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Binario95: polo sociale di accoglienza e supporto per persone senza fissa dimora
Intervista al presidente Alessandro Radicchi
Persone a colori è lo slogan della campagna fotografica di Binario95 in occasione della Giornata Mondiale della povertà che si è celebrata il 17 ottobre. L’obiettivo della campagna è stato quello di rilanciare l’importanza di abbattere gli stereotipi e di considerare chi non ha una dimora come una risorsa per la comunità. Binario95 è un Polo sociale di accoglienza e supporto per persone senza dimora che si occupa di intercettare ed orientare le marginalità gravi presenti nel territorio della Stazione Termini di Roma e nei suoi dintorni.
Numerose sono le attività e i progetti realizzati da Binario95 che da 20 anni rappresenta un punto di riferimento per coloro che versano in condizioni di povertà, disagio ed emarginazione sociale nella capitale. Tra questi Dottore Binario progetto nato in collaborazione con diverse realtà sanitarie e sociosanitarie tra cui in particolare Incontradonna Onlus ed Ifo San Gallicano, che offre assistenza sanitaria alle persone senza dimora e fragili. Per conoscere meglio questa realtà, abbiamo intervistato il presidente Alessandro Radicchi.
Perché la scelta di una mostra fotografica a colori per celebrare la Giornata Mondiale della povertà?
Anni fa, quando facevo il ricercatore all’Istituto di fisica dello spazio Interplanetario del CNR di Frascati per studiare le stelle osservavamo la luce che emettevano, e dalle diverse caratteristiche di cui erano composti i colori di quella luce, riuscivamo a capire di cosa fossero fatte quelle stelle, la loro natura più profonda che andava oltre quello che vedevamo con i nostri telescopi. Ebbene le persone in particolare che frequentano i nostri centri, ma tutte le persone in genere, sono fatte ognuna di caratteristiche formidabili, di colori diversi e bellissimi solo che a volte la luce di quei colori è oscurata dalle nubi della vita, che in alcuni casi si addensano davanti alla loro bellezza. Uno dei nostri compiti come operatori sociali, come mediatori della vita di persone più fragili o sfortunate che si affidano a noi, è quello di cercare di diradare quelle nubi e far emergere la luce e la bellezza dei colori nascosti in ognuno di loro, in ognuno di noi.
Binario95 è un polo sociale di accoglienza e supporto per persone senza dimora che si trova alla Stazione Termini di Roma. Come nasce l’idea?
Esattamente venti anni fa al binario uno della stazione di Roma Termini apriva le sue porte l’Help Center, uno sportello sociale dedicato al supporto e all’accoglienza di persone fragili e senza dimora che transitavano nei pressi dello scalo ferroviario romano. L’esigenza di uno sportello di questo tipo nasceva da una attenta osservazione del territorio della stazione, anzi delle stazioni. Proprio in quegli anni nasceva il settore politiche sociali di FS italiane, grazie all’intuizione di un uomo straordinario o solo visionario che precedentemente era stato assessore alle politiche sociali della giunta Rutelli, Amedeo Piva. La sua capacità fu quella di credere in un progetto che metteva insieme le istituzioni, il privato e il terzo settore, ma prendendo in considerazione le esigenze di tutti gli stakeholder di stazione, dai negozianti, ai cittadini, finanche appunto alle persone migranti o senza casa che nella stazione trovavano uno spazio per dare tregua alle loro sofferenze quotidiane. Noi siamo stati bravi a intercettare quell’uomo visionario ed a proporgli l’idea giusta al momento giusto. Un modello in cui il privato (FS), il pubblico (il Comune di Roma) e il terzo settore (noi) avrebbero lavorato insieme per combattere la povertà estrema e dare una prospettiva di speranza a chi aveva smarrito la propria dignità o gli era stata strappata di dosso. Nasce così nel 2002 l’Help Center di Roma Termini, quindi nel 2004 la rete ONDS degli Help Center italiani, quindi nel 2006 il Binario 95 che darà poi il nome a tutte le attività sociali rivolte
alle persone in stato di emarginazione, della nostra cooperativa.
Binario95 è “la casa di chi non ha casa”. Dal volontariato alla creazione di un progetto di supporto istituzionale. Come siete riusciti ad intervenire in maniera istituzionale nella tutela dei diritti delle persone?
