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Aumentano i tumori del sangue, ma cresce la possibilità di curarsi
Aumentano i tumori del sangue, ma cresce la possibilità di curarsi. “Le nuove terapie a volte troppo risultano troppo costose e assenti in Italia”. A colloquio con Francesco Lanza, direttore dell’Unità operativa dei Ematologia dell’Ospedale “Santa Maria delle Croci” di Ravenna
Annualmente in Italia vengono diagnosticati 9.200 nuovi casi di leucemie, le cui forme acute rappresentano più del 25% di tutti i tumori dell’età infantile. È questo il dato emerso nel corso dell’ultima Giornata nazionale per la lotta contro le leucemie, i linfomi e i mielomi, promossa ogni anno il 21 giugno dall’Ail. Per l’occasione massimi esperti del settore hanno illustrato i progressi della ricerca direttamente ai pazienti e alle loro famiglie nel corso di incontri e di seminari volti ad appronfondire la tematica. Si potrebbe parlare, a giusta causa, di emergenza tanto che si tratta di un fenomeno abbastanza eterogeneo che in Italia interessa soprattutto quelle aree caratterizzate da un alto inquinamento atmosferico. È questo il caso di regioni come la Campania, la Puglia, la Calabria, e ancora andando verso il Centro, Lazio, Emilia Romagna e Toscana. In buona parte dei casi si tratta di aree fortemente industrializzate, si pensi – uno fra tutti – al Tarantino in Puglia con l’Ilva. La leucemia ha una storia lunga: per la prima volta se ne parlò nel 1827 quando il medico francese Armand Marie Velpeu portò all’attenzione della pubblica opinione il caso di un commerciante di sessant’anni che aveva sviluppato una malattia caratterizzata da febbre, debolezza, calcoli urinari e conseguente ingrossamento del fegato e della milza. Velpeau aveva notato che il sangue del paziente aveva una consistenza come pappa, e avanzò che l’aspetto del sangue fosse dovuto ai globuli bianchi. Un ventennio più tardi poi fu lo scienziato Rudolf Virchow a notare un numero straordinariamente elevato di globuli bianchi in un campione di sangue da un paziente. Dalla sua definizione nacque il termine “leucemia” che letteralmente significa “sangue bianco”.
Francesco Lanza, direttore dell’Unità operativa dei Ematologia dell’Ospedale “Santa Maria delle Croci” di Ravenna, stando ai dati pubblicati più di recente, i tumori del sangue colpiscono più i bambini che gli adulti. Quale la causa?
I pazienti più piccoli hanno cellule più immature e sono più suscettibili ai danni genetici. Le leucemie acute, in particolare, rappresentano oltre il 25% di tutti i tumori dei bambini e si collocano al primo posto. La leucemia linfoblastica acuta rappresenta l’80% di tutte le leucemie diagnosticate in bambini fino a 14 anni, mentre quella mieloide acuta rappresenta il 13%. Le leucemie croniche sono invece più tipiche dell’età adulta mentre sono rare in età pediatrica. La leucemia linfoblastica acuta è il tumore del bambino più frequente in assoluto, ad esempio. Le leucemie rappresentano un terzo di tutti i tumori dei bambini e circa 4 bambini colpiti da leucemia su 5 sviluppano la leucemia linfoblastica acuta. Nella fascia d’età tra i 2 e i 5 anni sono maggiormente e rischio. Il numero assoluto di nuove diagnosi di leucemia linfoblastica acuta per anno in Italia è pari a 350-400.
Quante sono le malattie ematologiche?
Sono numerosissime: ci sono le leucemie acute e croniche e le patologie croniche di altro tipo come i linfomi. Tra i linfomi non hodgkin e hodgkin registriamo 12 mila casi all’anno in Italia, 3500 leucemie acute e 6 mila casi nuovi di mielomi. La patologia più frequente è la leucemia linfatica cronica che ha un andamento più benigno anche se esistono varianti più aggressive. Questo tipo di patologia ha un’origine genetica, non di tipo ereditario, ed è una neoplasia ematologica che consiste in un accumulo di linfociti nel sangue, nel midollo osseo e negli orgnai linfatici come linfonodi e milza. Globalmente sono patologie abbastanza frequenti: il 30% dell’oncologia in generale.
Si muore ancora di leucemia?
In campo ematologico sono stati fatti progressi enormi che in oncologia non esistono ancora ed è per questo che in quel caso vale molto la prevenzione, quando però il tumore è troppo esteso, come può accadere nell’intestino, si muore. Nelle malattie ematologiche riusciamo anche a curare il 90% di leucemie e il 60% dei linfomi. Pertanto di leucemia si muore ma sempre di meno. Oggi viviamo grazie a nuove terapie: dalla chemioterapia classica che colpiva le cellule sane assieme a quelle patologiche andiamo verso una terapia intelligente a bersaglio molecolare. Siamo in grado di utilizzare farmaci che sono selettivi per il danno generico che ha determinato quella malattia: curiamo il 50% dei pazienti con farmaci disponibili per via orale.
Una delle ultime terapie introdotte è la Car-T Therapy. Come si è arrivati a questa nuova soluzione definita una “rivoluzione” per la cura dei tumori del sangue?
Se ne parla moltissimo e giustamente essendo molto efficace. La utilizziamo nel 5% nei linfomi e nelle leucemie acute linfoblastiche frequenti soprattutto nei bambini ma anche nell’adulto (nei quali sono più mieloidi). È una terapia che prende i linfociti del paziente e li arma contro le cellule tumorali; una volta ingegnerizzate utilizzando virus le rinfonde. Sono efficaci ma hanno anche effetti collaterali: molti pazienti possono finire per qualche giorno in rianimazione.
Si tratta di una terapia sbarcata in Italia?
No. Mentre in altri Paesi la utilizzano molto, per esempio negli Stati Uniti e in Cina, con grossi investimenti, in Italia ancora se ne discute non essendo disponibile. È molto costosa, si aggira intorno ai 400 mila euro per paziente. È comunque un tipo di terapia individualizzata che non contempla un processo industriale. Con il Ministero della Salute italiano se ne parla e le varie regioni stanno discutendo ma ad oggi ci sono pochi centri autorizzati a farlo.
Per la leucemia non è ancora possibile definire delle vere e proprie linee di prevenzione. A che punto è la ricerca?
Siamo tra i centri più prestigiosi del mondo ma abbiamo uno Stato che ci penalizza molto anche per l’immissione dei farmaci. Su di noi pesa una serie di vincoli burocratici enormi che ritardano l’utilizzo dei farmaci. Siamo in difficoltà. In Italia è tutto molto complicato. A questo si somma un altro dato, e cioè che per la leucemia è difficile fare prevenzione perché è più facile farla nei casi di tumori solidi. È difficile rimuovere un tumore nel sangue.