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Assistenza alla salute: è ora di cambiare. Con il rilancio della sanità integrativa è possibile.

9 Marzo 2015

Negli ultimi anni, la crisi dello stato sociale e i tagli alla spesa pubblica hanno provocato una diminuzione degli investimenti destinati alla sanità pubblica, generando così un’insufficienza di erogazione di servizi e prestazioni per i cittadini. Tra questi, in pole position, si collocano le lunghe e innumerevoli liste di attesa per la prenotazione di visite specialistiche e per interventi chirurgici. Quanto tempo dobbiamo aspettare per una visita o un intervento? Per un esame cardiologico, come eco-cardiogramma ed elettro-cardiogramma, in media, sono 9 mesi di attesa; si accorciano, ma di poco, per la visita cardiologica: 7 mesi! La visita oculistica è quella che ha tempi più rapidi, solo 5 mesi. Ma questi tempi di accesso sono brevi se confrontati con quelli per gli interventi chirurgici perché per operarsi all’ernia discale o per una protesi al ginocchio, c’è una “coda” di 2 anni.

Con oltre 24mila segnalazioni da parte dei cittadini, la17esima edizione del Rapporto Pit Salute ha evidenziato che è pari al 58,5% la percentuale di cittadini che reclama questa mancanza, di questa il 34,1% per esami diagnostici, il 31,4% per visite specialistiche e il 27,1% per interventi chirurgici.

La conseguenza è la rinuncia a curarsi. Secondo l’Ultimo Rapporto Annuale Istat, infatti, è il 32,4% a desistere dalle cure mediche proprio a causa dei difficili e prolungati tempi di accesso.

Non è tutto. A questo va aggiunto un altro fattore importante: l’incremento della popolazione anziana. In Italia, l’età media per gli uomini è di 79,6 e 84,4 per le donne, siamo i secondi al mondo per longevità, preceduti solo dal Giappone, mentre da un punto di vista territoriale è il Nord la zona dove si registra il maggior aumento dell’aspettativa di vita. La popolazione anziana è quella più soggetta ai problemi di salute, con una buona fascia di ultrasettantacinquenni che soffre di patologie croniche gravi, come diabete, tumori, Alzheimer e demenza senile.

Ecco qualche dato. Sono il 36% gli uomini di età compresa tra i 65 e i 69 anni a soffrire di queste patologie, mentre gli ultra 75enni sono il 57%. Leggermente più bassa è la percentuale delle donne per le stesse fasce di età: oltre i 75 anni il 51% mentre tra i 65-69 anni è il 28%, un -8% rispetto agli uomini. (Fonte Istat).

L’aumento delle spese sanitarie con i costi dei ticket, non più sostenibili per le tasche degli italiani, rappresentano un altro problema da non sottovalutare. Per il Rapporto Pit Salute, l’aumento del ticket si attesta intorno al 31,4% rispetto al 10,3% del 2012 e il 50,4% della popolazione si esime dal controllo sanitario proprio per gli eccessivi costi.

Facciamo due conti. Quanto ha speso, in un anno, una famiglia per le cure mediche? La risposta l’ha fornita il Tribunale per i diritti del malato che, esaminando le numerose segnalazioni dei cittadini, ha evidenziato uno scenario di questo tipo: 650 euro sono serviti per l’acquisto di farmaci indispensabili non rimborsati dal Sistema Sanitario Nazionale, circa 900 euro per comprare i parafarmaci, 1070 euro per visite mediche, circa 7400 euro per strutture residenziali o semi-residenziali, 573 euro per protesi, circa 750 euro per strumenti medici monouso e 9.082 euro per eventuali badanti. Cifre che fanno riflettere parecchio.

