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Caldo. Crisi idrica e siccità in Italia. A rischio colture, aree protette e la salute della popolazione
Prosegue l’ondata di caldo africano sull’Italia. Stando al Bollettino sulle ondate di calore pubblicato dal Ministero della Salute, nel prossimo week end è previsto un “livello 3 – rosso” di afa in 10 città, ovvero “condizioni di emergenza con possibili effetti negativi sulla salute di persone sane e attive e non solo sui sottogruppi a rischio come gli anziani, i bambini molto piccoli e le persone affette da malattie croniche”.
Uno dei problemi principali con cui l’Italia sta facendo i conti resta il grave rischio siccità che ha già colpito alcune città e aree della penisola. L’allarme siccità lo aveva lanciato nei giorni scorsi la Coldiretti: “Gli agricoltori devono ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le produzioni, sono a rischio dagli ortaggi alla frutta, dai cereali al pomodoro, ma anche girasoli, i vigneti e il fieno per l’alimentazione degli animali”.
Considerate le difficoltà il Consiglio dei ministri hanno vagliato le realtà delle province di Parma e Piacenza che sembrano le più colpite dalla siccità. Nelle due zone confinanti è stato dichiarato lo stato di calamità “in conseguenza della crisi idrica in atto, dovuta a un lungo periodo di siccità a partire dall’autunno 2016, aggravato dalle elevate temperature estive e dai rilevanti afflussi turistici”. Sono previsti 8 milioni e 650 mila euro e deroghe per garantire che nei Comuni siano assicurate forniture regolari di acqua potabile.
Dall’ultima settimana di maggio il grande caldo e la mancanza di piogge stanno creando gravi difficoltà non solo per l’Italia ma per buona parte del continente europeo. Nel nostro Paese le temperature sono 1,9 gradi in più rispetto alla media stagionale. Dagli anni ’70 ad oggi in Italia quest’anno si è registrata la terza primavera più asciutta con un calo di precipitazioni di quasi il 50% rispetto alla media. Quasi tutte le Regioni invitano il Ministero delle Politiche Agricole e il Governo a intervenire attenuando la situazione. I veri indicatori di questa situazione preannunciata già da parecchi anni è il livello dei fiumi: in Piemonte, ad esempio, la portata del Po è sotto del 65% rispetto alla media stagionale. All’idrometro di Isola Sant’Antonio in provincia di Alessandria la portata raggiunge a malapena i 204 metri cubi al secondo. Stando, inoltre, a quanto riferito da Arpa Piemonte, le riserve idriche complessive sono al 60% della capacità massima, pari a 233 milioni di metri cubi.
Anche a Roma il Campidoglio ha preso delle precauzioni. Il primo cittadino Virginia Raggi ha infatti emesso un’ordinanza che impone di limitare l’uso superfluo dell’acqua per annaffiare orti e giardini, riempire piscine e lavare auto. “L’acqua è un bene prezioso che va sempre tutelato, soprattutto nei momenti in cui si assiste a un riduzione delle fonti di approvvigionamento. Vogliamo evitare che i cittadini subiscano, durante il periodo estivo, possibili disagi causati dalla scarsa disponibilità”, ha spiegato la Sindaca pentastellata. Anche Luca Zaia, governatore del Veneto, è sulla stessa linea della giunta romana: accordandosi con Sardegna (l’isola sta registrando l’anno più siccitoso dall’inizio delle osservazioni nel 1922), Toscana, Emilia, ha dichiarato lo stato di emergenza regionale.
La Coldiretti ha lanciato l’allarme per quanto riguarda la produzione delle eccellenze italiane. La Toscana nella piana del Grossetano ha perso oltre il 50% del raccolto di grano e sono a forte rischio i pomodori, ma anche i foraggi, la vite e l’ulivo. Grandi i rischi soprattutto per l’Emilia Romagna come sottolinea Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, ai microfoni di Radio Vaticana: “C’è una situazione davvero ormai complicata nelle province di Parma e Piacenza, dove a rischio c’è un patrimonio di 650mila bovini; oltre un milione e mezzo di maiali; le coltivazioni e i foraggi a loro destinati, ma anche uno dei più importanti distretti del pomodoro italiano: in quelle province si produce un quarto del pomodoro italiano. Quindi è una situazione complicata, che si aggiunge a danni già stimati e calcolati sull’agricoltura italiana di almeno un miliardo di euro”.