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E-commerce e terzo settore. TrustMeUp, quando l’acquisto diventa donazione
Intervista al CEO e fondatore Angelo Fasola
Nel corso degli ultimi anni gli acquisti online sono cresciuti in modo significativo. Per molti questo incremento lo si deve alla svolta favorita dal primo lockdown, quando, a seguito dell’insorgere della pandemia, i consumatori costretti tra le quattro mura di casa hanno investito nell’e-commerce; altri invece ritengono sia un’evoluzione dettata dai tempi attuali, telematici, digitali, veloci. Si pensi solo che nel 2023 gli acquisti online su scala mondiale sono cresciuti del +8,9% rispetto al 2022 e che la crescita dell’e-commerce di prodotto è pari al +9% in Cina, al +9% negli USA e al +4% in Europa. In questo contesto in continuo movimento tutti i settori devono mostrarsi all’altezza del cambiamento per assicurarsi ottimi risultati e con lo scopo di rispondere alle esigenze dei nuovi consumatori, gli e-shopper. Una prima risposta è data da TrustMeUp, piattaforma web che trasforma gli acquisti online in donazioni, dando vita a una nuova frontiera dello shopping in un’ottica di responsabilità sociale condivisa. Alla base, ci spiega il CEO e fondatore Angelo Fasola, c’è la tecnologia Blockchain che protegge il consumatore/donatore da fake o truffe garantendo una assoluta trasparenza e tracciabilità delle operazioni.
Angelo Fasola, qual è la relazione che intercorre tra e-commerce ed enti no-profit?
TrustMeUp rappresenta un modello innovativo di raccolta fondi per il Terzo Settore che consente a tutti di comprare donando e, allo stesso tempo, offre alle aziende una proposta all’avanguardia di corporate social responsability. I consumatori che acquistano nel market place, dove ci sono centinaia di attività commerciali, hanno la possibilità di devolvere in beneficenza una parte dell’importo speso (mediamente il 15%) all’associazione prescelta in fase d’acquisto, secondo un modello definito “DonaComprando”; dall’altro lato, possono effettuare una donazione, per qualsiasi importo, a favore dell’ente non profit ‘preferito’, ricevendo in cambio degli sconti da utilizzare per altri acquisti online. Di fatto, TrustMeUp è l’unica piattaforma al mondo che si basa su due modelli che consentono di donare a costo zero.
Il tutto è reso possibile dalla tecnologia Blockchain. Di cosa si tratta?
La blockchain è un registro di contabilità condiviso e immutabile che rende più agevole il processo di registrazione delle transazioni e la tracciabilità degli asset in una rete commerciale. Si tratta della tecnologia posta alla base della piattaforma il cui nome in italiano diventa “Fidati di me un po’ di più”. Questo che cosa significa? Tutte le transazioni che avvengono in piattaforma vengono notificate in blockchain grazie a un codice registrato sulla ricevuta della donazione.
Il valore aggiunto di TrustMeUp è rappresentato dal sostegno che fornisce al mondo del Terzo settore. Come è nata l’idea di creare una ‘piattaforma solidale’?
Io mi occupo di volontariato da tutta la vita. Avevo 17 anni quando mi sono affacciato a questo mondo senza poterne più fare a meno. Nel 2018 tornando da un viaggio negli Stati Uniti ho condiviso con il mio socio, Carlo Carmine, la proposta di lavorare a un progetto basato proprio su questa tecnologia all’avanguardia. In questo modo abbiamo pensato di creare valore distribuendolo e consentendo ai consumatori/donatori di poter scegliere di fare acquisti presso un market place. Uno delle più grandi sfide che rallenta il mondo del no profit riguarda la vecchia logica delle donazioni. Le nuove generazioni, infatti, difficilmente ragionano con la stessa visione di qualche anno fa: sono molto più digitali e dunque si muovono su questo binario. Come si evince dai dati dell’Istituto Italiano della Donazione: annualmente oltre il 40% degli enti stima di chiudere con una diminuzione delle entrate. Tuttavia, una nuova speranza la danno i canali digitali: per oltre il 28% le donazioni online sono aumentate o rimaste stabili. Da tempo il mondo del no profit si interroga su come portare avanti programmi di fundraising digitali. La transizione digitale è un dato di fatto consolidato: noi abbiamo interpretato questo passaggio generazionale abbinato al concetto di bilancio di sostenibilità da parte delle aziende.
A questo punto si fa largo il concetto del “dona-comprando”, è così?
Esattamente. Al giorno d’oggi tutti vogliono fare del bene ma forte è il timore di essere truffati. Lo abbiamo visto di recente quando i riflettori si sono accesi sulle modalità in cui si fanno le donazioni a cui ha fatto seguito la decisione del Governo di introdurre una norma sulla trasparenza della beneficenza. Da noi c’è massima trasparenza. Il primo incentivo per donare con TrustMeUp è dato dalla possibilità di supportare più progetti a costo zero. Ci distinguiamo però anche per la tracciabilità e la trasparenza che siamo garantiamo grazie alla tecnologia blockchain.
Pertanto, facendo sintesi di quanto fin qui detto: i dati dimostrano che il settore dell’e-commerce è in fase di espansione, mentre, il no-profit deve individuare nuovi solidi e sicuri modelli operativi. TrustMeUp rappresenta una risposta a questo gap ma anche alla nuova generazione di utenti che si muovono online, e alle aziende che in questo modo possono promuovere campagne a sostegno delle associazioni condividendole con i propri clienti, dipendenti, e stakeholder.
Sostenuti da associazioni che operano a livello mondiale come Telethon, City Angels, Sos Villaggio dei bambini e Oxfam Italia, da qualche tempo avete deciso di aderire al progetto Banca delle Visite.
È stato un incontro del tutto casuale, nato dall’intuizione di un giornalista che mi ha contattato illustrandomi questa realtà caratterizzata da persone dal cuore grande, elemento indispensabile per poter fare realmente del bene. Banca delle visite ha tutte le caratteristiche per dare un contributo a livello di impatto sociale a tutte quelle famiglie che vivono in condizioni di fragilità, permanente o temporanea e che a causa di questo devono rinunciare a una visita medica. Questi professionisti aiutano le persone che non possono permettersi una prestazione specialistica a pagamento o hanno difficoltà di spostamento per effettuare la visita o l’esame medico di cui hanno bisogno, grazie al supporto della rete solidale e delle donazioni raccolte. Noi abbiamo deciso di collaborare con il circuito solidale della Fondazione anche sulla base delle due visioni che sono, tra loro, molto affini.