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Elezioni 2018. L’obbligo vaccinale funziona?
Quando in Italia soffia il caldo e sabbioso vento della campagna elettorale le diverse parti che concorrono alla coppa dell’Esecutivo ne promettono di ogni per accattivarsi la fetta più grande della torta degli elettori. Tra le promesse che affollano in questi giorni l’agone politico ve ne è una particolare che riguarda il tanto discusso obbligo vaccinale. Questa new entry la si deve principalmente al leader della Lega, Matteo Salvini, il quale in un tweet ha fatto sapere che una volta saliti al governo saranno cancellate le norme Lorenzin. “Vaccini si’, obbligo no”, e dato che ci siamo sarà anche abolita “la tassa assurda sulle sigarette elettroniche”.
Dichiarazioni 3.0 che non hanno lasciato indifferente il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, la quale ha accostato il populismo della Lega a quello del Movimento 5 Stelle. “La Lega gioca, per qualche voto in più, sulla salute degli italiani, sulla salute dei nostri figli, rischiando di continuare a perorare una causa no vax che mette seriamente a rischio le campagne di informazione scientifiche e sanitarie. L’Italia va vaccinata dagli incompetenti”. Così il ministro Lorenzin, leader di Civica popolare, ha concluso. Un botta e risposta elettorale che però ha indotto molti italiani a porsi un interrogativo non da poco. L’obbligo vaccinale funziona?
Nel Mondo. Nel 2016 il Senato dello Stato della California ha approvato una legge che restringe notevolmente le possibilità di iscrivere un bambino al primo anno di scuola elementare se la famiglia o i tutori dello stesso non hanno provveduto a completare le vaccinazioni contro il morbillo. Fino ad allora le famiglie potevano ottenere un’esenzione per ragioni personali di varia natura, dalla causa religiosa ai semplici timori dovuti alla medicina, o iscrivere i propri figli a scuola garantendo che presto avrebbero concluso le pratiche della vaccinazione. Come risultato la distribuzione dei tassi locali di vaccinazione era tale che nel 2014 il 70% dei bambini al primo anno di scuola viveva in contee con un tasso di vaccinazione sotto il 95% (l’immunità di gregge per il morbillo si raggiunge con tassi di vaccinazione tra il 90% e il 95%). Nel 2016 le cose sono mutate e così il 97% dei bambini vive in contee con tassi di vaccinazione superiori al 95%. Forse la legge non ha fatto cambiare idea a coloro che si opponevano o erano esitanti nei confronti dei vaccini, ma di certo ha modificato i loro comportamenti.
In Europa. In Francia, invece, dal 1° gennaio 2018 sono obbligatori 11 vaccini, al fine dell’iscrizione a scuola. Con questa nuova legge, che porta il nome del ministro della Salute Agnès Buzyn, la Francia diventa lo Stato europeo con il maggior numero di vaccinazioni obbligatorie, nonostante l’opposizione dei gruppi contro i vaccini sia considerevole.
Italia. Da noi, a tre mesi dall’introduzione dell’obbligo vaccinale per l’iscrizione a scuola, i risultati sembrano prevedere che – elezioni a parte – il successo ci sia e che la risposta sia positiva: dati alla mano, il 30% dei bambini nati tra il 2011 e il 2015 che non erano stati vaccinati sono stati immunizzati. Segno che “la legge è uno strumento potente a disposizione degli Stati per arginare la diffusione di malattie infettive prevenibili”, come sostenuto dai tre autori italiani dell’editoriale pubblicato sulla rivista The Lancet Infectious Diseases: Carlo Signorelli, Anna Odone (Università Vita-Salute San Raffaele di Milano) e Stefania Iannazzo (ministero della Salute). Tra i mesi di giugno e ottobre, inoltre, si assesta un aumento dell’1% per l’esavalente (che protegge da difterite, tetano, pertosse acellulare, poliomielite, epatite B ed haemophilus influenzae di tipo B) e del 2,9% per il vaccino Mpr (che protegge da morbillo, parotite e rosolia). Il recupero dei bambini non vaccinati è stato così del 29,8%. Questi dati nel complesso rivelano che quasi un bambino su tre di quelli che non erano ancora vaccinati ha eseguito la profilassi prevista per la sua età e per l’iscrizione al nido, alla scuola materna o primaria.