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C’eravamo tanto amati…la separazione e gli effetti sulla salute
“Nel bene e nel male, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà, finché morte non ci separi”. Spesso la formula del matrimonio, con la quale i coniugi si giurano amore eterno, viene messa in discussione a causa di eventi che possono portare alla separazione della coppia, con delle ricadute sulla salute.
Secondo i dati Istat, relativi al 2015, su matrimoni, separazioni e divorzi, in Italia, seppur ci siano stati più matrimoni, circa 4.600 rispetto al 2014, si è verificato un aumento delle separazioni pari al 2,7% con un totale di 91.706 ed un consistente aumento del numero di divorzi, che ammontano a 82.469 (+57% sul 2014).
Perché questa tendenza? Quali sono le principali cause che spingono le coppie a dirsi addio? E quanto incide la separazione sulla salute?
Health Online ha intervistato Marianna De Cinque, avvocato matrimonialista di Roma e la Psicoterapeuta Sessuologo, Presidente dell’Associazione Italiana di Sessuologia Clinica, dott.ssa Marinella Cozzolino.
L’Istat ha rilevato che ci si sposa tra i 32 e i 35 anni, rispettivamente per donne e uomini, e la durata media delle nozze al momento della separazione è di 17 anni: gli uomini tornano single intorno ai 48 anni, mentre l’età per le donne è intorno ai 45 anni.
Avvocato De Cinque, ci si sposa di più ma ci sono anche più separazioni. Cosa sta succedendo rispetto al passato? Il 2015 è stato l’anno che ha visto l’introduzione del divorzio breve, questo è un elemento che ha influito?
“Sicuramente l’introduzione del ‘divorzio breve’ ha influito ed è questa la ragione di un così consistente aumento dei divorzi rispetto agli anni scorsi. I dati Istat, secondo i quali ci sono più matrimoni ma anche più separazioni, sono anche la conferma che oggi le coppie continuano a decidere di sposarsi, nonostante la paura dei conflitti e delle controversie. L’amore e la voglia di stabilità vincono ancora. Da non dimenticare e sottovalutare un altro importante elemento: oggi la donna ha acquisito una propria autonomia economica tale da consentirle di vivere e sostenersi da sola e non essere così più legata al marito per questioni finanziarie”.
Quali sono gli elementi principali che portano alla rottura? È vero che oggi in media un matrimonio dura dai 10 ai 17 anni?
“Secondo i dati Istat oggi in media un matrimonio dura 17 anni ed è un tempo abbastanza lungo. Molte coppie prima di chiedere la separazione, seppur vivano in un rapporto non più felice ed appagante, preferiscono aspettare che i figli raggiungano una maturità che li metta in grado di comprendere la decisione dei genitori. Gli elementi principali che portano ad una rottura del matrimonio, oltre all’inserimento nella coppia di un altro rapporto, sono la conduzione di vite parallele da parte di ognuno, il non avere più un progetto di vita comune, non condividere più gli stessi interessi e avere anche delle idee diverse riguardo l’educazione dei figli. Dal punto di vista sociale non c’è nessuna distinzione tra ricco e povero, fra persona colta o quella che non lo è, perché le sensazioni e il dolore che porta con sé il procedimento di separazione rende tutti uguali”.
Sulla base della sua esperienza, quando una coppia si rivolge a lei, tendenzialmente, lo fa subito dopo le prime incomprensioni o dopo aver tentano una riconciliazione?
“In linea generale c’è sempre un senso di responsabilità soprattutto se ci sono figli, anzi spesso la prole è la ragione che spinge a prendere tempo e non arrivare alla decisione di dirsi la fatidica frase ‘ognuno vada per la sua strada’. La separazione è un percorso complicato e doloroso molto di più di quanto si possa immaginare, per cui ci si rivolge all’avvocato matrimonialista dopo aver provato in ogni modo a salvare il matrimonio. Arrivare in tribunale è un atto estremo, un percorso dal quale, una volta intrapreso, è difficile tornare indietro per una serie di meccanismi e sofferenze che inevitabilmente si attivano”.
In generale, chi della coppia chiede la separazione?
“Ad attivare il processo di separazione sono di più le donne. Sulla base dei dati Istat relativi ad un’indagine del passato, 7 volte su 10 è la donna a chiedere la separazione, ma non necessariamente perché è la lei a voler lasciare il marito, ma perché sono le donne a prendere coraggio e mettere la parola fine ad una situazione non più sostenibile per la coppia”.
Quando ci sono i figli, in che modo si può gestire al meglio la separazione?
