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Covid-19: qual è la risposta immunitaria contro il virus?
Risponde Luca Simeoni, professore di immunologia presso l’Università di Magdeburgo
Italiano di origine e tedesco di adozione. Luca Simeoni, classe 1968, è nato a Valmontone, un paese alle porte di Roma e dopo una laurea in Biologia Molecolare e un Dottorato di ricerca in Biologia Umana, conseguiti presso il Dipartimento di Biotecnologie Cellulari ed Ematologia del Policlinico Umberto I di Roma, nel settembre del 2000 si è trasferito in Germania. “La scelta della Germania è stata in parte casuale. Terminati gli studi volevo intraprendere una carriera accademica e l’esperienza all’estero era un requisito importante. Galeotta fu la rivista scientifica Nature, è li che trovai un annuncio per un posto all’Università di Heidelberg, città della Germania sud-orientale. All’inizio ero un po’ scettico perché contemporaneamente si era aperta anche una posizione a Parigi. Allo stesso tempo però ero molto affascinato dal progetto tedesco sui topi Knockout per delle molecole che avevano una funzione importante nel sistema immunitario. Non volevo perdere tempo e soprattutto quel treno che mi avrebbe portato ad intraprendere un viaggio molto interessante sia dal punto di vista lavorativo che personale. Nel luglio del 2000 ho sostenuto il colloquio con l’Università di Heidelberg e a settembre mi sono trasferito. Dopo 6 mesi dal mio arrivo in territorio tedesco il ricercatore che mi aveva selezionato diventò professore a Magdeburgo e mi chiese di seguirlo”.
Da 3 anni Luca Simeoni è Professore di Immunologia alla Facoltà di Medicina dell’Università di Magdeburgo, capitale dello stato federale Sassonia-Anhalt. Sempre nello stesso ateneo è group leader per la ricerca sull’attivazione dei linfociti T fondamentali per la risposta immunitaria. Come tante persone emigrate dall’Italia all’estero per motivi di lavoro, sta vivendo l’emergenza pandemia nuovo Coronavirus da italiano trapiantato in una località diversa dal suo paese di origine.
“In Germania la situazione sta cambiando – racconta il professore in una video intervista pubblicata su The Journal of Italian Healthcare World, il magazine della piattaforma internazionale Italian Healthcare World (IHW) dedicata ai medici e professionisti sanitari italiani nel mondo e alla comunità italiana all’estero – si è passati in pochi giorni da una percezione di tranquillità a quella di allerta. Sono state chiuse le scuole e gli esercizi commerciali. La Germania è’ uno stato federale per cui le diverse regioni, i cosiddetti Länder, avendo un’ampia autonomia, hanno adottato in tempi diversi misure preventive e di contenimento per bloccare la diffusione del contagio da Covid19. In Sassonia -Anhalt, il Länder, dove vivo e lavoro si è proceduto al rilento forse perché il numero dei casi di infezione è modesto rispetto ad altri Länder come Nordreno-Vestfalia, Baviera e Baden-Wwurtemberg che sono stati pesantemente colpiti dal covid19”.
Il nuovo Coronavirus, conosciuto con il nome Covid19 ma denominato SARS-Cov-2 Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2 (nome assegnato dall’International Committee on Taxonomy of Viruses che si occupa della designazione e della denominazione dei virus, n.d.r.), è l’infezione responsabile dell’epidemia di polmonite che ha avuto origine nella città di Wuhan nella provincia di Hubei, in Cina. In soli 3 mesi il virus si è diffuso in tutto il mondo arrivando anche in Europa che “attualmente è l’epicentro della pandemia di Covid-19″.(cit.Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità). Ad oggi il totale dei casi nel mondo è pari a 549,127 (fonte: https://www.worldometers.info/coronavirus/#countries).
Covid19 è un virus nuovo per l’uomo del quale si sa poco, l’unica certezza è la sua velocità di contagio. Al momento, non essendo disponibili vaccini e terapie farmacologiche, la domanda è: come possiamo difenderci dal virus? “Seguendo tutte le raccomandazioni impartite dalle organizzazioni nazionali e internazionali, come: lavarsi spesso le mani, evitare luoghi affollati, mantenere distanze di sicurezza e non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani sporche” spiega Simeoni “Queste misure sono preventive e non ci rendono immuni. L’immunità potremmo averla solo con un vaccino che agisce contro il virus”.
In concomitanza con la pandemia Covid19, che sta mettendo in ginocchio la popolazione mondiale, la cooperazione internazionale sta lavorando nella sperimentazione di un vaccino contro il Covid19, “ma i tempi purtroppo sono lunghi – aggiunge Simeoni – secondo gli esperti del settore il vaccino non sarà disponibile prima di uno o due anni. Questo è dovuto anche al fatto che il vaccino necessita di una valutazione sia per la reale efficacia che per eventuali effetti collaterali. Il vaccino funziona sostanzialmente in questo modo: deve indurre la memoria immunologica, cioè deve insegnare ai linfociti a riconoscere il virus senza indurre la patologia”. Qual è la risposta immunitaria contro il virus? “Avviene su due fronti: da una parte ci sono i linfociti B che producono gli anticorpi con una funzione neutralizzante e che servono appunto per neutralizzare il virus e dall’altra ci sono i lifociti T che invece hanno una funzione citotossica cioè sono in grado di uccidere le cellule infettate dal virus e quindi agiscono contro la replicazione virale. Dopo che il virus è stato eliminato, una parte di questi linfociti persiste nel nostro corpo sotto forma di cellule della “memoria immunologica”, hanno memorizzato il virus e sono in grado di riconoscerlo ed eliminarlo molto rapidamente qualora il virus dovesse ripresentarsi”.
Al momento pare che la strada più breve per combattere il Covid19 sia quella farmacologica proprio perché, come specifica Simeoni, “I farmaci di cui si parla hanno completato tutte le fasi di sperimentazione e sono stati testati”.
È recente la notizia dell’autorizzazione da parte dell’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) per lo “studio di fase due” sul Tocilizumab, il farmaco biologico già in uso contro l’artrite reumatoide che ha dato risultati molto incoraggianti per quanto riguarda il trattamento del covid-19. “Annunciamo la sperimentazione del Tocilizumab, farmaco per artrite reumatoide; i dati preliminari sono promettenti”. A rilevarlo Nicola Magrini, direttore dell’Agenzia Italiana del Farmaco. Lo studio TOCIVID-19, promosso dall’Istituto nazionale per i tumori di Napoli, insieme all’Università di Modena, l’Irccs di Reggio Emilia e la Commissione tecnico scientifica di Aifa, ha come obiettivo “produrre dati scientificamente validi sul trattamento”.
In questa fase di pandemia, mentre la ricerca sta facendo passi in avanti per trovare una soluzione immediata contro il nemico invisibile, a noi il compito di “non farci prendere dal panico, ma essere prudenti soprattutto per le persone più a rischio come gli anziani e pazienti con malattie pregresse. Essere ottimisti che prima o poi questa drammatica situazione finirà”, conclude il professor Luca Simeoni.