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Cambiamenti climatici: i pericoli evidenti sono responsabilità di tutti
A cura di Massimiliano Alfieri
I cambiamenti climatici e il riscaldamento globale sono temi al centro dell’attenzione pubblica.
I dati dell’ultimo report della International Panel on Climate Change (IPCC), l’organismo delle Nazioni Unite dedicato alla valutazione dei cambiamenti climatici, evidenziano la presenza di impatti già nel breve periodo con ricadute future preoccupanti in termini di riduzione delle risorse idriche, maggiori rischi estinzione specie terrestri e aumento delle iniquità sociali.
Quali sono le cause del cambiamento climatico?
Il cambiamento climatico è legato al rilascio di gas serra e all’attività umana.
La causa principale del cambiamento climatico è la combustione di combustibili fossili come petrolio, gas e carbone. Quando vengono bruciati, i combustibili fossili rilasciano anidride carbonica nell’aria, provocando il riscaldamento del pianeta.
Gli esseri umani causano il cambiamento climatico rilasciando nell’aria anidride carbonica e altri gas serra. Oggi c’è più anidride carbonica nell’atmosfera di quanta ce ne sia mai stata negli ultimi 2 milioni di anni. Durante il XX e il XXI secolo, il livello di anidride carbonica è aumentato del 40%.
Produciamo gas serra in molti modi diversi:
• Combustione di combustibili fossili
• Deforestazione
• Agricoltura
• Cemento
Come funziona il sistema climatico? È spiegato, in modo chiaro, nel seguente video
Quali sono le soluzioni per contrastare il cambiamento climatico?
Contrastare il cambiamento climatico e il riscaldamento globale è responsabilità di tutti, dei governi e dei singoli cittadini.
Per quanto riguarda i governi, il 12 giugno 1992, 154 nazioni hanno firmato la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) – convenzione giuridicamente vincolante al livello internazionale – approvata nell’ambito della Conferenza sull’ambiente e sullo sviluppo delle Nazioni Unite (Rio de Janeiro, Brasile) con l’obiettivo di “raggiungere la stabilizzazione delle concentrazioni dei gas serra in atmosfera a un livello abbastanza basso per prevenire interferenze antropogeniche dannose per il sistema climatico”. La Convenzione è entrata in vigore nel 1994.
Negli anni si sono tenuti incontri tra le parti firmatarie dell’UNFCCC, incontri noti come Conferenza delle Nazioni Unite sul Cambiamento Climatico (UNCCC) o anche Conferenza ONU sul cambiamento climatico (COP).
Una data molto importante è quella dell’11 dicembre 1997 con la COP a Kyoto in Giappone dove è stato approvato il “Protocollo di Kyoto”, il primo documento contenente obblighi di riduzione e limitazione delle emissioni di gas serra per i Paesi industriali ratificanti. In sostanza, con il protocollo di Kyoto, entrato in vigore nel 2005, sono state fissate in modo giuridicamente vincolante le riduzioni delle emissioni dei sei gas ad effetto serra più importanti. Il protocollo di Kyoto è stato sostituito con l’Accordo di Parigi in occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima. È stato adottato da 196 Parti alla COP 21 di Parigi, il 12 dicembre 2015 ed è entrato in vigore il 4 novembre 2016. L’accordo ha stabilito un obiettivo concreto: limitare il più possibile il riscaldamento globale al di sotto di 2 °C, preferibilmente a 1,5 °C rispetto all’epoca preindustriale. Per raggiungere tale obiettivo è necessario ridurre del 50% le emissioni globali entro il 2030 ed entro il 2050 una riduzione totale compresa tra meno 70% e meno 85% rispetto al 1990.
Quali sono stati i risultati raggiunti fino a oggi?
Dal 2010 si sono registrate, “diminuzioni sostenute fino all’85% dei costi dell’energia solare ed eolica e delle batterie. Una gamma crescente di politiche e leggi ha migliorato l’efficienza energetica, ridotto i tassi di deforestazione e accelerato la diffusione delle energie rinnovabili”, si legge in una nota dell’Ipcc.
Ma nel periodo 2010 -2019, secondo il rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc), Climate Change 2022: Mitigation of Climate Change “Le emissioni globali medie annue di gas serra hanno raggiunto i livelli più alti della storia dell’umanità, ma il tasso di crescita è rallentato. Senza una riduzione immediata e profonda delle emissioni in tutti i settori, limitare il riscaldamento globale a 1,5°C è fuori portata. Tuttavia, ci sono prove crescenti di azione per il clima”.
