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Attenzione piena o testa piena di pensieri: cosa portiamo con noi mentre mangiamo? Ce lo dice il mindful eating
Cos’è questo Mindful Eating?
In Italiano lo traduciamo con Alimentazione Consapevole, ed è nient’altro che l’applicazione della Mindfulness all’alimentazione.
Detto così sembra un gioco di parole, allora cos’è la Mindfulness…
La parola inglese “mindfulness” può essere tradotta come consapevolezza, attenzione, presenza mentale. Non è facile tradurre il concetto di Mindfulness (proveniente dalla cultura buddhista) perché essendo molto vasto è stato utilizzato a seconda dei contesti per intendere cose diverse. E’ salito alla ribalta mondiale grazie al fatto che alcuni medici e psicologi americani dagli anni ‘70 in poi hanno ideato degli “interventi terapeutici basati sulla Mindfulness” che traevano spunto da tradizioni contemplative millenarie e potevano essere studiati e validati da un punto di vista scientifico.
Si tratta sostanzialmente di coltivare uno stato mentale in cui la persona ascolta e osserva le proprie emozioni, le proprie sensazioni fisiche e i propri pensieri, accettandoli così come sono, senza giudicarli, senza cercare di modificarli, né bloccarli. Si sta con ciò che c’è, nulla è sbagliato o proibito.
E funziona per la salute ?
Come dimostrano molti studi la Mindfulness è stata parte integrante del trattamento di tanti disturbi fisiologici (come la psoriasi, il dolore cronico, la fibromialgia) e psicologici (come la depressione, i disturbi del sonno, disturbi d’ansia, ADHD, dipendenze e varie altre psicopatologie), e la letteratura scientifica ha confermato che ci sono effetti positivi che si devono al miglioramento della regolazione dell’attenzione e delle emozioni e dei processi di controllo esecutivo. In alcuni casi sono stati riscontrati dei cambiamenti strutturali a livello della corteccia cerebrale.
E l’alimentazione?
Naturalmente esiste un Mindful Eating inteso come pratica di Mindfulness più strettamente religiosa e all’estremo opposto la vulgata modaiola della “dieta della Mindfulness” (a mio parere una terribile contraddizione in termini), ma qui stiamo parlando di Mindfulness intesa come intervento terapeutico.
Anche se l’applicazione della Mindfulness all’alimentazione è di data relativamente recente, vari studi ne hanno testimoniato l’efficacia nel migliorare il senso di accettazione, i comportamenti di abbuffata e il mangiare sotto la spinta delle emozioni, con un riflesso sulla perdita di peso anche quando questo non era un obiettivo esplicito degli studi.
Come ci si può avvicinare al Mindful Eating?
Seguendo un corso apposito ad esempio. In Italia è una realtà nuova, presente soprattutto nelle città più grandi. Un corso tipico è costituito da 8/9 incontri a cadenza settimanale, condotti da un insegnante di Mindfulness, che può avere anche altre competenze di tipo psicologico o nutrizionistico, ma che soprattutto deve aver seguito un training specifico, nutrito da una comprovata pratica di Mindfulness. Sono incontri di gruppo in cui si alternano momenti esperienziali costituiti da pratiche di meditazione formali o informali e meditazioni guidate su argomenti specifici (immagine corporea, peso, appetito e sazietà…). L’idea della meditazione può suscitare timore o diffidenza ma all’interno del corso essa è pensata come un training dell’attenzione assolutamente laico, in grado di rendere le persone consapevoli dei propri schemi automatici e liberarsi dall’eccessiva reattività, nonchè di fermarsi ad ascoltare quei segnali fisiologici che devono guidare il comportamento verso il benessere.
In pratica ciò significa diventare consapevoli delle opportunità positive e nutrienti che ci vengono offerte attraverso una scelta e una preparazione degli alimenti effettuata rispettando la nostra saggezza interna.
