disturbi del ritmo cardiaco. Si è visto che la sindrome delle apnee ostruttive interessa il 30% dei pazienti coronaropatici e il 25% dei pazienti con scompenso cardiaco. Non solo: una correlazione con questo disturbo è stata evidenziata anche nel 40% dei casi di ictus. Quindi si innesta una sorta di circolo vizioso: il russamento può complicarsi con questa condizione di arresto parziale respiratorio transitorio, e ancora con una serie importante di disturbi del ritmo cardiaco.
La sindrome delle apnee ostruttive è correlata anche all’ipertensione?
Sì, il 50% dei soggetti con ipertensione arteriosa soffre di sindrome delle apnee ostruttive. Durante l’apnea che si verifica nel sonno, i valori di pressione arteriosa si innalzano notevolmente. Si può arrivare anche a 220-230 mmHg di pressione massima e 120-130 mmHg di pressione minima. È una pressione che varia in continuazione, si innalza e si riduce a seconda delle varie fasi della respirazione durante il sonno. Questo comporta un sovraccarico del cuore, in particolar modo del ventricolo sinistro, la fibrocellula muscolare che compone il cuore viene sottoposta a una serie di stimoli che provocano una condizione di ipertensione e di ipertrofia del cuore, predisponendo a scompensi cardiaci. Questo si accompagna anche, molto spesso, a dei disturbi del ritmo cardiaco. Possono essere dei disturbi di tipo ipercinetico, con una frequenza cardiaca molto elevata, con battiti irregolari. Quindi una fibrillazione atriale. Possono esserci però anche condizioni di blocco, cioè un rallentamento del battito cardiaco con blocchi seno atriali ed atrioventricolari. Questo si verifica soprattutto nei pazienti tra i 40 e i 50 anni che durante il sonno presentano episodi di transitori blocchi atrio ventricolari.
Come si fa a capire se questo avviene, se si verifica solo durante la notte?
Si può vedere con l’elettrocardiografia dinamica, cioè con una registrazione di 24 ore dell’elettrocardiogramma. Se si cura la sindrome delle apnee ostruttive, si può addirittura evitare di impiantare un peacemaker. Per quanto riguarda i pazienti che hanno uno scompenso cardiaco molto avanzato e importante, che richiede una terapia di resincronizzazione del cuore, se vengono trattati anche per la sindrome delle apnee ostruttive attraverso una CPAP, cioè una ventilazione a pressioni positive, ne risente favorevolmente tutta la funzione cardiaca. Questi pazienti hanno un profilo pressorio caratteristico: di giorno possono essere normotesi, ma di notte sono ipertesi e questo si può capire soltanto attraverso una pressurometria dinamica che misura la pressione durante la notte oltre che durante il giorno”.
Lo scorso 12 maggio, la Conferenza Stato-Regioni ha dato il via libera al documento “La Sindrome delle Apnee Ostruttive nel sonno (OSAS)”, elaborato tenendo presenti le linee guida e le raccomandazioni nazionali e internazionali disponibili, oltre alle competenze delle Regioni in materia di organizzazione dei servizi, la diversità e variabilità degli assetti regionali.
Obiettivo del documento approvato è quello proporre una strategia organizzativa sostenibile, finalizzata all’individuazione di casi di OSAS misconosciuti nella popolazione, attraverso fasi di interventi differenziate per assicurare una soddisfacente risposta ai bisogni di prevenzione ed assistenza delle persone affette da OSAS. L’OSAS è oggi riconosciuta come una delle cause più frequenti di eccessiva sonnolenza diurna (Excessive Daytime Sleepiness – EDS), e come tale individuata quale fattore o cofattore determinante o favorente in un rilevante numero di incidenti stradali e lavorativi.
Si stima infatti che solo 2014 sia stata la causa di oltre 7mila incidenti stradali, con un bilancio di 231 morti. L’Italia, con il decreto legge 22 dicembre 2015, pubblicato in Gazzetta ufficiale il 13 gennaio 2016, ha recepito una direttiva Ue sulla patente di guida, per la quale i decreti del ministero dei Trasporti e della Salute impongono di inserire l’informazione sul documento e di subirne il ritiro se la sindrome non viene curata adeguatamente. Secondo il decreto, infatti, le apnee notturne “determinano una grave ed incoercibile sonnolenza diurna, con accentuata riduzione delle capacità dell’attenzione”: questa stanchezza cronica, che aumenta il rischio di incorrere in incidenti, è la causa principale dei famosi “colpi di sonno” al volante e di una minore ricettività verso gli stimoli esterni. Il medico che effettua la visita della patente, se sospetta una sindrome da apnee notturne, dovrà quindi indirizzare il soggetto verso la commissione medica locale, che autorizzerà il rilascio della patente solo nel caso in cui il soggetto dimostri un “adeguato controllo della sintomatologia presentata, con relativo miglioramento della sonnolenza diurna”.
Chi soffre di OSAS di grado moderato o grave dovrà quindi sottoporsi ad esami specifici e ad un percorso di cura adeguato, che gli permetta non solo di continuare ad avere la patente, ma soprattutto di migliorare la qualità di vita. La validità della patente sarà comunque ridotta a un anno (per i conducenti del gruppo 2 – veicoli di categorie C e D) o a tre anni (per i conducenti del gruppo 1 – veicoli di categorie A e B), per favorire un monitoraggio continuo sul rispetto delle cure.
Non bisogna quindi sottovalutare questo disturbo, perché una mancata diagnosi e una mancata cura, hanno diverse serie ripercussioni sul piano sanitario e sociale. Uno stile di vita sano è importante: l’alimentazione riveste un ruolo cruciale nella prevenzione di questi disturbi. Un ruolo fondamentale è svolto anche dal fumo, o dall’assunzione di altre sostanze eccitanti come l’alcol. Il sonno è un’attività vitale, ma dormire non basta: occorre dormire bene.