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Calo vaccini, in Italia arriva lo spettro della difterite
Complice il calo dei vaccini, è ritornata in Italia la difterite, una malattia che pensavamo ormai debellata. La notizia è stata data nel corso di un congresso di pediatria che si è svolto a metà novembre a Firenze, dal presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), Walter Ricciardi: “Si è verificato un primo caso di nodulo difterico, spia di un contatto con il batterio che non si è evoluto nella malattia, perché il microrganismo è stato contrastato dal sistema immunitario”. Ricciardi ha poi aggiunto: “Ci attendiamo anche in Italia il ritorno della poliomielite”.
Lo scorso anno la copertura vaccinale per la malattia nel nostro Paese è scesa sotto la soglia del 95%, raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), che garantisce l’ “immunità di gregge”, cioè riesce anche a proteggere le persone non vaccinate dal contagio. Attualmente la copertura media è del 93,5%, ma in alcune Regioni la percentuale è molto più bassa. Purtroppo il problema è serio, anche perché, credendola una malattia ormai scomparsa dai nostri territori, molte aziende hanno cessato la produzione di antitossina difterica, per cui, alcuni Paesi non possono reintegrare le scorte, Italia inclusa. Nel nostro Paese, l’ultimo caso pediatrico, mortale, risale al 1991 ma, secondo gli esperti, con il calo delle vaccinazioni le cose potrebbero cambiare.
Anche altri Paesi d’Europa corrono lo stesso rischio. Qualche mese fa, in Belgio, la difterite ha ucciso un piccolo di 3 anni. L’anno scorso, invece, in Spagna è morto un bambino di sei anni, il primo caso dall’ultimo registrato nel 1986. Nessuno di loro era stato vaccinato.
Ma cos’è la difterite, e quali sono i sintomi? Si tratta di una malattia infettiva acuta, provocata dal batterio Corynebacterium diphtheriae: una volta entrato nel nostro organismo, rilascia una tossina che può danneggiare, ma anche distruggere, organi e tessuti.
Gli organi coinvolti – come è spiegato sul sito di Epicentro, il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità – cambiano a seconda del tipo di batterio: il più diffuso colpisce la gola, il naso e a volte anche le tonsille; un altro tipo, presente soprattutto nelle zone tropicali, causa ulcere della pelle. L’infezione può anche colpire gli organi genitali femminili o la congiuntiva, la membrana che ricopre il bulbo oculare e la parte interna delle palpebre. Ci si può ammalare ad ogni età, ma la malattia riguarda soprattutto i bambini piccoli non vaccinati.
Si trasmette per contatto diretto con una persona infetta, oppure con oggetti contaminati da secrezioni delle lesioni di un paziente. Il periodo di incubazione può durare da due a cinque giorni. Quando il batterio colpisce l’apparato orofaringeo, causa mal di gola, un po’ di febbre, perdita dell’appetito. Nel giro di due o tre giorni, sulla superficie delle tonsille e della gola si forma una membrana grigiastra, che si infiamma. Le lesioni possono anche sanguinare e assumere un colore verdastro o nero. L’infezione può anche provocare gonfiore del collo e ostruzione delle vie respiratorie.
Dalla difterite si guarisce, ma possono a volte insorgere gravi complicanze per il cuore: aritmie, con rischio di arresto cardiaco, miocardite, insufficienza cardiaca progressiva.
Secondo il Centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute dell’Istituto superiore di sanità, la difterite va sospettata nella diagnosi differenziale nelle seguenti patologie: faringiti batteriche e virali, mononucleosi infettiva, sifilide orale, candidosi, angina di Vincent. La diagnosi viene confermata dall’esame batteriologico delle lesioni.
Gli individui ammalati vanno subito trattati con l’antitossina e antibiotici (eritromicina o penicillina), e, per evitare il contagio, tenuti in isolamento. Dopo un paio di giorni di terapia non sono più contagiosi.
Chiaramente, la prevenzione è fondamentale: e in questo caso prevenzione significa vaccinazione. Il vaccino, disponibile dal 1920, contiene la tossina batterica, trattata in maniera tale da non essere più tossica per l’organismo, ma comunque in grado di stimolare la produzione di anticorpi protettivi da parte del sistema immunitario. Questo vaccino viene di solito somministrato in combinazione con quello contro il tetano e contro la pertosse. Oggi si tende a vaccinare i bimbi con il vaccino esavalente, che protegge anche contro la poliomielite, l’epatite virale B e le infezioni invasive da Haemophilus influenzae B.
In particolare, si consiglia il vaccino a:
1)tutti i bambini nel primo anno di vita
2)tutti gli adulti non vaccinati
3)persone che si recano nelle zone dove la malattia è endemica.
Il vaccino è costituito da tre dosi, che vanno somministrate al terzo, quinto e dodicesimo mese di vita. Vengono poi eseguite due dosi di richiamo, a 6 e 14 anni, per rendere la protezione totale. Si possono poi fare richiami ogni 10 anni, per conservare una buona immunità.