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I bambini fino ai due anni d’età non devono mangiare sale

8 Maggio 2017

I neonati non devono mangiare sale. Lo ha detto il dottor Giuseppe Morino, pediatra-nutrizionista responsabile dell’educazione alimentare dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù e membro del tavolo tecnico del Ministero della Salute che sta rivedendo le linee d’indirizzo per la ristorazione scolastica, spiegando che fino ai due anni di vita del bambino il sale non va aggiunto per prevenire il sovrappeso, l’obesità e l’ipertensione. “Il troppo sale nei primi 2 anni di vita fa male e togliere quello aggiunto è assolutamente salutare”, ha così dichiarato l’esperto commentando la decisione dell’agenzia di tutela della Salute di Milano di eliminare il sale aggiunto dalle mense dagli asili scolastici.

“Nell’ambito del percorso che faremo al ministero della Salute  – ha proseguito Giuseppe Morino – cercheremo di portare all’interno dei menu scolastici delle indicazioni per la Salute dei ragazzi. In un primo momento alle famiglie queste indicazioni potrebbero non andare bene. Non vogliamo assolutamente fare del male al bambino ma creare Salute rispetto ai problemi di oggi: un terzo dei bambini italiani è infatti in sovrappeso, con pressione alta, livelli alti di colesterolo e fegato grasso nei primi anni di vita. In questo percorso ministeriale rivedremo i principi fondamentali. Dobbiamo stare attenti anche alla quota di proteine animali, se pur necessarie, da dare ai bambini. Il momento del pasto a scuola deve essere vissuto positivamente in una versione volta alla Salute”.

“E’ chiaro – ha poi aggiunto – che la prima reazione dei bambini all’eliminazione del sale aggiunto è il rifiuto. Non succede niente se il bambino mangia di meno per un periodo di tempo. Le famiglie a casa devono abituarsi a fare un cibo salutare senza sale e con una bella presentazione. Il bambino è stimolato dal colore, dalla vista e dal poter toccare quel cibo. In questo modo il bambino si abitua ad un gusto meno salato che significa Salute in futuro”.

Le dichiarazioni del nutrizionista si sposano bene con quanto attestato da una ricerca pubblicata nel 2015 sul Journal of the American College of Cardiology che ha revisionato, attraverso le evidenze raccolte in precedenti ricerche, l’impatto di una dieta ricca di sodio sul buon funzionamento dell’organismo, a lungo termine. Stando allo studio dell’Università del Delaware la popolazione mondiale è divisibile in soggetti ‘sensibili’ e persone ‘insensibili’ al sale: nel primo caso si assiste a un aumento di pressione arteriosa quando l’apporto di sale quotidiano è eccessivo e prolungato nel tempo, mentre nel secondo esempio i soggetti sarebbero resistenti alle concentrazioni di sodio mantenendo i valori nella norma.

Il sale, come è generalmente noto, è un elemento essenziale per diverse funzioni fisiologiche e per l’omeostasi cellulare, vale a dire per il mantenimento dell’equilibrio biochimico dell’organismo intorno a determinati parametri che ne consentono un normale funzionamento. Inoltre, è essenziale per la protezione del corpo dall’eccessiva perdita di liquidi. La quantità necessaria per questi scopi è alquanto ridotta, 500 milligrammi al giorno, una soglia ampiamente superata nell’alimentazione quotidiana. Tuttavia, una dieta ricca di sodio farebbe male all’intero organismo, al cuore, al cervello e innanzitutto ai reni: elevate concentrazioni di sodio ridurrebbero la funzionalità renale, un deficit che è associato solo a un minimo aumento della pressione arteriosa.

Ma cosa si può fare per ridurre l’assunzione di sodio e proteggere così l’organismo? Ciascun soggetto può scegliere alimenti a basso contenuto di sodio, leggendo bene le etichette riportate sui prodotti. Molte sostanze usate per la conservazione dei cibi lo contengono. Inoltre, le società scientifiche e i grossi marchi alimentari potrebbero mettersi d’accordo per sostituire questi additivi per la conservazione degli alimenti, con sostanze equivalenti ma senza sodio. È questo, ad esempio, il consiglio del professor Raffaello Furlan, il quale nella lista della spesa introduce latticini senza sale (formaggi freschi non stagionati, latte scremato, yogurt magro, ricotta, mozzarelle), cereali senza sale (orzo, riso, avena, patate), frutta senza sale e verdura senza sale.

Tags: alimentazione, bambini, neonati, sale
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Alessandro Notarnicola
Alessandro Notarnicola
Mi occupo di giornalismo e critica cinematografica. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia nel 2013, nel 2016 ho conseguito la Laurea Magistrale in "Editoria e Scrittura". Da qualche anno mi sono concentrato sull'attività della Santa Sede e sui principali eventi che coinvolgono la Chiesa cattolica in Italia e nel mondo intero.

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