La chiave di questa sinergia, come dicevo poco fa, stava proprio nella forza di un partenariato che riportava in strada, o meglio nei luoghi di alta prossimità in questo caso, le istituzioni. E
lo faceva e lo fa ancora oggi, assieme a privati, come FS italiane che mettono a disposizione i locali, ad aziende come IKEA Italia o Enel che supportano la riqualificazione di spazi spesso non più utilizzati quando non addirittura abbandonati; a fondazioni come Vodafone Italia, Charlemagne o Tavola Valdese che ne finanziano lo start up per creare un modello di buona prassi che poi può essere recepito e istituzionalizzato dall’amministrazione locale.
In questo un ruolo fondamentale lo ha giocato l’ANCI, che nel 2004 ha siglato un accordo con FS Italiane per la realizzazione di interventi di solidarietà nelle stazioni, portando sostanzialmente i comuni e quindi le istituzioni all’interno delle piazze cittadine più importanti che sono le stazioni. Scopo delle istituzioni è tutelare i diritti fondamentali di ogni persona ottemperando così ai dettami dell’articolo 3 della nostra Costituzione: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”
La vostra mission è rispondere ai bisogni di chi vive in strada, offrendo ascolto, supporto, accoglienza e proponendo percorsi di riabilitazione alla vita sociale. In che modo?
Binario 95 si articola in una pluralità di servizi. Come ha detto molto correttamente, l’ascolto è il primo momento fondamentale della relazione d’aiuto, che si svolge tanto all’Help Center, senza alcun tipo di filtro, quanto a Binario 95 e nelle sue Case, per utenti che proprio dall’Help Center sono indirizzati. L’ascolto, infatti, ha come obiettivo l’identificazione dei bisogni, cui segue
l’orientamento verso i servizi sociali della città, formali ed informali, che diano dove possibile una risposta. Da parte nostra, offriamo alcuni servizi a bassa soglia, come docce, lavanderia
e distribuzione di abiti e coperte, ma è soprattutto la presa in carico diurna e notturna a Binario 95 che ha portato un’innovazione nel panorama dell’accoglienza, puntando a numeri gestibili, ad un basso rapporto operatori-ospiti, alla professionalizzazione dell’equipe a allo sviluppo di tutto ciò che non sembra necessario: dall’estetica dei luoghi ai laboratori creativi, dalle gite alla ginnastica, all’interazione continua con le scuole, le aziende, i ricercatori. I nostri due progetti di Housing, Casa 95 per quattro giovani uomini e Casa Sabotino, per 18 donne cis e transgender
sono l’evoluzione naturale di un modello di accoglienza il più possibile personalizzato, perché ciascuna storia è diversa. Per noi riabilitazione sociale è anche portare le nostre ed i nostri ospiti al teatro, magari in un posto in prima fila per fargli sentire che, nonostante le difficoltà avute nella vita loro si meritano di più, si meritano la normalità di una vita che vogliono tutti. Come dice il nostro motto, “Perché non è sufficiente il necessario”.
Quante sono a Roma le persone senza fissa dimora?
Parlare di numeri delle persone senza dimora è sempre complicato sia perché è una popolazione statisticamente difficile da intercettare (hard to reach) sia perché prima di tutto bisognerebbe definire chi sono le persone senza dimora. Non esiste infatti ancora una categorizzazione formalmente condivisa sul tema, sebbene un grande lavoro in questo senso sia stato fatto da FEANTSA
l’organizzazione europea più accreditata sul tema che ha creato la classificazione ETHOS che divide le persone senza dimora in quattro categorie: senza tetto, senza casa, sistemazione insicura o sistemazione inadeguata. A queste poi corrispondono ulteriori sottoinsiemi più dettagliati che in qualche modo vanno a coprire il totale della cosiddetta “popolazione di riferimento”.
In Italia uno dei dati più ufficiali è quello dell’indagine ISTAT sulla povertà estrema, che ha stimato in 50.724 le persone senza dimora “che, nei mesi di novembre e dicembre 2014, hanno utilizzato almeno un servizio di mensa o accoglienza notturna in 158 comuni italiani campione”. A Roma sono state stimate circa 7700 persone senza dimora, ma sappiamo bene che sono solo una parte delle persone identificate appunto dalla classificazione Ethos, ossia di coloro che vivono in strada, in una baracca, in una roulotte, in una macchina o comunque in un alloggio di fortuna oltre che in un centro di accoglienza; senza poi considerare coloro che vivono nelle occupazioni, a Roma ne abbiamo oltre 60 e si stimano al loro interno tra le 10 e le 15.000 persone. Ci sono poi le persone Rom, Sinti e Camminanti che vivono nei campi attrezzati o tollerati, e poi coloro che magari hanno pure una casa ma vivono in condizione di “barbonismo domestico” e in totale solitudine. Per finire abbiamo i migranti fragili o più specificamente quelli in protezione internazionale che (quando riescono) sono ospitati dal circuito del Sistema Accoglienza e Integrazione (SAI) realizzato da
Ministero dell’Interno e ANCI e che opera nei principali comuni italiani. Insomma, tante persone e tanti numeri diversi.
