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Assistente familiare: tante sfaccettature per un solo ruolo. Intervista a Sara Puliga di Familydea
“Certo e intenso”: l’ISTAT non ha usato mezzi termini nel recente rapporto “Il futuro demografico del Paese”, per definire il processo di invecchiamento della popolazione italiana al 2065.
In questo contesto, come spiega Sara Puliga, coordinatrice del portale Familydea (www.familydea.it), la piattaforma (Spieghiamo Familydea) che mette in connessione diretta gli utenti con i servizi e le soluzioni di supporto e assistenza presenti sul territorio di riferimento, “i cambiamenti socio-demografici spingono a cercare soluzioni di welfare familiare attraverso canali nuovi. Le richieste di assistenza, infatti, non trovano più risposta nell’offerta pubblica o nelle tradizionali relazioni familiari, e richiedono necessariamente di immaginare progetti consapevoli e lungimiranti che sappiano dare risposte quotidiane ai nostri bisogni di cura e salute”.
Oggi, per definire la figura – componente familiare o professionista – che offre questo tipo di servizi si usa sempre più spesso una parola presa a prestito dall’inglese: caregiver. Per una volta non si tratta forse della solita moda anglofila, perché l’espressione racchiude in sé un significato ricco di sfumature, difficilmente traducibile con un unico termine. Caregiver indica “colui o colei che si prende cura”, implicando aspetti non limitati alla sola assistenza pratica e fisica, ma legati anche al supporto psicologico ed emotivo del paziente e, spesso, dei suoi familiari. L’assistente familiare svolge, insomma, un ruolo che va oltre il concetto classico di “lavoro”.
Per comprenderlo meglio, Health Online ha quindi rivolto a Sara Puliga alcune domande di approfondimento:
Sara, in base all’esperienza diretta tramite la rete Familydea, può spiegare ai nostri lettori i meccanismi legati all’eventuale coinvolgimento con il nucleo familiare dell’assistito?
Quasi sempre gli/le assistenti familiari riescono ad integrarsi con il nucleo familiare presso il quale prestano servizio, instaurando nel tempo un buon rapporto. In questo tipo di relazioni l’affettività entra in campo in maniera determinante e per questo è necessario che l’operatrice riceva il giusto supporto sia da parte del nucleo familiare, sia dall’organizzazione inviante che, generalmente, mantiene un ruolo di monitoraggio e mediazione per tutto il tempo in cui l’operatrice/operatore lavora. Ciò è essenziale perché la relazione tra badante e assistito può risultare estremamente positiva, ma anche motivo di scontro. Diversi sono i fattori che determinano la facilità della relazione: le abitudini, la differenza culturale, gli aspetti caratteriali, le patologie dell’assistito e le aspettative sue e della famiglia.
Inoltre, è possibile che i legami affettivi vadano oltre la prestazione lavorativa in sé, con un coinvolgimento personale e un carico emotivo a volte molto forte per l’operatrice/operatore. Anche in questo caso, la professionalità e l’esperienza dell’assistente familiare e, lo ripeto, il ruolo giocato dai familiari e dall’organizzazione inviante fanno la differenza. Sono casi rari, ma può succedere che la famiglia sia poco coinvolta o del tutto assente, e deleghi ogni responsabilità dell’assistito all’operatrice. Se, a sua volta, l’assistente familiare ha la famiglia lontana, può ritrovarsi a colmare questa mancanza con la presenza e l’impegno profuso per la persona che sta assistendo.
Queste sono comunque situazioni estreme. In generale riscontriamo un contesto equilibrato nel quale l’assistente diventa parte integrante di un nucleo familiare proattivo e partecipe, conquistando la fiducia della persona assistita e della sua rete familiare grazie a un approccio reciproco e positivo. Soprattutto nei casi di assistenti familiari conviventi, questo tipo di coinvolgimento facilita la costruzione di legami interpersonali sani e di un servizio sicuramente migliore da parte dell’operatrice, basato su un rapporto personale unico, in costante equilibrio tra la sfera professionale e quella affettiva.
Parlando di nucleo familiare, è inevitabile parlare di feste in famiglia: la richiesta di assistenza domiciliare si riduce o si intensifica in questi periodi?
Durante i periodi festivi, le richieste di assistenza domiciliare aumentano tantissimo: praticamente raddoppiano, così come le richieste di ricoveri di sollievo in Case di riposo o Residenze sanitarie assistenziali (RSA). Questo succede perché molti operatori approfittano delle ferie per raggiungere i propri cari. In questi casi le famiglie, in accordo con l’assistente familiare che lo ha richiesto, iniziano a programmare una sostituzione dell’operatrice e, agendo per tempo, riescono a limitare al massimo stress e difficoltà. Può capitare che i familiari si rivolgano alle organizzazioni richiedendo sostituzioni non pianificate o di emergenza: questo li porta a dover accettare anche offerte poco economiche o, a volte, improvvisate. Laddove non sia di difficile previsione, è sempre importante pianificare nel modo giusto una sostituzione, in quanto è fondamentale dare all’organizzazione inviante il modo di analizzare le esigenze dell’assistito, la compatibilità dell’operatrice/operatore, e cercare, anche se per un breve periodo, la persona più adatta da proporre alle famiglie.