“I figli partecipano attivamente alla vita quotidiana dei genitori e pertanto ascoltano e osservano le lamentele e il dolore di uno o di entrambi e a loro volta cercano di difendersi. Purtroppo, ancora oggi il figlio paga un prezzo elevato nel conflitto genitoriale perché, anche in maniera inconsapevole, il genitore più fragile tende a tirare dentro il figlio nella sua situazione dolorosa. Le coppie devono fare uno sforzo per il bene dei figli, hanno il dovere di tenere a bada il sentimento di rabbia e delusione e di mettere realmente fuori dal conflitto coniugale la prole. Devono ricordarsi che anche se non sono più coppia saranno per tutta la vita genitori, pertanto dovranno affrontare delle situazioni e occasioni che li vedranno ancora insieme, come ad esempio un traguardo scolastico dei figli”.
Accordi chiari prima del sì: conti correnti, suddivisione delle spese del ménage famigliare come “medicina” indolore per evitare conseguenze non solo finanziarie, al momento della separazione. È così? Lei cosa suggerisce? Quali sono le ultime novità?
“Non c’è una ricetta ‘medica’ scritta, certo è che avere una suddivisione delle spese e un chiaro ménage famigliare aiuta a far quadrare i conti e a far sapere di cosa si ha bisogno nel momento in cui si avvia il procedimento di separazione.
Recentemente, una sentenza della Cassazione ha rivoluzionato il diritto di famiglia in merito al mantenimento dopo il divorzio. Sotto il profilo economico nella fase di separazione il coniuge economicamente più debole (in genere è la donna) percepisce l’assegno di mantenimento che è misurato in modo da garantire ‘lo stesso tenore di vita’ che la coppia aveva quando ancora stava insieme. Con la recentissima sentenza del maggio 2017- la 11504 – la Cassazione ha cambiato il parametro per stabilire il riconoscimento e la quantificazione dell’assegno divorzile all’ex coniuge, assegno che non più è calcolato sul tenore di vita, ma sull’autosufficienza del coniuge che lo richiede. L’assegno divorzile cioè potrà essere riconosciuto soltanto se chi lo richiede dimostri di non poter procurarsi i mezzi economici sufficienti al proprio mantenimento.
Alla luce di quanto detto, vorrei aggiungere un elemento importante: le persone non sono mai abbastanza preparate e non hanno la percezione sociale di quanto possa essere dolorosa e devastante, sotto tutti i punti di vista, la separazione prima di viverla. Il dirsi addio, qualunque sia il motivo per il quale si arrivati a questa decisione, cambia inevitabilmente l’assetto di vita”.
La rottura del matrimonio, consensuale o giudiziale, è comunque uno degli eventi più stressanti della vita ed è inevitabile che si verifichino delle ricadute sulla salute fisica e mentale.
Come non citare il caso della famosa attrice Angelina Jolie, Oscar nel 2000 come miglior attrice non protagonista per Ragazze Interrotte, che dopo la crisi e la separazione da Brad Pitt, con il quale è stata sposata per 12 anni, in un’intervista rilasciata a Vanity Fair, ha raccontato le sue sofferenze psicologiche e fisiche. “Lo scorso anno (2016 n.d.r.) è stato difficile a livello emotivo, e ho avuto anche altri problemi di salute (è stata vittima della paralisi di Bell che le ha danneggiato i nervi facciali n.d.r.). Faccio regolari controlli per assicurarmi che vada tutto bene. A volte sento come se il mio corpo avesse subito un duro colpo, ma cerco di sorridere tutte le volte che posso”. Il primo pensiero è stato per i figli, ne ha 6, per evitare di provocare loro delle sofferenze. “Non volevo – ha dichiarato – che i miei figli si preoccupassero per me. Penso che sia molto importante piangere sotto la doccia e non di fronte a loro. Devono sapere che tutto andrà bene anche quando noi non ne siamo sicuri”.
Oltre alle testimonianze di personaggi famosi, una tra tutte quella della coppia Pitt-Jolie, negli anni sono state condotte delle ricerche che hanno evidenziato quanto la separazione e il divorzio influiscano sul benessere psicologico, che a sua volta si ripercuote sul quello fisico.
“È stato dimostrato che i pensieri negativi e lo stress esercitano una grave azione di degrado sul corpo e sul funzionamento cerebrale, dato che i nostri pensieri ed emozioni riassemblano, riorganizzano e ricreano costantemente il nostro corpo”. John Hagelin (scrittore statunitense). Quindi, i pensieri negativi e lo stress esercitano una grave azione sul corpo e sul suo funzionamento. Prolungati stress emotivi tendono ad abbassare le difese immunitarie e predispongono quindi a patologie fisiche.
Secondo uno studio dell’Università di Chicago, la separazione fa male tanto da provocare depressione e anche danni fisici: le persone che si separano e/o divorziano soffrono di malattie croniche come il cancro e patologie cardiache – soprattutto gli uomini – mediamente il 20% in più rispetto a quanti non si sono mai sposati.