In questo, rappresenta davvero una luce nella nebbia il dato di Roma fornito dall’Osservatorio Cittadino sulle Marginalità (OCM) che Binario 95 coordina per conto di Roma Capitale. Le analisi dell’OCM si basano infatti sulle rilevazioni in tempo reale della piattaforma Anthology®, piattaforma realizzata dalla nostra cooperativa circa dieci anni fa, vincitrice di un Sodalitas Social Innovation Award, ed oggi utilizzata oltre che dalla rete ONDS degli Help Center nelle stazioni, anche da 150 servizi appartenenti a 40 enti diversi convenzionati con Roma capitale, che si occupano di persone migranti e senza dimora. Anthology conta ogni anno (e sottolineo, conta e non stima) oltre 20.000 persone migranti fragili o senza dimora diverse che si rivolgono ai servizi della
Direzione Accoglienza e Inclusione di Roma Capitale.
A questo link dati-roma-psd è disponibile una dashboard interattiva, costantemente aggiornata, che riporta i numeri delle persone intercettate ma anche le tipologie di servizi messi a disposizione dal Dipartimento Politiche Sociali e Salute oltre ad alcuni interessanti indicatori correlati tra cui la distribuzione territoriale, e le accoglienze offerte ogni giorno. Il dato preoccupante è che, mentre il Comune di Roma con un grande sforzo è riuscito nell’ultimo anno ad aumentare di circa il 25% la capacità di accoglienza del sistema cittadino, i numeri delle persone che chiedono aiuto è e sta costantemente crescendo. Dallo scorso 1 gennaio al 30 ottobre siamo già a 20.535 persone ed entro la fine dell’anno sono certo arriveremo oltre le 21.000 persone diverse con un incremento rispetto al 2019 di oltre il 15%. In questo certamente ha influito l’affluenza di persone proveniente dalla guerra in Ucraina ed oggi accolte sia da Roma Capitale che da Circuiti paralleli della Protezione Civile Regionale o della Prefettura. L’impegno dichiarato dall’Assessorato alle Politiche Sociali e Salute di Roma Capitale è quello di aumentare di circa 500 posti ogni anno per i prossimi 4 anni e questa prospettiva che noi operatori del terzo settore auspichiamo davvero che si realizzi, potrebbe certamente rappresentare un punto di svolta nel sistema di accoglienza della nostra capitale.
Siete presenti sul territorio da quasi 20 anni. Quante persone al giorno arrivano da voi? Qual è la richiesta comune? Riuscite e soddisfarle tutte?
I numeri dei nostri servizi rientrano tra le statistiche dell’OCM a cui accennavo poco fa. Nello specifico il Polo Sociale Roma Termini intercettava fino al 2020 una media di 2200 persone senza dimora ogni anno, ma dal 2021 abbiamo rilevato un incremento impressionante dovuto evidentemente al fatto che durante la pandemia la maggior parte dei servizi erano sospesi mentre il nostro sportello Help Center così come il centro di accoglienza del Binario 95 non hanno mai chiuso. Parliamo, nonostante le restrizioni, di 2300 persone diverse nel 2020 (erano 2150 nel 2019) che nel 2021 sono diventate ben 3500 con un imprevedibile incremento del 62% che sta ancora aumentando nel 2022 di oltre il 30% rispetto al 2021 e che potrebbe portare entro la fine dell’anno a superare la soglia delle 5000 persone, e sottolineo, solo al Polo Sociale Roma Termini. Questo fa capire come sia necessario un nuovo censimento ISTAT e forse con strumenti diversi che siano in grado di intercettare davvero anche quelle persone si, “hard to reach” ma che comunque a quanto pare si rivolgono ai nostri servizi.