Soffermiamoci ancora sul tema ‘famiglia e festività’. Sappiamo tutti che i momenti di ritrovo con i parenti sono fonte di felicità ma, a volte, anche di stress e tensioni accumulate che possono esplodere. Qual è l’esperienza dei professionisti della rete Familydea?
Il periodo delle feste è quasi sempre fonte di gioia. È un periodo positivo anche se l’assistito ha difficoltà, dolori o complicazioni ed è importante fare in modo che si crei un clima sereno per tutti, assistente domiciliare incluso.
È essenziale non sottovalutare mai le esigenze degli assistiti, tenendo presente le loro fragilità ma, al tempo stesso, stimolandoli e coinvolgendoli nell’organizzazione. Escluderli dai preparativi può indurre senso di inadeguatezza e inutilità, soprattutto nel caso degli anziani: non dimentichiamo che sono proprio loro i portatori diretti delle tradizioni di famiglia. Farsi dare indicazioni e richiedere la loro guida per le decorazioni o la preparazione dei piatti o della tavola, significa restituire loro un ruolo e farli sentire al centro della vita familiare.
Tuttavia, le festività di qualunque tipo possono essere anche fonte di stress e ansia quando criticità tra familiari, o situazioni di disaccordo e pressione psicologica dovuta per esempio all’assistere un genitore in difficoltà, trovano in questi momenti di ritrovo l’occasione per emergere. Gli operatori sono spesso consapevoli delle dinamiche intrafamiliari e con il supporto delle organizzazioni cercano di capire in anticipo se ci sono contesti familiari di questo tipo. Non sempre però si riescono ad individuare preventivamente le fragilità di un nucleo familiare: nei casi più gravi e laddove è manifesto un profondo bisogno di conciliazione familiare, le organizzazioni suggeriscono un supporto psicologico e un corso per caregiver familiari.
Momenti di difficoltà possono essere causati anche dai cambiamenti introdotti in termini, ad esempio, di routine quotidiana diversa, orari irregolari per i pasti o per i riposi pomeridiani. L’assistente familiare deve riuscire a gestire l’agitazione causata da questi cambiamenti temporanei. Per esempio, è possibile contribuire a ridurre lo stress cercando di far tornare alla memoria ricordi positivi, chiedendo di poter sfogliare gli album di famiglia o di vedere vecchie foto o filmini; inoltre, in caso di parenti lontani, una persona anziana apprezzerà sicuramente mettersi in contatto con loro attraverso videochiamate, che contribuiranno a creare nuovi ricordi, importanti, tanto quanto quelli felici del passato.
A proposito allora dei cambiamenti, seppur temporanei, introdotti nella routine quotidiana, quali sono le difficoltà di tipo logistico riscontrate dai professionisti della rete Familydea durante le vacanze e come le affrontano?
Se si trascorrono fuori casa, è fondamentale che l’assistente familiare consideri accuratamente le esigenze dell’assistito, anche in caso di spostamenti durante il periodo delle vacanze. In caso di viaggi programmati, tutti gli spostamenti dell’operatore e dell’assistito devono essere concordati con l’organizzazione per cui l’assistente familiare lavora in modo da ridurre al minimo rischi e difficoltà. Alcune famiglie programmano anticipatamente, insieme all’organizzazione, l’assistenza tecnico-operativa e prevedono un sopralluogo per la permanenza fuori casa, dove verificano la presenza di condizioni opportune per l’assistito e per l’operatrice/operatore. Altre famiglie, invece, delegano totalmente la cura dei propri cari agli assistenti familiari, anche se trascorrono le vacanze in casa. Questo disinteresse purtroppo aumenta le criticità e le emergenze, che possono riguardare carenza di medicinali o necessità di denaro per le spese giornaliere. Se coinvolte per tempo, le organizzazioni stesse possono provvedere al reperimento di farmaci, al contatto con un medico di base per le ricette, all’invio tramite servizi di consegne a domicilio.
Dal quadro che Sara Puliga ha delineato per i lettori di Health Online, emerge in modo evidente quanto il ruolo dell’assistente familiare sia impegnativo anche dal punto di vista psicologico. Non a caso negli ultimi anni da oltreoceano riecheggia la domanda: “Who Takes Care of the Caregiver?“, ossia: chi si prende cura di coloro che si prendono cura? In particolare per chiunque, e a maggior ragione per gli assistenti familiari, ritrovarsi in determinati momenti dell’anno lontani dai propri cari e anzi inseriti in un diverso nucleo familiare può essere pesante. Concludiamo allora l’intervista proprio su questo punto:
Come vivono i professionisti della rete Familydea i periodi festivi?
Complessivamente gli assistenti familiari riescono a viverli abbastanza serenamente. Tuttavia, per la maggior parte si tratta di persone straniere, lontane dalla propria famiglia: per loro il senso di solitudine è certamente più intenso e può tramutarsi in senso di isolamento se non hanno intorno a loro una rete amicale solida e se la famiglia dell’assistito delega totalmente l’accudimento del proprio caro.
È importante contrastare questo rischio. Le organizzazioni, ma anche i nuclei familiari dove operano assistenti principalmente conviventi, devono incoraggiarli ad avere i propri spazi di evasione, a non rinunciare al proprio tempo libero, a dare importanza alle ore di sonno notturne e alla cura della propria salute. Altro aspetto fondamentale è la compresenza delle organizzazioni invianti e del Coordinatore del servizio, che diventano i riferimenti per un confronto con la persona e per una condivisione dell’esperienza che sta vivendo.