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Covid-19 in Italia: qual è la situazione? Il punto
Una possibile apertura della terza dose al personale scolastico, l’aumento dei casi con particolare riferimento a Trieste, il categorico no all’abolizione del green pass e la proroga dello stato di emergenza, sono i temi al centro del dibattito sulla situazione Covid-19 in Italia. Qual è la situazione e lo scenario in vista dell’arrivo di Natale?
Per il sottosegretario alla Salute Pier Paolo Sileri: “Vivremo un Natale libero. I casi continueranno a crescere ancora un po’. Grazie alla carta verde non subiremo restrizioni”. Il sottosegretario in una intervista al Corriere della Sera ha parlato di aprire al personale scolastico “una corsia preferenziale per ricevere la terza dose”.
“È stato fatto per i sanitari e come loro docenti e operatori delle scuole lavorano in ambienti a rischio, a contatto con i giovani che sotto i 12 anni non sono immunizzati in quanto non è ancora disponibile il vaccino per la loro età”. Quindi, Sileri, aggiungerebbe i dipendenti della scuola fra le categorie ad alta priorità “sempre rispettando però i sei mesi che devono intercorrere tra la seconda e la terza dose. Non c’è evidenza scientifica che sia necessario anticipare. Teniamo conto che gran parte del personale ha completato il ciclo in estate (il 90% con AstraZeneca) quindi c’è ancora un po’ di tempo. Una decisione non è stata presa, se ne sta discutendo”.
Sul rialzo dei casi, Sileri ha spiegato che “era previsto e le manifestazioni no vax di Trieste, dove si è avuta un’impennata di ricoveri, non hanno giovato. Sapevamo inoltre che i giovani under 20, che assorbono il 23% dei nuovi contagi, avrebbero rappresentato un margine di rischio. Oltre a prendere il virus lo portano a casa. Speriamo di avere al più presto il vaccino per questa fascia d’età che è stato appena sdoganato dalla FdA americana e non ancora dall’agenzia europea Ema. Ma è un andamento neppure lontanamente paragonabile a quello del Regno Unito”.
Aumento dei casi in Italia: c’è da preoccuparsi?
Per il direttore sanitario dell’Istituto Spallanzani di Roma, Francesco Vaia “L’aumento dei contagi da Covid-19 era prevedibile ma non c’è da allarmarsi: sta arrivando la stagione fredda, che favorisce la circolazione dei virus e la gente non usa più le mascherine”. Il direttore sanitario dello Spallanzani lancia un appello: “Bisogna incrementare le vaccinazioni e renderle obbligatorie per chi è a contatto con il pubblico”. “Quello che bisogna fare oggi – rileva Vaia – è spingere su due fasce di popolazione: soggetti fragili e anziani, ma anche su tutti i non vaccinati e gli immunizzati con una sola dose, che purtroppo sono tanti. Il governo deve compiere un’azione coraggiosa per prosciugare questo bacino e ampliare l’obbligo vaccinale a chiunque ricopre funzioni a contatto con il pubblico. E anche porre fine alla concezione del tampone come atto strategico per ottenere il green pass: il test è una fotografia del momento, non di ieri e non di domani. E non può surrogare il vaccino che, lo ripeto ancora, si è dimostrato un’arma efficace. È arrivato il momento di infliggere il colpo del ko al Covid”. Sulla eventualità di vaccinare i bambini Vaia ribadisce che “il mio non è scetticismo, il mio è realismo. Non vedo la necessità di proteggere una fascia anagrafica che non incide sulla curva epidemiologica.
Il caso Trieste
Se da una parte un aumento dei casi era prevedibile ma non c’è da preoccuparsi, dall’altra il caso di Trieste dove, secondo gli ultimi dati è stata superata la prima soglia del 10% dei posti letto occupati in terapia intensiva, tiene alta l’attenzione.
