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Chirurgia plastica: il senso della bellezza oggi
L’espressione ‘Chirurgia plastica’ desta sempre molto interesse soprattutto tra le donne, categoria molto attratta dai ritocchi estetici. Seno, glutei, labbra, zigomi e naso, sono le parti del corpo più gettonate per il ritocco. Secondo un’indagine condotta dall’International Society of Aesthetic Plastic Surgery (ISAPS), che ha coinvolto circa 35.000 chirurghi plastici e ha analizzato i principali trattamenti estetici realizzati nel 2015, l’Italia risulta essere tra la top ten (nono posto con 418.760 interventi, l’1,9% del totale) dei paesi in cui viene eseguito il maggior numero di trattamenti estetici. Una persona su 10 viene dall’estero per farsi operare nel Bel Paese, in particolare dalla Russia, Romania e Svizzera.
L’intervento al seno è quello più richiesto. Il mondo dello showbiz è pieno di donne che hanno fatto ricorso al chirurgo plastico e ormai questo fenomeno in espansione è seguito anche da chi non calca i palcoscenici più famosi del mondo. Tra le 10 rifatte più famose del web c’è Lana Del Rey, cantante indie che ha voluto migliorare il profilo delle sue labbra grazie all’aiuto del bisturi. Pamela Anderson, continua a conquistare le copertine dei magazine internazionali dove è sempre visibile il suo continuo ricorso al chirurgo plastico. Anche Paris Hilton, l’ereditiera della famiglia Hilton, non ha saputo resistere alla tentazione del bisturi, tanto da sottoporsi ad intervento di rinoplastica per avere un naso più proporzionale al suo viso e ad un intervento al seno per aumentarlo di volume.
C’è chi non riesce proprio a fare a meno della mano chirurgica per cambiare aspetto tanto da diventarne dipendente. È il caso di Nicole Kidman che, alle prese con le iniezioni di botulino per bloccare le rughe sul viso, è dovuta ricorrere ad una cura per disintossicarsi dalla tossina botulinica. L’ex di Tom Cruise ha dichiarato di essere riuscita a uscire dal tunnel del botox ed essere finalmente serena e consapevole della sua bellezza.
La consapevolezza della propria bellezza è un concetto che oggi ha bisogno di essere rispolverato, come anche capire bene e modificare il cliché che non rende merito al valore e alla professionalità della chirurgia plastica. Di cosa parliamo, quindi, quando parliamo di chirurgia plastica? Che cosa vuol dire “bellezza” oggi?
Questi sono stati i temi centrali discussi nel corso del 65esimo Congresso Nazionale della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica – SICPRE – “Oltre l’idea Plastica” che si è svolto a Torino ed ha aperto le porte a tutti coloro, anche non addetti ai lavori, interessati all’argomento.
“Per la prima volta negli oltre 80 anni di storia della Società abbiamo deciso di dare il via al congresso con un incontro aperto a tutti. Oltre l’idea Plastica è stato concepito con due scopi: da un lato contribuire a modificare un cliché che davvero non rende merito alla Specialità, dall’altro, fornire ai cittadini una conoscenza in più, di fondamentale utilità dopo un tumore, ma forse ancor di più dopo un trauma: come l’esperienza del CTO ha ampiamente dimostrato, infatti, solo l’intervento sinergico di ortopedici e chirurghi plastici permette di salvare la funzionalità degli arti traumatizzati, rendendo possibile tornare a camminare e correre dopo incidenti anche gravissimi”. Le parole del dott. Fabrizio Malan, ex presidente di SICPRE 2016 e Direttore del reparto di Chirurgia Plastica presso il CTO Centro Traumatologico di Torino.
Dottor Malan, spesso alla parola chirurgia plastica corrisponde la ricerca di una bellezza perfetta, perché?
“Chirurgia plastica è ricerca del miglior equilibrio possibile tra forma, funzione e armonia, per il massimo benessere psico-fisico del paziente. È una Specialità che si arriva ad esercitare al termine di 5 anni di scuola di Specializzazione dopo la laurea in Medicina e Chirurgia e che accanto a una grande capacità tecnica richiede uguale tatto e finezza psicologica nella relazione col paziente, nella promozione di un’idea di bellezza non stereotipata e replicabile secondo i soliti cliché, ma piuttosto da intendersi come opera unica, in grado di esaltare l’individualità di ognuno”.
