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Eseguito in Italia il primo trapianto di polmone con la tecnica “jet ventilation”
Jet ventilation, ovvero la ventilazione ad alta frequenza, è la nuova tecnica che ha rivoluzionato il campo anestesiologico-rianimatorio, utilizzata per la prima volta in Italia presso l’Ospedale Molinette della Città della Salute di Torino per un delicato intervento in broncoscopia rigida su un paziente che ha dovuto sottoporsi a un trapianto polmonare.
Autore dell’intervento è il dottor Paolo Solidoro, pneumologo delle Molinette, che ha eseguito con successo un intervento molto delicato grazie anche alla collaborazione di altri specialisti della struttura.
Mutua MBA, Società di mutuo soccorso, prima in Italia per numero di associati, da sempre impegnata nell’attività mutualistica, rappresentando oggi, nello scenario della Sanità Integrativa, l’innovazione, il dinamismo e la qualità, ha intervistato il dottor Solidoro.
La jet ventilation è una tecnica innovativa. Da cosa nasce la decisione di eseguire un intervento delicato utilizzando per la prima volta la ventilazione ad alta frequenza?
“La jet ventilation è una metodica ventilatoria a bassi volumi e alta frequenza che vuole minimizzare le complicazioni polmonari correlate alla ventilazione tradizionale.
L’uso in rianimazione, in realtà, è consolidato e destinato a pazienti che necessitano di un approccio ventilatorio protettivo. La metodica è già stata utilizzata in passato in sala operatoria, anche in Italia, ma non su un paziente sottoposto a trapianto polmonare attraverso un apposito broncoscopio rigido che consente la ventilazione attraverso due piccoli condotti laterali, lasciando libero il canale di lavoro. In questo caso si devono intersecare le competenze di equipe trapiantologiche, rianimatorie ed endoscopiche interventistiche, che convivono nella nostra Azienda Ospedaliera (AOU Città della Salute e della Scienza di Torino)”.
Qual era la diagnosi del paziente?
“Stenosi delle vie aree (tracheale) in trapianto polmonare”.
Qual è la novità rispetto ai ventilatori tradizionali?
“La novità rispetto al tradizionale è che, dal punto di vista dell’operatore, con questa nuova tecnica è possibile avere sempre libero il canale di lavoro del broncoscopio senza correre il rischio di interrompere le procedure interventistiche per consentire la ventilazione del paziente, assicurata attraverso i condotti laterali di due millimetri.”
Quanto è importante il lavoro di equipe?
“Non esiste alcun risultato apprezzabile senza un lavoro di equipe. Chirurgo anestesista e clinico devono integrarsi mettendo a disposizione le proprie peculiarità per assicurare il miglior successo delle procedure.
Senza il lavoro e l’impegno degli anestesisti dedicati al trapianto, per esempio, non si sarebbero potute eseguire sino ad ora le stesse procedure, con maggiori rischi e maggiori difficoltà. Senza la propensione alle novità e alle loro applicazioni non potremmo ridurre le complicazioni. Senza la disponibilità all’acquisto di nuove attrezzature si ferma l’evoluzione delle procedure. Senza il contributo del personale infermieristico, a supporto di ogni passo, non esisterebbero progetti di emergenza e di trapianto.
Una squadra attacca e difende nel suo insieme, nei successi e nelle difficoltà, nell’interesse del paziente”.
Quali sono i progetti futuri in campo anestesiologico-rianimatorio? Ci sono altri possibili campi di applicazione?
“Questa modalità di ventilazione, oltre che in area rianimatoria, vede il suo utilizzo in tutte le procedure sulle vie aeree, dalla rimozione dei corpi estranei alla gestione delle stenosi in campo oncologico, dal posizionamento di protesi per stenosi benigne o maligne tracheobronchiali alla loro rimozione”.
Il successo dell’intervento, mettendo in campo una tecnica innovativa e il lavoro di equipe, è un altro traguardo raggiunto da una delle strutture di eccellenza che abbiamo in Italia e come ha affermato il professor Luca Brazzi, direttore del Dipartimento di anestesia:
“Si è trattata dell’ennesima occasione che dimostra come coniugare differenti eccellenze del nostro ospedale, dall’endoscopia toracica, al trapianto polmonare, alla gestione operatoria.
Gestendo oculatamente le risorse a disposizione, il lavoro di equipe riduce rischi e complicanze delle procedure a beneficio del paziente”.