“L’aumento dei nuovi casi a Trieste è esponenziale”. Lo ha detto il responsabile task force sanitaria del gruppo di lavoro del Friuli-Venezia Giulia sull’ emergenza covid Fabio Barbone, in conferenza stampa con i vertici della Regione. A Trieste si evidenzia “il più grande focolaio della regione: 93 soggetti, partecipanti a manifestazioni no green pass. Un identikit ricavato dalle autodichiarazioni delle persone che si sono sottoposte a tampone e che hanno dichiarato, appunto, di aver partecipato a manifestazioni. Alcuni casi, ma si tratta di numeri minimali, sono di persone che per obbligo di lavoro hanno partecipato e hanno dovuto seguire le manifestazioni”, ha detto Barbone. “Si sale molto rapidamente e si scende molto lentamente”. Nell’ultima settimana in “provincia di Trieste si sono registrati 801 nuovi casi, il doppio della settimana precedente”. Questo “ha portato a un tasso di infezione di 350 casi per 100mila abitanti negli ultimi 7 giorni, poco meno del triplo rispetto al resto della regione. Il dato di incidenza ci fa tornare indietro alla primavera 2021 e all’autunno 2020”. Ora, “la variabile tempo è fondamentale”. “L’andamento nelle ultime 4 settimane è di progressivo aumento dei tassi di incidenza ma nell’ultima settimana in particolare c’è stato un ulteriore aggravamento della situazione”, ha spiegato Barbone. Un dato “di particolare preoccupazione” e che non si spiega soltanto con il fatto che “in Fvg si fanno più tamponi che altrove”. Il dato registrato stamani (riferimento al 1° novembre, n.d.r) ad esempio, “mostra ad oggi il superamento della prima soglia delle terapie intensive, cioè del 10% dei posti letto occupati: siamo a 18 in Fvg; comunque, ancora lontani dal superamento della soglia che determina il cambio del colore”.
Abolizione Green pass
Una delle richieste avanzate dal coordinamento ‘No Green pass’ di Trieste è l’abolizione del Green pass. “È prematuro parlare di un alleggerimento o addirittura dell’abolizione del green pass – ha spiegato Sileri – Per almeno tre ragioni: i casi sono in aumento. L’indice di trasmissibilità basato sui casi sintomatici è in aumento e quello basato sui ricoveri ospedalieri ha superato la soglia epidemica; gli over 50 completamente scoperti, senza neppure una dose sono 2 milioni 731 mila circa e non sono ottimista sul fatto di poterli recuperare, nonostante le campagne di sensibilizzazione. L’unica risorsa sono i medici di famiglia e la persuasione porta a porta”. E poi “è in corso la somministrazione delle terze dosi, appena cominciata. I richiami cosiddetti booster, a operatori sanitari e over 60 per intenderci, sono 1 milione e 305 mila circa. Quelle addizionali, a immunodepressi e fragili, 262 mila”.
Per il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa, intervenuto a Sabato24, su RaiNews24 l’abolizione del passaporto verde “non si può prendere in considerazione”. “È una richiesta per la quale non credo, da parte del governo, ci sia lo spazio perché possa essere presa in considerazione”. Così come non c’è lo spazio per “togliere l’obbligo vaccinale laddove il governo lo ha previsto per alcune categorie. Da parte nostra c’è la volontà di proseguire su questa strada”.
“I dati del nostro Paese – ha aggiunto Costa – fortunatamente, ci indicano che il percorso tracciato dal governo fino ad oggi ha portato a buoni risultati”.
Proroga stato di emergenza
In questi giorni si sta anche parlando della proroga dello stato di emergenza al 31 marzo 2022. “Io credo che 3 mesi di proroga siano ragionevoli. Parlo da medico, non da politico”. Le parole del sottosegretario alla Salute Pier Paolo Sileri a Quarta repubblica che sottolinea: “Dobbiamo procedere con le terze dosi. Una volta raggiunto il 90% delle persone vaccinate conteniamo l’avanzata del virus ma dobbiamo completare l’opera, cercando bene le varianti. Abbiamo già fatto tanta strada negli ultimi 6 mesi”. “Faremo una riflessione in fase più avanzata”, dice dal canto suo il sottosegretario alla Salute Andrea Costa, spiegando che “oggi l’obiettivo è aumentare il numero di vaccinati. Se dovesse rimanere un numero così importante di non vaccinati, è chiaro che sarebbe un elemento che incide”. “Al momento la proroga non è sul tavolo del ministero. Noi confidiamo di arrivare a quel 90 per cento di vaccini che ci permetterà di ridurne l’applicazione”.