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Dramma umanitario ad Aleppo: mancano medicinali e strutture sanitarie
Ad Aleppo mancano i medicinali, c’è grande necessità di reperire i beni di prima necessità, indumenti e strutture che consentano a feriti, anziani, bambini e ammalati di essere curati nel massimo della serenità. È questo il continuo appello lanciato ormai da mesi dalle diverse Ong che operano sul luogo malgrado i bombardamenti non consentano l’ordinario svolgimento delle attività di ricerca e salvataggio. “Nel corso delle ultime ore hanno avuto luogo due operazioni umanitarie in cui ai civili del distretto di Al-Zahra di Aleppo e quelli del quartiere Al-Zagra di Homs sono stati distribuiti più di 1,7 tonnellate di aiuti umanitari comprendenti cibo, medicinali e materiale scolastico”. Si legge nel comunicato distribuito dal ministero della Difesa russo.
Il centro per la pacificazione ha inoltre precisato che nei distretti orientali di Aleppo continuano a funzionare i punti di distribuzione di cibi caldi e di generi di prima necessità. A cavallo tra il 2016 e le prime settimane del 2017, secondo quanto fanno sapere le agenzie Onu, sarebbero circa cinque milioni le persone che vivono in aree particolarmente difficili da raggiungere con l’assistenza umanitaria a causa degli scontri, dell’insicurezza e dell’accesso ristretto. Tra questi maggiore preoccupazione è dovuta alla nutrita presenza di bambini e adolescenti, circa 2mila, a rischio di malnutrizione, disidratazione, malattie infettive e ferite. “Tragicamente – informano dall’Organizzazione delle Nazioni Unite – molti bambini hanno conosciuto solo la guerra nelle loro giovani vite”. Per questo, oltre al cibo e alle medicine, i minori siriani hanno urgente bisogno di trattamento psicologico per superare i traumi della guerra. Un altro dramma è dovuto dalla mancanza di istruzione. Ci sono bambini, infatti, che dal 2011 – anno dell’inizio del sanguinoso conflitto – non ricevono una degna formazione, molti di loro non solo non sono mai stati in una scuola ma non hanno conosciuto neppure i genitori morti prima della loro nascita o poco dopo. Si tratta di un’infanzia perduta, rubata, costretta ad abbandonare i primi luoghi di nascita per avere la possibilità di crescere in piena tranquillità. Al momento un milione e mezzo di bambini siriani sono arrivati in Turchia dopo essere fuggiti dalla guerra.
La Turchia è il paese con il numero più alto di profughi al mondo. Dal 2012 ha accolto oltre 2,7 milioni di siriani in fuga dal conflitto. Secondo i dati forniti dall’Unicef, inoltre, il 54% dei profughi siriani è composto da minorenni (850mila in età scolastica, 500mila non hanno accesso all’istruzione). Dal 2013, invece, sono nati in Turchia oltre 200mila bambini e bambine siriane. L’Osservatorio Balcani Caucaso precisa che il regime di protezione temporanea applicato dal governo turco ai profughi siriani – che non possono godere dello statuto di rifugiato per una riserva geografica della Turchia alla Convenzione di Ginevra – seppur con una serie di problemi nella fase attuativa, assegna loro servizi sanitari gratuiti come pure l’accesso all’istruzione – iscrivendosi alle scuole statali o in uno dei 400 centri di educazione temporanei. A partire dal gennaio 2016 Ankara ha anche iniziato a distribuire permessi di lavoro, ma i cavilli burocratici rendono la procedura lenta e, per il momento, inefficace. Per la fine del 2016 risultavano avere ricevuto un permesso di lavoro solamente poco più di 10.200 siriani.
World Food Program, Unicef, Ocha (Ufficio dell’Onu per il coordinamento degli affari umanitari), Oms (Organizzazione mondiale della sanità) e Unchr (Agenzia Onu per i rifugiati) pongono l’accento proprio sui più piccoli, definiti a livello unanime come le vittime principali di questa guerra che è molto più tragica di tutti gli altri conflitti scoppiati dal 1950 ad oggi. Tutte le grandi associazioni internazionali sono inoltre sostenute dai campioni del mondo dello sport e da star dello spettacolo. L’ultimo a rivolgersi ai piccoli di Aleppo è stato il calciatore portoghese Cristiano Ronaldo che in un messaggio registrato in occasione di una sua donazione, di cui non è stato precisato l’importo, ha detto: “Io sono un giocatore ma i veri eroi siete voi”. Eroi sì, ma senza armatura.