Il presidente dell’Ipcc Hoesung Lee ha affermato che “Siamo a un bivio. Le decisioni che prendiamo ora possono garantire un futuro vivibile. Abbiamo gli strumenti e il know-how necessari per limitare il riscaldamento. Sono incoraggiato dall’azione per il clima intrapresa in molti Paesi. Ci sono politiche, regolamenti e strumenti di mercato che si stanno rivelando efficaci. Se questi vengono ampliati e applicati in modo più ampio ed equo, possono supportare profonde riduzioni delle emissioni e stimolare l’innovazione”.
COP 27: approvato il documento sul riscaldamento globale entro 1,5°C
Proprio in occasione del summit Cop27 sul Clima che si è svolto a Sharm el-Sheikh, in Egitto, dal 6 al 20 novembre 2022, con la partecipazione di circa 200 delegati provenienti da circa 200 Paesi, sono state prese delle decisioni molto importanti. L’obiettivo di riuscire ad agire per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C prima che la crisi climatica evolva in modo catastrofico e rispondere ai bisogni delle comunità che già oggi subiscono impatti molto gravi, è stato al centro del summit Cop27 sul Clima. La conferenza sui cambiamenti climatici “giunge in un momento molto delicato, in cui il nostro mondo è esposto a minacce esistenziali e sfide senza precedenti che riguardano la sopravvivenza stessa del nostro pianeta e la nostra capacità di viverci”, ha scritto in un tweet il presidente egiziano Ahmed Fatah al Sisi, che ai leader ha chiesto “un’azione rapida da parte di tutti i Paesi per sviluppare una roadmap per salvare e proteggere il mondo dagli effetti del cambiamento climatico”.
Il 20 novembre, ultimo giorno della Conferenza, dopo lunghe e difficili trattative, l’assemblea plenaria della Cop27 di Sharm el-Sheikh ha approvato il documento finale della conferenza che salva l’obiettivo di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi dai livelli pre-industriali considerato il risultato maggiore della Cop26 di Glasgow, tenutasi l’anno scorso. Inoltre, è stato deciso l’istituzione di un fondo per i ristori delle perdite e dei danni del cambiamento climatico.
La Cop27 riconosce che per mantenere l’obiettivo di 1,5 gradi è necessario ridurre le emissioni del 43% al 2030 rispetto al 2019. Ma con gli impegni di decarbonizzazione attuali il taglio delle emissioni al 2030 sarebbe solo dello 0,3% rispetto al 2019. Per questo motivo, gli Stati che non hanno ancora aggiornato i loro obiettivi di decarbonizzazione (Ndc) sono invitati a farlo entro il 2023. “Non è stato facile ma finalmente abbiamo portato a termine la nostra missione”, ha sottolineato il presidente egiziano della conferenza Sameh Chukri.
La Cop27 si è conclusa dopo aver adottato un controverso testo sugli aiuti ai Paesi poveri colpiti dal cambiamento climatico ma senza nuove ambizioni per la riduzione dei gas serra. Delusione da parte dell’Onu e dell’Unione Europea.
“Dobbiamo ridurre drasticamente le emissioni ora, e questa è una domanda a cui questa Cop non ha risposto”, ha affermato il segretario generale dell’Onu Antonio Guterres, al termine della conferenza.
Anche l’Unione europea si è detta “delusa” dall’accordo sulle emissioni. “Questo è il decennio in cui ci giochiamo tutto – ha detto vicepresidente dell’Unione europea, Frans Timmermans – ma quello che abbiamo davanti a noi non è un passo sufficiente per i popoli e il pianeta”.
Per Timmermans si tratta di un documento in cui emerge “un profondo divario tra le politiche e la scienza sul clima che troppi Paesi non sono pronti a fare progressi nella lotta contro la crisi climatica”. “Alcuni hanno paura della transizione che li attende e del costo del cambiamento”, ha detto ancora.
Il rischio concreto, dunque, è che il cambiamento climatico possa spingere fino a 132 milioni di persone alla povertà estrema. È importante sottolineare che ogni decimo di grado di surriscaldamento aumenta minacce per le persone, le specie e gli ecosistemi.
Siamo ancora in tempo ma c’è ancora tanto da fare. Occorre agire con urgenza a livello sistemico ed ognuno di noi deve nel proprio perimetro fare il possibile per l’ambiente, per il posto in cui vive.