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Epatite C: perché è importante il programma di screening
Intervista a Ivan Gardini, fondatore e presidente di Associazione Epac Onlus
Le epatiti virali sono le malattie del fegato più diffuse e costituiscono un grave problema di Sanità pubblica. Esistono sei virus dell’epatite (A, B, C, D, E e G) che possono provocare una forma acuta o cronica di danno epatico. L’Epatite C è una malattia che se trascurata può portare a gravi conseguenze come cirrosi e cancro del fegato. Il contagio avviene principalmente attraverso il sangue infetto, raramente per via sessuale. Oggi è possibile effettuare una diagnosi precoce e intervenire tempestivamente contro questa infezione con una terapia somministrata per via orale che porta alla guarigione in oltre il 95% dei casi.
L’obiettivo dell’Organizzazione Mondiale della sanità (OMS) è quello di eliminare l’epatite C entro il 2030. “L’obiettivo posto dall’Oms di eliminare l’epatite C entro il 2030 è ambizioso, ma realizzabile nel nostro Paese con l’impegno condiviso di tutte le parti interessate, dal governo centrale alle Regioni, a cui sono stati già erogati 71,5 milioni di euro previsti dalla legge di bilancio del 2019 per questo scopo”.
Ha dichiarato il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri durante l’incontro istituzionale “Epatiti virali, una priorità da non trascurare” in occasione della Giornata Mondiale dell’Epatite promossa dall’Oms che si è svolta il 28 luglio. L’Italia è impegnata su più fronti per raggiungere l’obiettivo OMS, tra i quali lo screening nazionale gratuito per infezione da HCV, in fase di implementazione nelle diverse Regioni, le cui modalità di attuazione sono state definite del Decreto ministeriale 14 maggio 2021 firmato dai ministri Roberto Speranza e Daniele Franco.
Inoltre, “Alla fine dello scorso mese di aprile – ha spiegato Sileri – è stato istituito un Gruppo tecnico di coordinamento, monitoraggio e valutazione dello screening nazionale gratuito per Hcv. Questo gruppo ha lo scopo principale di coordinare le attività che si stanno avviando a livello regionale, fornendo indicazioni operative, garantendo la comunicazione tra i vari referenti, producendo materiale di comunicazione da mettere a disposizione degli enti interessati. Il Gruppo avrà anche il fondamentale compito di monitoraggio e valutazione dei risultati raggiunti attraverso
la definizione e il calcolo di opportuni indicatori”. L’Italia è tra i primi paesi europei ad aver introdotto lo screening nazionale per l’epatite C e ora la priorità nella lotta contro la malattia è quella di accelerare i programmi regionali di screening. Perché è importante il programma di screening nazionale e a chi si rivolge? Lo abbiamo chiesto a Ivan Gardini,
fondatore e presidente dell’Associazione Epac Onlus.
Che cos’è l’Associazione Epac Onlus?
EpaC onlus è un’Associazione di pazienti senza scopo di lucro che si propone scopi di solidarietà umana e sociale, di informazione, prevenzione, sostegno alla ricerca sul tema delle patologie del fegato.
Qual è il vostro impegno e quali le finalità?
L’Associazione EpaC è impegnata da oltre 20 anni in prima linea con un preciso obiettivo: diffondere informazione, educazione, dare supporto ed assistenza al paziente (e caregiver) renderlo consapevole dei propri diritti, ma anche dei provi doveri di paziente, renderlo un “Empowered Patient”, in grado cioè di comprendere il proprio stato di saluto e saperlo gestire al meglio grazie a informazioni corrette e complete, saper agire per il benessere proprio ma anche della collettività. EpaC interagisce inoltre con le Istituzioni sanitarie nazionali e regionali, Società Scientifiche ed altri enti coinvolgi nelle patologie del fegato al fine di raggiungere gli obiettivi statutari.
L’Epatite C cronica da virus HCV è un’infezione che, pur rimanendo a lungo asintomatica, in Italia è la principale causa di cirrosi e cancro del fegato. Quanto è diffusa?
Stime precise sul numero di pazienti affetti da epatite C non esistono nel nostro Paese. Storicamente, l’Italia era considerata, tra i Paesi occidentali, uno di quelli con la più alta
prevalenza di epatite C (numero di persone affette dal virus), sebbene studi sistematici per definire tale numero non siano mai stati realizzati. Specialmente nel corso degli ultimi anni, tuttavia, diversi sono stati gli studi e le indagini che hanno cercato di rispondere a questo quesito, tra cui 2 indagini portate avanti proprio da Epac. In base a tali indagini, il numero di persone
affette da HCV è stato ridimensionato rispetto alle stime di 20 o 30 anni fa, sebbene resti ancora un problema di sanità pubblica importante: si stima, infatti, che almeno 200 mila persone siano ancora affette dall’Epatite C, e ancor più importante, una grande parte di essi non ne è consapevole (infezioni cosiddette “sommerse”) oppure non si è ancora recata in una struttura ospedaliera per curare l’infezione. Pertanto, se da un lato occorre agire ancora sul veicolare le informazioni e le indicazioni sulle attuali possibilità di cura a tutta la popolazione, dall’altro è necessario mettere in campo azioni organiche e pragmatiche di screening, così da individuare le persone inconsapevoli, guidarle alla cura e procedere davvero verso l’eliminazione dell’HCV dal nostro Paese.
Come riconoscerla?
