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Dall’India una nuova variante covid-19, cosa ne pensano gli esperti
Si chiama Arturo la nuova variante da Covid-19 che in India sta facendo registrare un aumento dei casi. Si tratta dell’ultima versione ricombinata di Omicron “è un lignaggio con 3 mutazioni aggiuntive della Spike”.
Gli esperti hanno battezzato l’ultima variante ricombinante di Omicron, XBB.1.16, Arturo (Arcturus), come la gigante rossa che è la stella più luminosa della costellazione del Boote, la quarta più brillante del cielo.
Sebbene nel mondo continua il calo dei casi e dei morti di Covid, negli ultimi giorni tra Mediterraneo orientale e Sudest asiatico c’è una netta ripresa dei contagi con un boom in India. Il Paese alle prese con la variante Arturo (XBB.1.16) – ricombinante di Omicron finito sotto i riflettori anche sui social, tanto da meritarsi il nickname che rimanda a una delle stelle più luminose del firmamento – fa registrare un +251% casi in 28 giorni nell’ultimo bollettino diffuso dall’Organizzazione mondiale della sanità.
La nuova variante preoccupa gli esperti perché il nuovo picco di Covid che si sta registrando in India potrebbe essere imputabile alla sua presenza significativa rilevata. Il pediatra Vipin M. Vashishtha, ex coordinatore dell’Accademia indiana di pediatria e componente dell’iniziativa Vaccine Safety Net (Vsn) dell’Organizzazione mondiale della sanità, segnala in un tweet il primo caso intercettato in Cina e spiega che al momento il sottolignaggio è stato rilevato in 17 Paesi, compreso Canada e Singapore, per un totale di 474 isolamenti.
Per l’esperto va tenuta d’occhio la situazione indiana, per capire se questo mutante riesce a superare l’immunità di una popolazione che ha affrontato diverse varianti, da Centaurus a Kraken. L’attenzione nel Paese è alta dopo che per la prima volta nel 2023 si è arrivati a superare quota 1.100 casi giornalieri, anche se il trend di ricoveri e mortalità al momento non risulterebbe preoccupante secondo alcuni esperti locali.
Della variante Arturo si parla anche in un briefing tecnico dell’agenzia britannica Ukhsa (Uk Health Security Agency), che monitora eventuali “segnali” all’orizzonte. E fra quelli sotto i fari, per motivi che vanno dalla crescita relativa ai profili di mutazione di un certo tipo, viene citata anche XBB.1.16, insieme a XBB.1.9.1 (che sta rapidamente aumentando in proporzione e sembra essere l’unica con un significativo vantaggio di crescita rispetto a Kraken, pur nei piccoli numeri), e XBB.1.9.2. Per quanto riguarda Arturo, il rapporto britannico spiega che “è un lignaggio con 3 mutazioni aggiuntive della Spike, trovato sia nel Regno Unito che a livello internazionale”, pur essendo “il numero totale di campioni” ancora basso.
L’Oms ancora non cita XBB.1.16, almeno negli ultimi due aggiornamenti settimanali, ma segnala in generale l’elevato peso dei ricombinanti Omicron e della famiglia XBB, così come una quota crescente di sottolignaggi non assegnati. In India l’aumento dei casi di Covid arriva in un periodo in cui si sta segnalando anche una maggiore circolazione di influenza H3N2. Situazione per cui le autorità sanitarie del Paese invitano a sorveglianza e cautela.
Cosa ne pensano gli esperti italiani
Per Matteo Bassetti, direttore Malattie Infettive dell’ospedale San Martino di Genova, la nuova variante ribattezzata Arturo è “l’ennesima della galassia Omicron: un argomento per ‘scienziati’ da social o da bar. Nessuna variante Omicron ha finora aumentato patogenicità o gravità del Covid. Non lo sta facendo e non lo farà nemmeno Arturo. Basta parlare di varianti perché si rischia che la gente perda fiducia nella medicina. La pandemia è finita proprio grazie alla variante Omicron e ai vaccini”. “Continueremo ad avere nuove varianti soprattutto da Paesi come l’India dove, pur avendo vaccinato molto, hanno problemi di organizzazione e di sorveglianza – spiega Bassetti – Questo per dire che Arturo non sarà l’ultima, non è e non sarà un problema e credo sia meglio parlarne il meno possibile”.
Sulla nuova variante di Sars-CoV-2 è intervenuta a Adnkronos Salute anche Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano che suggerisce di aspettare, osservare e studiare il nuovo mutante prima di giudicare come poter agire. “Siamo in una fase in cui il virus ha deposto le armi – commenta – E quindi, presumibilmente, così come le ultime, anche le nuove varianti saranno sempre meno invasive dal punto di vista della patologia”. “Non dimentichiamo poi – sottolinea Gismondo – che la popolazione mondiale, tra vaccinazioni anti-Covid e infezioni naturali, ormai può contare su un bagaglio di anticorpi molto molto consistente, sicuramente idoneo a rispondere e a contrastare nuove varianti del virus”. In ogni caso “osserviamo, studiamo e dopo deduciamo”.
Per Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università Statale di Milano, la comparsa della variante ‘Arturo’ è “un’ennesima conferma dell’instabilità notevole del virus: una caratteristica per certi versi perfida, che ha permesso al Covid di fare quello che ha fatto e che, temo, ancora continuerà a fare”, proprio per questa capacità di sviluppare “nuove varianti in grado di schivare l’immunità (naturale o ibrida, da infezioni più vaccino) e di mantenere alta la circolazione virale”. Il virus circola e continuerà a farlo, precisa Pregliasco “anche se dal punto di vista della sanità pubblica la dimensione non sarà più quella dell’emergenza iniziale, bensì di una convivenza con il virus”. Un patogeno che, ripete Pregliasco, “produrrà ondulazioni con tendenza alla decrescita come quelle delle onde causate da un sasso in uno stagno”. Il fatto che prosegue “un’ampia circolazione del virus in alcune parti del mondo”, che interesserà le diverse zone del pianeta “a macchia di leopardo nel tempo”, conferma secondo il medico “la necessità di un monitoraggio virologico costante e continuo”.
Un invito a non allarmarsi arriva da Massimo Ciccozzi, responsabile Unità di statistica medica ed epidemiologia della Facoltà di Medicina e chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma, il quale afferma che “La variante ‘Arturo’ la stiamo studiando, ma quello che sta succedendo in India, con un aumento dei casi, da noi non accadrà. I dati sui contagi e sulle vaccinazioni che arrivano da quel Paese, ricordiamolo, sono parziali. Una nuova variante, ormai lo sappiamo, anche quest’ultima, oggi è come una ‘ondina’, può fare un piccolo picco ma non farà gli stessi danni in Europa rispetto all’India. Non credo ci possa impensierire”.