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Cancro al cervello, la neoplasia che ha ucciso la conduttrice Nadia Toffa
Riflettori puntati su uno dei tumori più aggressivi e rari del quale si parla poco: il cancro al cervello. Questa neoplasia ha portato alla morte, avvenuta lo scorso 13 agosto, l’ex Iena Nadia Toffa, sconvolgendo l’opinione pubblica, anche perché aveva condiviso la sua lotta quotidiana contro il male, sempre con il sorriso, sui social, diventando un punto di riferimento per i malati di cancro. I tumori del sistema nervoso centrale sono abbastanza rari e rappresentano circa l’1,6 per cento di tutti i tumori (dati AIOM AIRTUM 2017). Circa 14 persone ogni 100.000 per anno vengono colpite dai tumori del sistema nervoso centrale (fonte AIRC).
Quali sono i sintomi e quali gli interventi per combattere i tumori cerebrali? A che punto è la ricerca scientifica? Ne parliamo con il Professor Lorenzo Bello dell’Università degli Studi di Milano e ricercatore AIRC.
Prof. Bello, che cosa sono i tumori cerebrali? Quali sono le tipologie più frequenti?
I tumori cerebrali si dividono in secondari e primitivi. I primitivi a loro volta si dividono in estrinseci (quelli che nascono al di fuori del parenchima cerebrale) ed intrinseci (quelli che nascono dalle cellule del parenchima cerebrale). I tumori più frequenti sono quelli che nascono al di fuori del cervello, nel resto del corpo, e che metastatizzano al cervello, per questo definiti secondari. Tra quelli primitivi, quelli estrinseci (generalmente meningiomi) sono i più frequenti; seguono gli intrinseci, in cui i gliomi sono quelli più facilmente riscontrabili. I gliomi sono classificati sulla base del profilo molecolare in IDH1 wt, senza mutazione IDH1, più frequenti, tipici dell’adulto e dell’anziano, e quelli IDH1 mutati (con la mutazione IDH1), tipici del giovane e giovane adulto, definiti attualmente come lower grade.
Quali sono i fattori di rischio accertati e i sintomi?
Dei tumori intrinseci (gliomi) non sono noti allo stato attuale i fattori di rischio. La causa della comparsa della mutazione IDH1, considerata un evento iniziale nei lower grade, non è nota; in quelli wt, non sono noti gli eventi inziali, anche se recenti ricerche hanno messo in evidenza che sono necessarie varie sequenze di mutazioni prima che essi si manifestino. I sintomi sono legati al comportamento biologico, in cui la crescita è prevalentemente infiltrativa e solo nelle fasi più floride proliferativa. Questo vuol dire che le cellule si fanno strada entro le vie di connessione del cervello (fasci di fibre), e in rapporto alla velocità di crescita, il cervello riesce ad adattarsi ad essi per lungo tempo. Più è rapida la crescita meno si adatta e prima compaiono i sintomi (caso dei gliomi wt); più è lenta, più si adatta e i sintomi compaiono tardivamente (caso dei lower grade). Sintomi sono quindi modificazioni sottili del carattere e del comportamento (per modificazione della connettività), crisi epilettiche (sintomo di irritazione del cervello, che perde la capacità di compensazione), sintomi e segni neurologici (quando compare effetto massa, con cefalea, nausea, difficoltà di parola, di vista e di movimento).
L’intervento chirurgico con chemioterapia e radioterapia è il metodo di cura dei tumori celebrali più diffuso? È l’unica strada che si ha oggi a disposizione?