L’epatite C è una patologia che decorre nella stragrande maggioranza dei casi in maniera asintomatica o con sintomi generici (ad es. stanchezza, spossatezza) ed è anche per questo che è difficile individuarla… Generalmente, sintomi specifici compaiono quando il danno al fegato è già avanzato (cirrosi epatica), legate proprio al “cattivo” funzionamento di questo organo essenziale per la nostra vita. Tuttavia, le società scientifiche internazionali hanno individuato alcune categorie di persone che presentano un rischio di avere contratto l’infezione da HCV, per comportamenti personali o per ragioni “storiche”. In particolare sono a rischio di aver contratto l’infezione: tossicodipendenti (attivi o che lo siano stati in passato), consumatori di droghe per via inalatoria e detenuti. A questi soggetti, vanno aggiunte principalmente le persone che hanno subito trasfusioni o trapianto prima degli anni ’90 e persone che si sono sottoposte a procedure invasive mediche, odontoiatriche o estetiche (tatuaggi) in ambienti che non sterilizzano adeguatamente gli strumenti riutilizzati su più pazienti. Inoltre, dovrebbero effettuare un test per la ricerca del virus dell’epatite C soggetti con: transaminasi alterate in almeno 2 occasioni; malattia epatica da altra causa (alcol, sindrome metabolica, malattie autoimmuni).
È possibile guarire dall’epatite C?
Oggi è possibile guarire completamente ed in maniera definitiva dall’epatite C! Esistono, infatti, farmaci innovativi che in cicli terapeutici di 8-12 settimane permettono la guarigione con percentuali di successo terapeutico vicine al 100%, con effetti collaterali molto marginali o assenti. È necessario sapere però che non tutti i Centri Specialistici possono prescrivere questi nuovi farmaci per l’epatite C: ogni regione ha infatti individuato un certo numero di centri abilitati alla prescrizione e somministrazione di questi farmaci. È pertanto fondamentale rivolgersi ad un Medico Specialista di un Centro Autorizzato perché solamente così è possibile definire il quadro clinico completo ed iniziare un percorso di cura.
Quanto è importante il programma di screening nazionale e a chi è rivolto?
Sulla base del DL 31 dicembre 2019, possono accedere allo screening gratuito per l’epatite C tutti i soggetti nati tra il 1969-1989 e tutte le persone in carico presso i centri per le
dipendenze e gli istituti detentivi (questi ultime categorie senza limitazioni d’età). Lo screening nazionale gratuito rappresenta il primo e importantissimo passo verso l’eliminazione dell’HCV: è soltanto attraverso la rilevazione e cura dei soggetti oggi ignari dell’infezione che è davvero possibile raggiungere questo traguardo ambito ma oggi più che mai a portata di mano.
Come sta andando?
Purtroppo, come spesso accade, l’aver messo a disposizione fondi per lo screening è soltanto l’inizio di un cammino che ad oggi presenta ancora molteplici criticità: innanzitutto questo screening è stato bloccato per due anni dalla pandemia Covid ma è anche complesso da realizzare, poiché è stato esterso a 3 setting diversi di popolazione, ci sono percorsi specifici da creare, numerosi operatori sanitari da coinvolgere, piattaforme on line da realizzare per la rendicontazione, attività di comunicazione verso la popolazione al fine di invitare le persone a sottoporsi al test, ed altri elementi di un complesso meccanismo che varia da regione a regione. In base ai dati in nostro possesso, sono 7 le Regioni che si sono effettivamente attivate nei setting previsti dal Decreto, e che hanno messo in campo azioni concrete e programmatiche per portare avanti lo screening. In tutte le altre regioni ci aspettiamo che inizino progressivamente entro fine anno. Il Ministero ha in ogni caso predisposto un monitoraggio periodico proprio per verificare lo stato di avanzamento dello screening e il rispetto della tabella di marcia che era stata ipotizzata. Quando saranno disponibili i primi dati, potremo fare il punto della situazione e comprendere dove e perché questa importantissima opportunità di Salute pubblica non sia ancora stata sfruttata a pieno.
In che modo viene eseguito il test? Cosa fare se l’esame risulta positivo?
Si tratta di test semplicissimi e rapidi. L’esame proposto è generalmente costituito da un test per la rilevazione degli anticorpi contro l’HCV, eseguito su sangue o siero, quindi con un semplicissimo prelievo venoso spesso in concomitanza con l’esecuzione di altri esami. In alcuni casi, le regioni hanno messo a disposizione anche dei test rapidi, in grado di rilevare la presenza degli anticorpi semplicemente attraverso la saliva o una goccia di sangue capillare (pungidito). L’eventuale positività al test non implica tuttavia l’essere affetto da Epatite C: per confermare la diagnosi è necessario eseguire un test di seconda linea che mira a rilevare direttamente il virus dell’HCV. Solo la positività a tale test conferma in maniera definitiva l’infezione. In questi casi non c’è bisogno di disperarsi, anzi! Guarire oggi è semplicissimo, grazie a terapie orali di breve durata e praticamente prive di effetti collaterali, cui TUTTI possono accedere senza costo alcuno!
In conclusione, a suo giudizio debellare l’infezione da HCV è un obiettivo possibile?
Eliminare l’epatite C oggi, non solo è possibile ma è un traguardo raggiungibile. Non solo un’opportunità, ma un dovere di tutti, nell’interesse della salute dell’individuo e della collettività, una priorità sanitaria dai risvolti sanitari ed economici per il nostro SSN non indifferenti, per cui è duplice il dovere delle Istituzioni di mettere in campo tutte le azioni necessarie per perseguirlo e, soprattutto, gratuitamente, al test di screening… Ottenere questo traguardo entro il 2030? La sfida è ardua, ma abbiamo tutti gli strumenti per vincere questa battaglia e raggiungere un obiettivo più unico che raro: eliminare una infezione che ha causato centinaia di migliaia di decessi evitabili, costi enormi per lo stato e liberare il nostro paese dall’epatite C.