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Eccellenza sanitaria in Italia: arriva la Rete del Trapianto Autologo delle Cellule Staminali

28 Luglio 2018

Il sistema sanitario emiliano-romagnolo non ha di che invidiare alle altre regioni italiane. Esso infatti è tra i primi in Italia per capacità di investimenti nella ricerca e per innovazione. A dimostrazione di questa peculiarità un’altra eccellenza viene a completare il quadro della sanità romagnola. Nell’ambito della preesistente Rete oncologica è nata la “Rete del trapianto autologo (ossia dove donatore e ricevente sono la stessa persona) di cellule staminali della Romagna”, che raccoglie i centri oncologici ed ematologici della Ausl Romagna, e dell’Irccs “Irst” di Meldola. “Una rete metropolitana Romagnola – dichiara il direttore sanitario dell’ Ausl Stefano Busetti – unica nel nostro paese che vede confluire in un unico progetto le esperienze e le conoscenze a livello ematologico-oncologico dei professionisti che operano all’interno delle strutture sanitarie di Cesena, Rimini, Ravenna. Il centro Ausl di Pievesestina sarà il laboratorio processuale per le cellule staminali grazie alla sua Officina Trasfusionale e di conservazione Criogena”. La rete si pone il fine di porre al centro di tutto la persona e la cura del paziente, rammenta il dottor Francesco Lanza, direttore dell’Unità Operativa di Ematologia di Ravenna posto alla guida delle rete clinico-assistenziale.

Professore un’ennesima soddisfazione per un sistema sanitario eccellente?

Senza dubbio. È un’ulteriore dimostrazione che quando si crea una rete e quando si fa sistema tutto è possibile. Il quadro socio-sanitario è sempre molto importante perché al centro oltre all’innovazione delle tecniche e delle strumentazioni mediche ci sono le persone alle quali dobbiamo garantire l’omogeneità della cura, alte qualità e sicurezza.

Quale scopo si propone di avere questa Rete oncologica?

Oltre a quello già spiegato, con essa si intende promuovere l’organizzazione e la gestione clinica delle patologie onco-ematologiche, ma anche favorire e sostenere progetti di ricerca nell’ambito di tutte le malattie onco-ematologiche, collegando l’attività clinica con quella della ricerca.

Quando e come è stata pensata questa Rete?

Non c’è una data precisa in cui la Rete viene istituita. Da anni l’Ausl della Romagna cerca di lottare contro il cancro. La Rete oncologica romagnola si inserisce all’interno del Programma Trapianto nato nel 2005 e che riguarda una popolazione composta da 1 milione e 100 mila abitanti. Le unità di ematologia di Ravenna e Rimini, le unità di ematologia e di trapianti oncologici (tumori solidi) dell’Irccs/Irst di Meldola, i servizi Trasfusionale A.USL e il laboratorio di processazione delle cellule di Pievesestina a Cesena si integrano per fornire al paziente una continuità del percorso clinico-sanitario e per una maggiore omogeneità della cura indipendentemente dalla struttura di riferimento.

Uno dei primi esempi è la Rete del Trapianto Autologo di cellule staminali?

Esattamente. Essa interessa ad oggi 30/35 persone a Centro per un totale nell’arco di un anno di circa 100 interventi. Tutto avviene nell’ambito di un unico Programma riconosciuto dal Centro nazionale sangue, dal Centro nazionale trapianto e dagli enti internazionali. Questo modello però funzionerà solo se assolverà a una serie di obiettivi: l’efficacia assistenziale nei confronti dei pazienti, a cui va assicurata la qualità della cura e la sicurezza, la garanzia di equità del trattamento in tutti gli ambiti territoriali della Romagna e la garanzia che all’interno di una rete di queste dimensioni possa essere agevolata la ricerca.

Perché il centro di Cesena assume centralità in questa rete?

L’officina di Pievesestina a Cesena è un laboratorio di processazione delle cellule. È un laboratorio adibito ad accettazione, controlli di qualità e programmazione delle attività. Al suo interno è presente un locale per la criopreservazione, provvisto di tre congelatori ad azoto a discesa programmata della temperatura.

Che cosa intende?

Sono delle cellette in cui vengono congelate per un massimo di dieci anni le cellule staminali fino a quando non c’è la richiesta di trapianto. A quel punto vengono scongelate. A tal proposito a breve acquisiremo un macchinario che rimuoverà dalla cellule staminali la sostanza che utilizziamo per congelarle tale da rendere meno tossiche del passato. Il trapianto di cellule staminali ematopoietiche consiste nella reinfusione delle cellule del paziente in grado di determinare una rigenerazione del midollo osseo.  

Infine, anche in questo caso l’informatica fa la sua parte. Non è così?

Fondamentale è la creazione di un software che renderà possibile la stesura di una cartella clinica informatizzata la quale andrà a favorire il lavoro dell’equipe medica che prenderà in cura il paziente. Questa cartella sarà un anello che unirà le unità dell’A.USL e l’Irst. Gli obiettivi del gestionale saranno la tempestività della richiesta, la completezza dei dati trasmessi e la loro trasmissione in tempo reale.

 

Tags: cellule staminali, dottor Francesco Lanza, emilia-romagna, trapianti
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Alessandro Notarnicola
Alessandro Notarnicola
Mi occupo di giornalismo e critica cinematografica. Dopo la laurea in Lettere e Filosofia nel 2013, nel 2016 ho conseguito la Laurea Magistrale in "Editoria e Scrittura". Da qualche anno mi sono concentrato sull'attività della Santa Sede e sui principali eventi che coinvolgono la Chiesa cattolica in Italia e nel mondo intero.

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