La terapia e la sua efficacia dipendono dalla natura biologica della neoplasia. I lower grade si giovano moltissimo della procedura chirurgica. Lo sviluppo delle tecniche di chirurgia oncologica funzionale (tecniche di brain mapping) ha consentito la rimozione della massa di gran parte delle ramificazioni del tumore entro l’apparente parenchima sano, e di mantenere allo stesso modo l’integrità funzionale del cervello. Questo ha permesso di raddoppiare la sopravvivenza rispetto agli approcci tradizionali basati sulla sola immagine e di trasformare in molti casi la malattia in una patologia cronica, associata al mantenimento di un’ottima qualità di vita (familiare e lavorativa). Nel caso dei tumori wt, le tecniche chirurgiche devono essere associate a radio e chemioterapia e a trattamenti combinati. L’evoluzione dei trattamenti ha portato allo sviluppo di trattamenti integrati, spesso combinati e ripetuti. Il risultato è stato un significativo prolungamento della sopravvivenza e dell’intervallo libero da malattia, con selezione di pazienti lungo sopravviventi.
La ricerca, sia al livello internazionale che italiano, sta lavorando molto per questo tipo di neoplasia, è così? Quali sono gli studi innovativi che si stanno svolgendo?
La ricerca è fondamentale e deve basarsi sullo sviluppo di trattamenti individualizzati. Individualizzare il trattamento significa selezionarlo e procedere con la sequenza sul singolo paziente e sul singolo tumore in quel paziente. Bisogna quindi guardare al paziente, il cui cervello è unico e differente da quello degli altri. Da questo punto di vista, le tecniche di brain mapping hanno consentito di approfondire le conoscenze del funzionamento del cervello, svelandone le connessioni e i meccanismi, consentendo quindi di adattare chirurgia e probabilmente anche radioterapia al livello di organizzazione del cervello del singolo individuo. Per questo, nel trattamento, l’apporto della psicologia e della neuropsicologia è diventato indispensabile. A livello del singolo tumore, le conoscenze molecolari hanno consentito di comprendere come vari trattamenti funzionino in modo differente a seconda del profilo molecolare del tumore, che quindi ha differenti sensibilità. Molto tuttavia è da fare sia sul piano delle neuroscienze (soprattutto cognitive) che delle conoscenze molecolari, in cui il problema della eterogeneità del tumore e dello sviluppo di resistenze ai trattamenti ha un grosso peso. Spesso poi, le conoscenze ottenute con i tumori del resto del corpo non sono applicabili a quelli del sistema nervoso. Esempio è la scarsa efficacia dei farmaci immunoterapici.
Come avviene la diagnosi di tumore celebrale? Qual è l’incidenza?
Dopo la diagnosi clinica, che avviene a seguito di crisi epilettiche o di sintomi neurologici, la diagnostica tradizionale prevede la Risonanza magnetica. Da ricordare, tuttavia, è la maggiore incidenza di diagnosi accidentali, in cui un tumore (generalmente piccolo) viene scoperto in occasione di un esame RM effettuato per altri motivi (trauma…). Accanto alla RM encefalo con contrasto, si stanno sviluppando metodiche di immagine biologica (vedi PET). Importante è poi il contributo della neuropsicologia, per capire come il tumore ha modificato l’equilibrio funzionale del cervello.
È possibile attivare delle misure di prevenzione?
Allo stato attuale non esistono misure di prevenzione per i tumori intrinseci. È stato proposto da un gruppo europeo (European Low grade glioma network) lo sviluppo di campagne di screening con RM tra la popolazione giovane, sulla base della evidenza che il trattamento precoce si associa ad una maggiore capacità di controllo a lungo termine.
Fiducia nella terapia e nella ricerca. Qual è il suo messaggio ai pazienti colpiti da tumore cerebrale?
La terapia e la ricerca sono strettamente associate. Stiamo facendo grossi passi in avanti sulla individuazione dei meccanismi di funzionamento e di organizzazione funzionale del cervello, che consentono di adattare il trattamento al singolo paziente (cervello) e di mantenere un’ottima qualità di vita. La ricerca sta facendo passi in avanti anche sulla comprensione dei meccanismi molecolari alla base dello sviluppo, della crescita e della risposta alla terapia. Molto è da fare, ma in questi anni si è assistito a un netto miglioramento del tempo libero dalla malattia, della qualità di vita e della sopravvivenza. Punto fondamentale è la multidisciplinarità e l’integrazione dei trattamenti.