Tutta questa situazione sta portando, da un lato, a un forte distacco degli italiani dal Sistema Sanitario Nazionale e, dall’altro, ancor peggio, alla rinuncia di una buona fetta della collettività alle cure mediche, non solo per le difficoltà di accesso, come già spiegato, ma per evitare di arrivare alla fine del mese con le tasche vuote. Se proprio non se ne può fare a meno si chiede un prestito. Ammesso che sia concesso. Altro discorso e altra nota dolente. Il 22,4% fa ricorso alla rateizzazione per supportare le cure mediche necessarie. (fonte Eurispes)

L’ultimo rapporto annuale Istat evidenzia, infatti, che il 50,4% rinuncia alle cure sanitarie a causa delle difficoltà economiche, fanno parte di questa categoria visite, interventi chirurgici e acquisto di farmaci. Dal punto di vista territoriale è il Mezzogiorno ad astenersi con circa il 15%.

Il nostro Sistema Sanitario, sta soffrendo e lo dimostra anche una classifica europea presentata di recente a Bruxelles dall’Indice europeo Health Consumer (EHCI, sorta nel 2006 a opera del centro svedese HCP che registra l’andamento sanitario di 37 paesi europei sulla base di dati rilasciati dai consumatori) . L’Italia quest’anno si colloca al 21° posto, perdendo una posizione rispetto lo scorso anno. Sul podio con la medaglia d’oro si colloca l’Olanda, seguita dalla Svizzera, dalla Norvegia, dalla Finlandia e dalla Danimarca.

A questo punto sorgono spontanee delle domande: come assicurare servizi e prestazioni adeguate con prezzi accessibili a tutte le fasce sociali? Come garantire a pazienti con patologie gravi terapie e farmaci costosi? C’è un modo efficace, efficiente e immediato per porre fine a questa situazione arrivata al capolinea?

La risposta è: sì, grazie al rilancio della Sanità Integrativa. Le Istituzioni stanno pensando di attuare azioni risolutive prendendo in seria considerazione il decollo, mai avvenuto, della Sanità Integrativa intesa come valido supporto al Sistema Sanitario Nazionale. Arriveranno a breve nuove terapie immunologiche e farmaci efficaci non solo per l’epatite C ma anche per combattere malattie come il Parkinson e l’Alzheimer, ma molto costosi. “Questo è il vero grande problema di tutti i sistemi sanitari avanzati”, dichiara il Ministro della Salute Beatrice Lorenzin nel corso di un’intervista rilasciata al quotidiano “La Stampa” -“sono in arrivo nuove e costose terapie immunologiche contro il Parkinson e l’Alzheimer. Per questo abbiamo avviato un confronto con i ministri europei, ma anche con Usa e Canada. Serve un’alleanza per contrattare al meglio i prezzi, pur remunerando gli investimenti in ricerca. Nel frattempo ho avviato un tavolo per il rilancio della sanità integrativa che non è mai decollata. Se dobbiamo assicurare cure importanti e costose a tutti qualcosa di meno essenziale potrà essere sostenuto da questa terza gamba”.

Gli italiani stanno iniziando a virare verso questa direzione affidandosi a Casse Sanitarie, Fondi Sanitari Integrativi e Società di Mutuo Soccorso che offrono un sostegno considerevole al cittadino in termini di facilità di accesso alle prestazioni e ai servizi.

“Le società di Mutuo Soccorso hanno una dinamicità di attività che li permette di essere presenti su tutto il territorio nazionale” afferma LUCIANO DRAGONETTI, CONSIGLIERE DI MBA E PRESIDENTE DI A.NA.PRO.M. “la presenza è fondamentale – continua Dragonetti – anche perché consente di essere sempre attenti alle più importanti esigenze dell’associato. Fare mutualità è anche vivere la comunità”.

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Nicoletta Mele
Nicoletta Mele
Laureata in scienze politiche. Dal 2001 iscritta all’ Ordine Nazionale dei Giornalisti. Ha collaborato con testate giornalistiche e uffici stampa. Dopo aver conseguito il master in “ Gestione e marketing di imprese in Tv digitale”, ha lavorato per 12 anni in Rai, occupandosi di programmi di servizio e intrattenimento. Dal 2017 è Direttore Responsabile di Health Online, periodico di informazione sulla sanità integrativa.

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