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Covid-19: per Oms la pandemia resta un’emergerza internazionale di sanità pubblica
Era il 31 gennaio 2020 quando il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, in una conferenza stampa, dichiarò che il Coronavirus era un’emergenza internazionale di sanità pubblica.
Dopo tre anni da tale dichiarazione il direttore generale, concordando con il parere offerto dal Comitato di emergenza per il Coronavirus, ha affermato che la pandemia da Covid-19 in corso “continua a costituire un’emergenza di sanità pubblica di interesse internazionale”. Tedros Adhanom Ghebreyesus, spiega l’Oms, riconosce l’opinione del Comitato secondo cui la pandemia di Covid-19 “è probabilmente in una fase di transizione e apprezza il consiglio del Comitato di affrontare con attenzione questa transizione e mitigare le potenziali conseguenze negative”.
Il Comitato di emergenza per il Coronavirus dell’Oms, spiega l’Organizzazione mondiale della sanità, ha riconosciuto che, sebbene i sottotipi di Omicron attualmente in circolazione a livello globale siano altamente trasmissibili, si è verificato un “disaccoppiamento” tra infezione e malattia grave rispetto alle precedenti varianti preoccupanti. Tuttavia, “il virus conserva la capacità di evolversi in nuove varianti con caratteristiche imprevedibili”. Il Comitato ha espresso pertanto la “necessità di migliorare la sorveglianza e la segnalazione di ricoveri e decessi per comprendere meglio l’attuale impatto sui sistemi sanitari”.
In Italia si registra un ulteriore discesa dei casi. Secondo il monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE, nella settimana 20-26 gennaio 2023, rispetto alla precedente, si è registrata una diminuzione dei nuovi casi (38.159 vs 51.888).
“I nuovi casi settimanali – dichiara Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE – si confermano in ulteriore calo (-26,5%): dai quasi 52 mila della settimana precedente scendono a quota 38 mila, con una media mobile a 7 giorni sopra i 5 mila casi al giorno”.
I nuovi casi diminuiscono in tutte le Regioni ad eccezione dell’Abruzzo (+4,4%): dal -9,4% della Provincia Autonoma di Bolzano al -46,9% del Molise. In 7 Province si registra un aumento dei nuovi casi: dal +1,4% di Piacenza al +71,4% di Chieti, mentre nelle restanti 100 Province si rileva una diminuzione dei nuovi casi (dal -2,8% di Lodi al -63,6% di Campobasso). In nessuna Provincia l’incidenza supera i 500 casi per 100.000 abitanti.
In calo, oltre ai casi attualmente positivi (251.970 vs 300.050), le persone in isolamento domiciliare (247.684 vs 294.820), i ricoveri con sintomi (4.081 vs 5.003) e le terapie intensive (205 vs 227), anche i nuovi vaccinati: nella settimana 20-26 gennaio calano i nuovi vaccinati: 679 rispetto ai 776 della settimana precedente (-12,5%).
Per quanto riguarda la quarta dose, secondo quanto riporta l’ultimo monitoraggio indipendente della Fondazione GIMBE, al 27 gennaio sono state somministrate 5.870.708 quarte dosi, con una media mobile di 7.201 somministrazioni al giorno, in calo rispetto alle 10.372 della scorsa settimana (-30,6%). In base alla platea ufficiale (n. 19.119.772 di cui 13.060.462 over 60, 3.990.080 fragili e immunocompromessi, 1.748.256 di personale sanitario e 320.974 di ospiti delle RSA che non ricadono nelle categorie precedenti), il tasso di copertura nazionale per le quarte dosi è del 30,7% con nette differenze regionali: dal 13,8% della Calabria al 44% del Piemonte.