Per quanto riguarda le richieste sono tante e variegate e dipendono anche dai servizi. All’Help Center essendo uno sportello di ascolto, si passa da una richiesta di supporto generale, ovviamente di posti per lavarsi, mangiare o dormire fino all’accompagnamento per l’inserimento lavorativo con la redazione di un CV, il servizio di ricerca lavoro o il supporto sanitario. Ci sono poi richieste di supporto amministrativo per l’ottenimento di documenti, di contributi di sussistenza, del reddito di cittadinanza o dell’iscrizione alla residenza fittizia, quest’ultimo che sappiamo
bene essere uno dei vuoti del nostro sistema di assistenza. Al Centro Binario 95, invece, oltre alle richieste di base (doccia, lavatrice e cambio abiti) che vengono soddisfatte dal servizio di igiene primaria, con le persone ospiti del centro in regime di H24 (tutto il giorno) o H9 (servizio diurno) vengono costruiti dei veri e proprio percorsi di presa in carico o se vogliamo di “ricostruzione” della persona. A Roma non è difficile mangiare, vestirsi, ottenere dei medicinali. È molto più difficile, invece, trovare un posto letto o un lavoro: in un caso l’offerta, pur potenziata da questa Amministrazione, è ancora fortemente sottodimensionata; nell’altro il tessuto produttivo è poco ricettivo rispetto a chi vive in condizione di marginalità, o non è in grado legalmente di assumere, soprattutto nel caso dei migranti in perenne attesa di regolarizzazione.
Binario95 non è solo luogo dell’accoglienza ma un vero e proprio laboratorio del sociale che si sviluppa anche con iniziative creative rivolte al territorio quali il Villaggio 95. Che cos’è questo progetto?
Villaggio 95 è un esperimento ben riuscito in un terreno di un ettaro a Casal Bertone, che ci è stato dato in comodato d’uso dalla Fondazione Civiltà Cattolica. Con lo sguardo rivolto alla creazione di unità abitative semovibili ed ecocompatibili per persone fragili – un obiettivo ambizioso che la pandemia ha rallentato – abbiamo cominciato a coinvolgere i cittadini offrendo loro degli orti sociali, 30 lotti, che oggi sono coltivati da circa 100 famiglie del quartiere assieme ad associazioni e anche persone senza dimora, tra cui ovviamente gli ospiti dei nostri servizi. La risposta della gente a questa iniziativa è andata al di là di ogni aspettativa, catalizzando idee e abilità che hanno dato origine ad una ciclofficina, a un piccolo laboratorio di falegnameria e riciclo, a modi sperimentali di coltivare un terreno che è metafora di socialità, inclusione e innovazione. E poi hanno diffuso la cultura dell’accoglienza tanto che il motto del Villaggio 95 è “Chi semina t’accoglie”.
Il bisogno di cura delle persone senza dimora. Nel 2020 nasce Dottore Binario grazie alla firma di un protocollo di intesa dal titolo “Salute per tutti”. Di cosa si tratta?
Dottor Binario, a dire la verità, come la maggior parte dei nostri progetti, è nato prima del protocollo, come attività sperimentale promossa insieme alla Fondazione Incontradonna Onlus per rendere stabile la presenza di un medico “di famiglia” presso Binario 95 almeno una volta al mese, in modo da seguire la salute dei tanti ospiti con patologie più o meno gravi. Con la pandemia i bisogni sanitari delle persone senza dimora sono divenuti esponenziali sia per il Covid che per alre patologie e così, con un finanziamento della Regione Lazio, abbiamo esteso l’attività del progetto e grazie ad una collaborazione sul campo con un equipe di medici e infermieri dell’Istituto IFO San Gallicano, coordinata dal grande professore Aldo Morrone (persona che rappresenta la storia dell’assistenza sanitaria alle persone fragili e senza dimora non solo a Roma ma anche a livello nazionale e internazionale) abbiamo attivato una sorta di unità di crisi per l’emergenza pandemica. Questo lavoro, in corso ancora oggi ha portato alla realizzazione del Protocollo “Salute per tutti” da noi firmato in prima istanza con Roma Capitale e IFO San Gallicano IRCSS e quindi con le
associazioni SMES Italia, Medicina Solidale e IISMAS con l’intenzione di aggregare via via nuove esperienze che possano favorire l’accesso alla “cura” delle persone più fragili ed emarginate. È importante specificare che questo partenariato ed i servizi resi all’interno di esso non vogliono assolutamente sostituirsi al Sistema Sanitario Nazionale, ma creare piuttosto un ponte per facilitarne l’accesso ai cittadini più bisognosi.
È dunque una vera e propria rete di supporto sociosanitario per persone fragili e senza dimora, migranti e rifugiati. Quali sono i servizi che offrite e come sostenere l’iniziativa?
