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Arriva la “nave dell’aborto” in Guatemala ma il governo chiama la Marina militare in difesa della vita
L’aborto non è legale? Prendo la nave e vado nei Paesi vicini al mio. Accade in Guatemala, Stato dell’America centrale che confina con El Salvador e con il Messico, in cui l’aborto è una pratica medica fuori legge. L’interruzione della gravidanza è consentita esclusivamente nei casi in cui si presenta un grave rischio per la salute della donna incinta. Per questa ragione è arrivata sulle coste del paese la nave della Ong olandese Women on Waves, una imbarcazione che usa l’espediente di portare in acque internazionali le donne che vogliono abortire, per poter eseguire lì l’intervento assistito da medici professionisti. Il presidente Jimmy Morales inorridito da questa pratica ha richiesto un immediato intervento del corpo della Marina militare in difesa della vita umana e delle leggi del Paese dal rischio che l’associazione possa infrangere la norma vigente attraverso questo escamotage.
“Non consentiremo a questo gruppo di aggirare la legge”, si legge in un comunicato rilasciato dalla Marina del paese che ha il compito di presidiare i luoghi in cui la nave attracca a terra per impedire agli attivisti di sbarcare o rifornirsi, e alle donne guatemalteche di essere imbarcate per poter accedere ai servizi offerti a largo. E’ inoltre notizia di queste ore la decisione presa dalla Direzione generale per l’immigrazione che ha sospeso il permesso di soggiorno all’equipaggio ordinandone l’espulsione. Secondo quanto detto dal portavoce dell’amministrazione, Ardani Sical, gli attivisti dell’Ong “Women on Waves” devono abbandonare il Paese a bordo della nave con cui sono entrati accompagnati in acque internazionali da una nave della marina militare del Guatemala.
Il portavoce ha giustificato l’espulsione con il fatto che gli attivisti hanno mentito quando sono entrati in Guatemala, affermando di essere turisti e non membri di una Ong intenzionata a facilitare gli aborti, proibiti nel paese. La nave, chiamata “Adelaide”, è arrivata martedì 21 febbraio nel porto di San José, a circa 100 chilometri a Sud della capitale guatemalteca, provocando l’ira di diverse organizzazioni cristiane.
Secondo l’Ong, ogni anno in Guatemala vengono eseguiti circa 65.000 aborti illegali, terza causa di morte per le donne. L’organismo, inoltre, ha denunciato sulla propria pagina Facebook e sul sito la detenzione “illegale” della propria imbarcazione e la violazione dei diritti umani subita dai membri dello staff.
In America Latina si deve attendere ancora un po’ per ottenere che tutti i Paesi raggiungano la legalizzazione dell’aborto. Una delle ragioni principali per cui tutti – o quasi – i governi latinoamericani sono a favore della vita e contro l’interruzione della gravidanza, della rimozione del feto e dell’embrione dall’utero, è la presenza di una forte cultura cattolica molto presente nel continente. Fino ad ora l’aborto è legale a Cuba dal 1965. Lo è anche a Porto Rico, dove vige la legge statunitense e nella Guyana. In Nicaragua il parlamento ha cancellato nel 2006 l’aborto terapeutico, nell’ambito di un accordo politico elettorale fra il presidente Daniel Ortega e i movimenti evangelici suoi alleati. In Cile, nel Salvador e nella Repubblica Dominicana, invece, l’aborto non è legale neppure in caso di violenza o rischio di salute per la donna.