Si fa spesso confusione tra chirurgia estetica e plastica. Qual è la differenza?
“La chirurgia plastica “plasma” i tessuti e questo può avvenire a scopo ricostruttivo o a scopo estetico. Va da sé che la chirurgia ricostruttiva ha lo scopo più nobile di ridare forma e funzione dopo un intervento demolitivo, spesso per motivi oncologici, o dopo un trauma importante. Tuttavia bisogna chiarire che la chirurgia estetica non è la chirurgia del superfluo o della vanità. Può esserlo talvolta ma, spesso, permette a persone che soffrono di complessi legati al loro aspetto di acquisire sicurezza in se stesse e ad assumere un atteggiamento diverso verso di sé e quindi anche verso gli altri. Un brutto naso, delle orecchie marcatamente a sventola, un seno quasi assente, possono incidere negativamente sulla psiche di chi soffre per queste situazioni, e conseguentemente limitarne le potenzialità come persona”.
Oggi c’è un abuso della chirurgia plastica, come nel caso di molte donne del mondo dello spettacolo. In che modo frenare la dipendenza da bisturi? Le è mai capitato di dire di no ad una richiesta eccessiva?
“Le richieste eccessive o impercorribili sono in realtà piuttosto rare fra le pazienti moderne che sono in genere molto preparate ed informate (anche se non sempre le informazioni che si ricavano in rete sono scientificamente corrette), tuttavia in questi casi non mi limito a sconsigliare l’intervento, ma cerco di capire quale sia il motivo di richieste abnormi e di indirizzare verso un percorso di riflessione che permetta di rimodulare le proprie aspettative e i propri obiettivi”.
Si parla poco di chirurgia plastica come specialità post trauma. In che modo, secondo lei, è possibile modificare il cliché che non rende merito alla Specialità?
“Io capisco bene che la chirurgia estetica abbia un appeal maggiore perchè tratta di persone in salute che migliorano il loro aspetto eliminando difetti o esaltando delle qualità. L’argomento è più leggero, qualche volta pruriginoso e con uno spazio per il pettegolezzo, per cui non pretendo di cambiare questa percezione un po’ superficiale. Come specialista in chirurgia plastica e per tutto il tempo in cui sono stato Presidente della Società Italiana di Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica, ho cercato di far passare il messaggio che non è “solo” chirurgia estetica. La chirurgia plastica svolge un ruolo fondamentale nel risolvere problemi molto gravi e chi è ricoverato in un Reparto Ospedaliero di Chirurgia Plastica non sta certamente facendo un lifting, ma spesso lotta in un lungo percorso ricostruttivo allo scopo di ritornare a camminare o di attenuare i segni di un’esperienza terribile come quella di un tumore”.
Quali sono i suoi consigli?
“Per tutti coloro che si rivolgono a un chirurgo plastico, il consiglio è sempre quello di verificare che si tratti realmente di uno specialista. In Italia esistono molti medici che esercitano la chirurgia estetica senza essere specialisti. Bisogna ricordarsi che un intervento chirurgico, anche se a scopo estetico, deve essere eseguito da professionisti competenti in strutture adeguate. Purtroppo la Chirurgia non è una scienza esatta e i rischi possono esserci anche in interventi apparentemente banali, la scelta attenta del professionista e della struttura in cui opera non azzera i rischi, ma certamente li riduce di molto.
Infine, un consiglio che definirei più filosofico: ricordiamoci che lo scopo della chirurgia plastica estetica non è quello di stravolgere le caratteristiche di una persona, ma è quello di aiutare le persone ad avere un aspetto il più possibile corrispondente all’immagine che esse hanno di sé”.
La chirurgia plastica, quindi, non è solo una possibilità a disposizione di vanesi e narcisi alla ricerca della perfetta bellezza. Non è come sembra.