Ad oggi, come accennavo prima sono ancora attivi lo screening Covid-19, in collaborazione con l’IFO-San Gallicano IRCCS, che offre tamponi gratuiti alle persone senza dimora e agli operatori dei centri. Mi lasci dire che grazie a questo servizio, partito a giugno 2020 presso il Polo Sociale Roma Termini, sono stati realizzati oltre 8500 test (253 Test sierologici, 4100 Tamponi antigenici e 4157 molecolari) a più di 2000 persone diverse, indirizzate da 153 enti di Roma e provincia. Questi tamponi hanno consentito a centinaia di persone di essere accolte nei centri, di accedere ai servizi, di andare a lavorare. Allo stesso modo è stata cruciale la campagna vaccinale, con circa 2400 vaccinazioni somministrate a persone che avrebbero diversamente avuto difficoltà non solo ad entrare nei centri di accoglienza ma a svolgere una normale vita sociale in giro per la città. Oggi, grazie al protocollo, offriamo anche visite dermatologiche e ginecologiche, sia a Binario 95 che presso il SUAM, lo Sportello Unico Accoglienza Migranti di Roma Capitale, che la nostra Cooperativa gestisce. A questi si sono aggiunti da qualche mese degli OPEN DAY che vengono realizzati mensilmente direttamente presso l’Ospedale IFO San Gallicano, alcuni dei quali recentemente dedicati in modo specifico alla popolazione Ucraina e dove di volta in volta vengono proposte nuove tipologie di visite quali ad esempio la Cardiologica o l’infettivologica.
Da settembre scorso poi abbiamo attivato il Presidio Psico Sociale chiamato Area 95: una nuova azione di sostegno psicologico e psichiatrico per la tutela della salute mentale delle persone senza dimora o particolarmente vulnerabili della nostra città, in cui ci supportano i medici volontari SMES Italia (Salute Mentale ed Esclusione Sociale), in collaborazione con il Poliambulatorio Caritas
di Roma. Infine, voglio menzionare il progetto Empowomen, finanziato dalla Fondation Chanel, che ci vede al fianco di IncontraDonna Onlus per la prevenzione dei tumori femminili in tutta la rete nazionale degli Help Center dell’ONDS.
Parlava di tamponi e vaccini. Qual è stata l’esperienza di Binario95 durante la pandemia da Covid-19?
La pandemia è stata come un’onda di risacca, che ha lasciato all’asciutto i pesci più piccoli. La stazione Termini e i suoi dintorni, che sono il nostro piccolo mondo, non avevano
altri abitanti che le persone senza dimora, per cui non era possibile chiudersi in casa, ma nemmeno bersi il cappuccino nel bar che generosamente gliel’offriva, o lavarsi nei bagni, o chiacchierare con l’edicolante. Sarebbe facile parlare di situazione distopica, ma non c’era nulla di poetico: solo la dimostrazione di come gli ultimi fossero davvero gli ultimi, dimenticati anche dalle
norme e dalle istituzioni, addirittura multati perché erano fuori di una casa che non avevano. I nostri servizi sono stati sempre aperti, con costi altissimi di sanificazione e protezione personale. Tuttavia, siamo riusciti a garantire anche i servizi a bassa soglia, come le docce e le lavatrici, oltre al servizio fondamentale di ascolto e orientamento dell’Help Center: letteralmente l’unico contatto fisico per le persone senza dimora, completamente disorientate. Ci ha molto confortati l’aiuto dei cittadini, che hanno donato con estrema generosità denaro,
alimenti, DPI, sempre facendo sentire il loro calore con messaggi e telefonate. Molto lentamente la situazione si è normalizzata, lasciandoci con la consapevolezza di quanto si debba ancora fare affinché anche in una emergenza così sconvolgente per tutti si tenga conto di chi vive ai margini.
Ci sono altri progetti in cantiere dei quali possiamo dare qualche anticipazione?
C’è sicuramene un grande lavoro di ricerca e di messa in rete che non possiamo definire un progetto ma una vera visione verso la quale vorremmo far convergere tutti i servizi nostri partner per cercare di sistematizzare e ottimizzare le risorse a disposizione e poter dare un servizio migliore alle persone che assistiamo. Poi, dopo ormai venti anni di servizio a Roma ed in Italia a avendo sperimentato tutti i livelli di intervento, dall’assistenza in strada, agli orti sociali, fino all’accoglienza per donne cis e transgender in uno dei centri, possiamo dire, più belli e accoglienti di Roma, Casa Sabotino, ora il nostro prossimo passo potrebbe essere quello della realizzazione di una vera e propria comunità, magari con un terreno attorno, dove poter dare ristoro e pace
in particolare a quelle persone senza dimora fragili e anziane che diversamente sarebbero relegate in strutture alternative in attesa del loro ultimo giorno. Ecco noi vorremmo che l’attesa di quel giorno fosse accompagnata da armonia e serenità e in particolare dal calore di una famiglia, la nostra, quella di Binario 95.