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Chikungunya. L’Oms non esclude nuovi casi
Nei mesi scorsi finora si sono registrati 64 casi certi di Chikungunya nel Lazio e di questi 54 sono quelli che hanno residenza ad Anzio o che hanno soggiornato nei 15 giorni precedenti nella zona , 7 casi invece sono a Roma e 3 poco più distanti, a Latina. Il virus nei casi urbani viene trasmesso da zanzare della specie Aedes aegypti, la stessa che trasmette la febbre gialla e la dengue, da varie specie del genere Culex ma, soprattutto, dall’Aedes albopictus, ossia la zanzara Tigre).
I diversi casi di Chikungunya in queste settimane sono studiati dall’Organizzazione mondiale della sanità che rivolgendosi direttamente a coloro che intendono recarsi nelle aree dichiarate a rischio contagio ha raccomandato di proteggersi dalle zanzare. L’Oms, inoltre, non esclude ulteriori e futuri casi di contagio ed è per questa precisa ragione che ha pubblicato un documento sul suo sito, nella sezione ‘Emergencies response’. Esiste, si legge, “il rischio di una ulteriore trasmissione perché la zanzara Aedes Albopictus, la cosiddetta zanzara tigre, è ormai stanziale nel bacino del Mediterraneo. Il vettore ha dimostrato in passato la capacità di sostenere focolai di Chikungunya nel passato. L’area dove si sono verificati i casi è densamente popolata e molto turistica, soprattutto nei mesi estivi”.
Per chi viaggia in Italia, sottolinea il documento, è doveroso “evitare il contatto con le zanzare usando un abbigliamento corretto e i repellenti, la malattia si verifica di solito in Africa, Asia e Americhe, oltre che nel subcontinente indiano”. Soli dieci anni fa la trasmissione è stata documentata per la prima volta in Europa, in Emilia Romagna, con 217 casi accertati. Nel mese di luglio del 2007, infatti, il Ministero della Salute italiano aveva diramato un comunicato che confermava un’epidemia di Chikungunya. Si trattava del primissimo caso mai registrato in tutta Europa dall’individuazione del virus. In particolare interessava i paesi di Castiglione di Cervia e Castiglione di Ravenna, entrambi in provincia di Ravenna e presso il confine con la provincia di Forlì-Cesena e Bordighera. 130 i casi accertati, fra questi un anziano è deceduto, dopo un ricovero all’ospedale di Ravenna, con i sintomi ascrivibili alla malattia, ma non strettamente riconducibile al virus. Le prove di laboratorio hanno permesso di stabilire con certezza che si è trattato di Chikungunya trasmessa da Aedes albopictus, volgarmente conosciuta come zanzara tigre (vedi nei collegamenti esterni la documentazione a cura della Regione Emilia-Romagna). Tuttavia, il personale sanitario non esclude l’ipotesi che alcuni casi possano essersi diffusi per contagio interumano, in quanto un piccolo numero di contagiati aveva riferito di non avere subito (o quanto meno avvertito) punture della temibile zanzara. L’8 settembre del 2017, dopo circa 10 anni, il Ministero della Salute Italiano ha diramato un comunicato per un altro focolaio nei paesi di Anzio e Nettuno, nel Lazio. Dal Campidoglio, l’assessore all’Ambiente Pinuccia Montinari, rispondendo alle accuse della Regione che incolpava il Campidoglio di negligenza, ha ricordato che la bonifica dalla zanzara tigre é stata rallentata a causa dell’allerta meteo nella Capitale durante la seconda settimana di settembre, in quanto con il maltempo sarebbe stata inefficace, ed é stata rimandata di due giorni.