Il tutto è inserito in un contesto di conoscenze che riguardano l’autoregolazione dell’assunzione di cibo, il ruolo degli stimoli fisici ed emotivi della fame, gli indizi di sazietà, fino alla regolazione emotiva e alla gestione dello stress…
Durante l’intervento vengono svolte delle esercitazioni guidate legate all’alimentazione: alcune di esse si svolgono con l’ausilio del cibo, per arrivare a saper scegliere in consapevolezza di fronte ad un buffet imbandito. Alcune sessioni incorporano un lavoro sul corpo: lo yoga sdraiati o seduti sulla sedia, delle meditazioni camminate…. I partecipanti sono istruiti anche a fermarsi per alcuni minuti durante momenti chiave della giornata (ai pasti ad es.) e praticare la consapevolezza di pensieri ed emozioni .
Quel che più conta è che il partecipante è spinto in modo esperienziale e non teorico, a coltivare la consapevolezza dei segnali fisici interni. Ad es. imparare ad andare incontro all’esperienza presente del gusto e notare quando il piacere di un alimento che si sta assaporando comincia a diminuire, può aiutare una persona ad ottimizzare la soddisfazione del cibo con porzioni più piccole.
E tutto questo in sole 8 settimane?
Le 8 settimane servono ad imparare il modo di far ripartire il motore che è in noi, un motore che quasi sempre esce integro dalla “fabbrica” e va alimentato correttamente. Il tempo che segue farà il resto. I risultati duraturi si costruiscono con la pazienza. I cambiamenti che si susseguono col Mindful Eating possono essere più o meno vistosi, ma l’efficacia diventa visibile quando si sommano insieme: molti momenti di ascolto alle nostre vere esigenze, giorno per giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, produrranno scelte basate su una saggezza interna che coniugata alle conoscenze corrette ci renderà più liberi e più sani. E’ stato calcolato che ogni giorno siamo chiamati a prendere più di 200 decisioni in campo alimentare …non è poco!
Per chi è indicato il Mindful Eating?
Per tutti quei casi di comportamento alimentare più o meno “problematico” che generano a breve o lungo termine complicanze di tipo fisico e un forte carico di sofferenza psicologica ad esempio.
Di questo gruppo fanno parte i Disturbi del Comportamento Alimentare più tradizionali e più conosciuti -ad es.la Bulimia Nervosa e il Binge Eating Disorder ma anche molti casi di Obesità, dai tipi più gravi, a quelli più diffusi ma sempre caratterizzati da un rapporto poco sereno con il cibo. Uno stile disinibito di alimentazione può includere ad esempio stramangiare anche in assenza di fame, o sotto lo stimolo di qualche emozione (emotional eating) o in risposta a stimoli esterni come lo stress, il freddo, la vista, il profumo di un alimento (external eating) o subire un craving intenso o perdere il controllo. Inoltre può essere d’aiuto in vari stati fisiologici come la gravidanza o l’età pediatrica.
La ricerca ci mostra come i bambini che sono messi in grado di nutrirsi da soli hanno meno probabilità di diventare obesi. In realtà a pensarci bene, il Mindful Eating è indicato…per chiunque mangi.
Cosa dicono le persone che praticano il Mindful Eating?
Molto spesso ci sentiamo dire: ”Non so perchè ma mi sento più soddisfatto pur mangiando meno di prima”. Questo dipende dal fatto che dando la dovuta attenzione, una sana attenzione, all’esperienza del mangiare e del bere, l’esperienza si espande e viene percepita dal nostro cervello come più ricca e nutriente. Quando si evita il multitasking e si è mentalmente presenti mentre si mangia (o si fa qualunque altra cosa) si sperimenta una connessione maggiore con il cibo che assaporiamo, col nostro corpo che lo riceve, magari con le persone che nella filiera hanno contribuito a farlo arrivare alla nostra tavola…Quel che spesso si cerca in un alimento confortante è il sollievo da un tumulto interno, dall’insoddisfazione del cuore e della mente, una maggiore dolcezza e tranquillità. Ma la dolcezza degli zuccheri è a breve termine mentre non lo è quel che si prova quando riusciamo a raggiungere -magari casualmente- quel senso di interconnessione che ci fa sentire più integri e …a posto. Nel nostro posto. Ecco tutto questo è Mindful Eating!
Per informazioni sui corsi cerca i contatti su Facebook “Percorsi di Mindful Eating”.