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COVID-19, per gli italiani una vita 4.0, il web si allea alla medicina
L’appello è uno e valido per tutti: restare in casa. Fatta eccezione per le situazioni di emergenza, di natura lavorativa o per salute, il Governo ha esortato gli italiani a limitare il più possibile tutti gli spostamenti, persino una passeggiata all’aperto o l’attività motoria in parchi pubblici sono considerate superflue. Limitando tutte le uscite, sospendendo messe e cerimonie, chiudendo quasi tutte le attività commerciali, escluse alcune come i generi di prima necessità, buona parte delle attività si avvalgono di internet e della realtà 4.0. Lezioni scolastiche e universitarie online, webinar di lavoro e videochiamate con gli amici. Tuttavia anche la sanità ha aperto la sua finestra sul desktop dal momento che la salute digitale può fornire, soprattutto in un contesto emergenziale, un contributo importante nella comunicazione con i cittadini e i pazienti. Siti web, app e chatbot possono infatti rappresentare dei canali di comunicazione alternativi a quelli tradizionali – ad esempio i numeri verdi telefonici, molto spesso congestionati.
Il tema è stato affrontato dall’infettivologo Massimo Galli dell’ospedale Sacco ospite domenica 15 marzo a Che Tempo Che Fa: «Bisogna usare la telemedicina – ha chiarito l’esperto Galli – e raggiungere le famiglie nelle loro case, se non fisicamente, con il consiglio”. Sono tante le persone barricate nelle proprie abitazioni, impegnate a seguire le raccomandazioni governative di uscire il meno possibile, ma in uno stato di tensione perché presentano alcuni sintomi influenzali come febbre e tosse. Gli esperti epidemiologi hanno raccomandato di raggiungere telefonicamente il proprio medico di base, ma servirebbe il personale sanitario per poter osservare il paziente con i propri occhi, così da consentire una valutazione più accurata. Eventualità al momento del tutto esclusa considerando che il sistema sanitario nazionale è appesantito dall’emergenza in corso e che parte del personale sanitario è infetto. Come fare dunque?
L’utilizzo dei servizi online per cittadini dovrebbe garantire minore affluenza di utenti agli sportelli delle Asl. Per questa ragione alcune regioni, si pensi all’Emilia-Romagna, hanno dato vita a un accordo con le farmacie private e comunali tale da consentire la consegna dei farmaci a domicilio (nei casi di emergenza), oppure hanno dato indicazioni ai medici di medicina generale di fornire ai loro assistiti il Numero di Ricetta Elettronica (NRE) via SMS o WhatsApp, evitando così che questi debbano recarsi in ambulatorio per ritirare il promemoria cartaceo.
La diagnosi del Coronavirus può essere effettuata, oltre che con il tradizionale test dei tamponi, anche con dispositivi Lab-On-Chip, che diventano sempre di più uno strumento diagnostico estremamente utile per i medici. La valutazione delle TAC toraciche può essere accelerata e resa più precisa grazie a sistemi di intelligenza artificiale. I software di triage del pronto soccorso possono essere configurati in modo da integrare i protocolli clinici che sono previsti per la valutazione e la gestione dei pazienti in arrivo. La necessità di collaborazione tra e gli infettivologi può essere soddisfatta mediante software di condivisione e discussione di casi clinici e sistemi di tele-consulto. Per il monitoraggio dell’epidemia si adoperano sistemi di geo-referenzazione e modelli di analisi predittiva per valutare possibili scenari sulla diffusione del virus.
Per chi ha bisogno di informazioni generali su come comportarsi si riportano i numeri da contattare telefonicamente: 1500 è il numero di pubblica utilità a livello nazionale, mentre sul sito del ministero della Salute è stato pubblicato l’elenco di tutti i numeri regionali di riferimento. Il numero unico di emergenza 112 invece solo se strettamente necessario.