Dott.ssa Cozzolino, che ne pensa? Per mantenere uno buono stato di salute meglio single che separati?
“Direi di no. Rinunciare non è mai un bene. La nascita di un amore porta benefici incalcolabili ed uno stato di benessere non sostituibile. È naturale che proprio tutte queste sensazioni positive portino con la fine di una storia sensazioni di vuoto, di perdita ed un dolore profondo che sfiorano la depressione quando l’amore finisce. Il punto è che non sappiamo lasciarci. Non ci sono storie che finiscono bene se non quelle superficiali”.
Cosa succede quando una coppia “scoppia”? Il carico psicologico è maggiore per le donne?
“In una storia d’amore eterosessuale, un uomo cerca nella donna femminilità quindi grazia, dolcezza, sensibilità, accudimento in tutte le sue forme. La donna cerca nell’uomo protezione, in tutte le sue forme. Per la donna è più difficile risalire la china dopo la fine di una storia perché ricominciare a fidarsi e ad affidarsi sembra davvero impossibile”.
Lo stress emotivo è talmente elevato tanto da causare dei danni fisici?
“Si tratta di uno stress profondo che in molti casi non è dovuto solo all’abbandono, ma al tradimento. Si mescolano tante, troppe emozioni, tutte negative. C’è la mancanza, il senso di rifiuto, l’essere state appunto rifiutate quindi l’autostima che viene meno, la messa in discussione del dove si è sbagliato. Ci sono i ricordi, l’intimità condivisa, i segreti svelati, la paura di non riuscire ad innamorarsi di nuovo, la paura del futuro”.
I genitori dovranno combattere con una sofferenza inevitabile ed indescrivibile e il ruolo genitoriale viene messo a dura prova. Preservare i figli da preoccupazioni più grandi di loro è la priorità della coppia ed è anche un elemento in più che carica di stress gli ex coniugi? Quante Jolie piangono e soffrono da sole per evitare che i figli si carichino di pensieri che non gli appartengono?
“Molte, tante, ma anche tanti Pitt. Anche gli uomini soffrono molto per le separazioni, quando non sono loro a sceglierle e anche molti uomini si trovano nella condizione di dover supportare e difendere i figli. Quello dell’unicità della sofferenza è un diritto che noi donne non dobbiamo arrogarci”.
Secondo lei, qual è il modo più indolore possibile per far superare ai figli il momento di crisi dei genitori e consentire loro di trovare un giusto equilibrio?
“Molto dipende dall’età, più grandi sono, meglio è, ovviamente. E molto dipende da come si presenta loro la coppia e la separazione. Non escludo che, se nella coppia c’è un elemento fortemente negativo, malgrado l’amore, anche per i figli la separazione può essere una liberazione”.
Come reagiscono i figli di fronte alla separazione dei genitori? È un “segno” che si porteranno dietro per tutta la vita?
“Si, e aggiungo purtroppo. È una ferita più forte per loro che per gli adulti. I partner si possono cambiare, sono estranei. I genitori no, quelli sono unici e per sempre. I figli di fronte ad una separazione sono impotenti. Gli adulti hanno vie di sopravvivenza che i figli non hanno. Saranno dimezzati nelle loro certezze, nel senso di fiducia per quell’antica promessa implicita non mantenuta”.
Dottoressa cos’è l’amore? È possibile o no parlare di questo sentimento come qualcosa di eterno?
“Direi di no. L’amore è dinamico, non è statico. È di tutti, non è di uno. Si ama per desiderio ma anche e soprattutto per necessità. Abbiamo bisogno di amare per star bene. E di essere amati per sentirci vivi. Se nessuno ci ama, non siamo. Non abbiamo alcuna identità. Se non ci amano cercheremo di recuperare ma poi guarderemo altrove. Credere che sia eterno è una perversione, uno sconvolgimento dell’unica verità possibile sull’amore: è liquido, non solido. Eterno significherebbe, statico, acquisito, scontato, posseduto; nulla di tutto ciò è l’amore”.
Quando la promessa d’amore della vita viene infranta, fa male all’anima e al corpo. Non esiste una regola scritta, ognuno è mosso dai propri istinti e sentimenti incontrollabili. Da una parte essere una coppia, di fatto o unita in matrimonio, e dall’altra lo spettro della separazione ed entrambe inevitabilmente hanno delle ripercussioni sul benessere psico-fisico dell’essere umano. Intraprendere il percorso della separazione, di chiunque sia la colpa o la ragione, è un momento faticoso, sotto tutti i punti di vista, da superare.
“Chi desidera vedere l’arcobaleno, deve imparare ad amare la pioggia”. Paulo Coelho