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E-Health, Italia tra gli ultimi Paesi in Europa ma con un progetto nelle tasche dell’Emilia-Romagna che pone al centro il paziente
Con il diffondersi dell’emergenza nuovo Coronavirus, dapprima nel continente asiatico – nello specifico in Cina – e poco più tardi in altri Paesi del mondo, Italia compresa, si è parlato sempre di più del rapporto tra medico e paziente e dell’ausilio che l’intelligenza artificiale può fornire in situazioni come quella diffusasi a livello globale nel corso delle prime settimane del 2020. In parallelo, è stata l’Italia la prima della classe in termini di E-Health grazie all’Ospedale San Raffaele di Milano, dove il professor Matteo Trimarchi, otorinolaringoiatra dell’Irccs Ospedale San Raffaele, che, grazie alla connessione 5G di una postazione chirurgica, ha effettuato un intervento di microchirurgia laser operando direttamente dall’headquarter di Vodafone, che si trova dall’altra parte della città. Il pubblico, riunito in occasione del 5G Healthcare – Vodafone Conference & Experience Day che si è tenuto al Vodafone Village, ha assistito all’operazione – eseguita su un modello di laringe sintetica – grazie a un maxi schermo.
Non è un caso che, come anche confermato dalle ultime ricerche di mercato e dai dati elaborati da una ricerca del Mit Technology Review Insights e di GE Healthcare (la divisione medicale di General Electric), l’uso dell’intelligenza artificiale nella relazione tra medico e paziente consentirà di risparmiare fino a due terzi del tempo speso in burocrazia e analisi dei dati, dando così più spazio alla relazione umana. “Oggi l’intelligenza artificiale viene impiegata su una scala tale – ha commentato Antonio Spera, presidente e ad di GE Healthcare Italia – da permetterci di passare dalle speculazioni sul suo potenziale per l’assistenza sanitaria al suo monitoraggio. Stiamo già cominciando a vederne gli effetti progressivi: l’intelligenza artificiale non è soltanto in grado di incrementare l’efficienza dei processi ma anche di trasformare l’esperienza dei professionisti del settore sanitario e dei loro pazienti. Dall’aumento del tempo che il personale clinico può trascorrere coi pazienti all’avanzamento delle terapie personalizzate, le tendenze emergenti sono molto incoraggianti e crediamo che siano soltanto la punta dell’iceberg dell’impatto che la tecnologia intelligente avrà sulle nostre vite”. Tuttavia, nonostante i benefici assicurati anche in relazione al rapporto costi-benefici, l’e-Health in Italia non è – per così dire – ancora tra i trend topic del momento. Il Belpaese infatti, pur godendo di un’ottima posizione in Europa grazie all’efficiente sistema sanitario nazionale, in termini di salute a portata di clic conquista solo la ventesima posizione nella classifica europea relativa al livello di digitalizzazione dei servizi sanitari, nettamente al di sotto dei principali Stati Ue. Ottengono il podio invece Danimarca, Olanda e Finlandia. La Spagna compare fra i top performer al sesto posto della classifica, la Germania è undicesima, la Francia quindicesima. Ultime della classe Romania, Polonia e Bulgaria.
Ma cosa rallenta la crescita dell’Italia in questo settore? Stando infatti alla stessa elaborazione del Mit Technology Review Insights e di GE Healthcare, le criticità sono dovute principalmente alla frammentazione delle competenze in materia tra i diversi livelli di governo coinvolti e le regioni. Difatti, da tempi di dantesca memoria, l’Italia per sua natura è la terra delle logiche territoriali, poco unitarie. Oggi dunque risulta quanto mai necessario spogliarsi delle logiche provinciali e di corto respiro per mettersi al pari con gli altri Stati europei, non solo in riferimento all’ambito sanitario e della salute ma anche in relazione alla pubblica amministrazione italiana e non meno al tessuto delle imprese.
Viaggiando per l’Italia poi, vera locomotiva in questo ambito è l’Emilia-Romagna, regione in cui la tecnologia si sta affermando in modo consistente nel polo sanitario, diventando efficacemente un canale fondamentale in un’ottica di organizzazione sanitaria verso l’interno, e dunque nel dialogo/confronto tra i professionisti del settore, e verso l’esterno, per quanto riguarda la cura del paziente. La Regione è al lavoro su un progetto – nel settore salute mentale – che potrebbe rappresentare una svolta decisiva nel panorama della Sanità 4.0 italiana. Il tutto ha preso avvio nel 2016, quando la Regione ha presentato il progetto di una “Cartella socio-sanitaria informatizzata unica regionale dei Servizi del DSM-DP”, che include le attività della Salute mentale adulti, Dipendenze
patologiche, Neuropsichiatria infanzia adolescenza, Psicologia clinica e Servizi Tutela minori delle AUSL. Nel giro degli ultimi anni, esperti del DSM-DP, nei settori ICT, programmazione, farmaceutica e medicina legale hanno collaborato e fornito indicazioni sulla progettazione della cartella clinica attualmente in fase di test all’AUSL di Imola. I primi risultati sono stati l’integrazione dei servizi, l’utilizzo di nomenclatori condivisi, l’uso di testistica per le attività di outcome e assessment. L’aspetto catalizzatore dell’intero progetto è aver definito la centralità dell’assistito nel processo di cura, attraverso la cooperazione dei diversi servizi, pubblici o privati, che intervengono in relazione alle proprie competenze.