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Epatite C: negli USA è stato presentato uno studio made in Italy per combattere l’infezione

6 Febbraio 2016
Epatite c

In Italia il virus HCV è la prima causa, con stime che attestano una percentuale oltre il 60-70%, di cirrosi epatica, di epatocarcinoma e di trapianto epatico.

Gli studi di popolazione e le stime basate su modelli matematici indicano che la prevalenza di soggetti anti-HCV positivi in Italia è circa al 3% e i soggetti infetti, invece, intorno a 1.600.000 di cui 230.000 avrebbero una cirrosi epatica e l’infezione cronica da HCV sarebbe responsabile di circa 10.000 decessi all’anno. La prevalenza d’infezione da HCV in Italia è correlata fortemente all’età secondo un “effetto coorte”, raggiunge cioè punte particolarmente elevate nella popolazione anziana di alcune regioni del sud Italia.

Negli ultimi due decenni si sono verificati importanti cambiamenti nell’epidemiologia dei virus epatici, in gran parte dovuti ai cambiamenti socio-economici del nostro Paese, alla vaccinazione anti-epatite B dei nuovi nati e degli adolescenti, allo screening dei donatori di sangue per HCV, ma anche grazie alla campagna condotta per contrastare la diffusione dell’HIV.

Epatite cIn particolare, l’epidemiologia dell’epatite C in Italia è cambiata con una progressiva diminuzione dell’incidenza dovuta agli stessi fattori che hanno contribuito alla diminuzione dell’epatite B in epoca pre-vaccinale (migliorate condizioni igieniche e socio-economiche, riduzione della dimensione dei nuclei familiari e quindi della circolazione intra-familiare dei virus, maggiore conoscenza sulle vie di trasmissione e migliore prevenzione con l’introduzione di misure quali lo screening del sangue, adozione di precauzioni universali, prima fra tutte l’abbandono dell’uso di siringhe non monouso, campagna educativa sull’infezione da HIV le cui modalità di trasmissione sono comuni ai virus HBV e HCV).

Nel 2010 l’incidenza di nuovi casi di epatite da HCV è stata di 0,2 per 100.000 ed è rimasta invariata anche negli anni successivi. Oggi i soggetti che sviluppano epatite C sono soprattutto maschi. La fascia d’età maggiormente interessata rimane comunque sempre quella tra i 15 e i 24 anni.

I maggiori fattori di rischio sono gli interventi chirurgici, l’esposizione percutanea in corso di trattamenti cosmetici (piercing,tatuaggi), l’attività sessuale promiscua e l’uso di droghe per via endovenosa.

Da un punto di vista clinico, l’HCV rappresenta a livello nazionale la causa più importante di epatopatia, in quanto è riscontrabile nel 62% delle epatiti croniche e nel 73% degli epatocarcinomi. In particolare, sulla base delle evidenze epidemiologiche raccolte, è stato stimato che, a seguito di un’ipotetica eradicazione dell’infezione da HCV nel nostro Paese, l’incidenza dell’epatocarcinoma potrebbe ridursi del 44%.

Un ulteriore passo avanti nella battaglia per combattere l’infezione da virus dell’epatite C è stato fatto dal Centro di Malattie infettive dell’Azienda sanitaria di Firenze, diretto dal dottor Francesco Mazzotta che recentemente negli Stati Uniti ha presentato i risultati di due importanti studi su una nuova associazione di farmaci per il trattamento di tutti i genotipi del virus dell’epatite C (HCV).

Alle due ricerche hanno partecipato prestigiosi Centri internazionali di cui solo due italiani, uno dei quali appunto quello fiorentino. I lavori sono stati presentati al “The Liver Meeting 2015” dell’Associazione americana per lo studio delle malattie del fegato (AASLD).

Health Online ha contattato il dottor Pierluigi Blanc, Dirigente di 1° livello della UO Malattie Infettive-Ospedale S. Maria Annunziata-ASL 10- Firenze, per saperne di più.

Dottor Blanc, la vostra equipe ha partecipato a due studi internazionali molto importanti. Quali sono stati i risultati?
“I due studi a cui abbiamo avuto l’onore di partecipare (solo un altro Centro Italiano insieme al nostro è stato prescelto per tali studi) appartengono a quelli denominati Astral (ditta promotrice Gilead). Per la prima volta si è voluto verificare l’efficacia di una nuova combinazione di farmaci (sofosbuvir+velpatasvir) su tutti i genotipi di HCV (1,2,3,4,5,6).

Sono stati inclusi più di 1000 pazienti naive e non responder a precedenti trattamenti e una parte di essi presentava una condizione di malattia avanzata con cirrosi compensata.

I risultati sono stati recentissimamente pubblicati sulla prestigiosa rivista The New England Journal of Medicine. La risposta completa con eradicazione dell’infezione è stata ottenuta nel 95-99% dei casi. Il nostro Centro ha partecipato agli studi Astral 1 (rivolto ai pazienti di genotipo 1) e Astral 3 (rivolto ai pazienti di genotipo 3).

I risultati sono stati in sintonia con quelli pubblicati e, soprattutto, non è stato riscontrato alcun effetto indesiderato maggiore.”

Quali sono i progetti per il futuro?
“Il lavoro ha confermato che l’avvento dei nuovi farmaci ad azione antivirale diretta (DAA) ha rappresentato una svolta epocale nella lotta contro il virus HCV. Alle varie combinazioni attualmente disponibili presto si aggiungeranno nuove molecole che amplieranno ulteriormente le possibilità di successo nei confronti dell’infezione da HCV. In questo scenario, l’ipotesi di arrivare a una eradicazione del virus non rappresenta più un’utopia. L’unico problema è rappresentato dai costi che, al momento, impediscono un libero accesso di tutti i pazienti affetti da epatite cronica HCV correlata alla terapia. L’impegno futuro di tutti gli addetti ai lavori (operatori sanitari, politici, industrie, associazioni dei pazienti) sarà quello di trovare la strada affinché tutti i pazienti possano ricevere cure salvavita, tenendo presente che curare oggi vuol dire prevenire le complicanze dell’infezione da HCV. Questo risultato si accompagnerà sicuramente a un futuro risparmio economico legato all’abbattimento del numero di trapianti di fegato e delle cure per i pazienti cirrotici.”

Tags: epatite c, HBV, HCV, salutem HIV, virus
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Nicoletta Mele
Nicoletta Mele
Laureata in Scienze Politiche e dal 2001 è iscritta all’Ordine dei Giornalisti del Lazio. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche e uffici stampa. Dopo aver conseguito il Master in Gestione e Marketing di imprese in TV digitale, ha lavorato per 12 anni in Rai, occupandosi di programmi di servizio e intrattenimento. Successivamente, ha ampliato le sue competenze specializzandosi con il Master in Marketing & Communication Management presso 24ORE Business School. Dal 2017 è Direttore Responsabile di Health Online, periodico di informazione dedicato alla Sanità Integrativa.

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