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Giornata contro l’abuso di droghe. Il Ceis e l’Osservatorio San Patrignano denunciano le drammatiche conseguenze delle dipendenze sui giovani
“L’Italia non ha bisogno della dipendenza collettiva. Bisogna dire un no forte e deciso a ogni forma, anche minima, di legalizzazione di qualsiasi tipo di sostanza”. È questa la denuncia di Roberto Mineo, presidente del Centro italiano di solidarietà (Ceis) “don Mario Picchi”, che in occasione della 30ª Giornata internazionale contro l’abuso di droghe e il traffico illecito spiega come la droga sia un’emergenza educativa che viene acuita da un malessere della nostra epoca che affligge soprattutto i giovani. Sempre di più sono i fatti di cronaca che riguardano le dipendenze: si pensi, ad esempio, al caso della mamma di Varese che ha denunciato il pusher di suo figlio collaborando con i Carabinieri di Gallarate che a seguito della segnalazione della donna hanno arrestato 18 persone, o alla fine tragica di ragazzi che dopo una notte brava finiscono in prigione per poi togliersi la vita per la troppa, tanta, debolezza d’animo.
“Per risolvere il problema servono politiche della prevenzione a livello pubblico, servono strutture apposite, investimenti, un lavoro costante e in profondità”, prosegue, rilevando come “sia chiaro che coloro che portano avanti istanze pro cannabis nel nome di un libero arbitrio inconsistente con il diritto della collettività, coloro che propongono la legalizzazione per contrastare la criminalità organizzata, coloro che propongono la legalizzazione della produzione e del commercio della droga nella speranza di trarne profitto, tutti coloro che con la scusa di giustificare l’ingiustificabile finiscono con l’accettare l’inaccettabile, diventeranno parte del problema droga e se ne dovranno assumere in toto la responsabilità civile e politica”. In occasione della Giornata, la sede centrale del Ceis, a Roma, ospiterà nel pomeriggio diverse iniziative: torneo di calcio, performance pittorica, mostra fotografica e spettacolo teatrale.
Quello della tossicodipendenza in Italia è un problema gravissimo che riguarda buona parte dei giovani dai 14 ai 27 anni. Spesso si tratta di ragazzi provenienti da famiglie per bene e benestanti, i quali trovano nella droga, o nelle altre dipendenze (gioco, alcol, sesso) una valvola di sfogo per spogliarsi di quelle etichette borghesi con le quali sono cresciuti. Da Roma a Milano, i dati pubblicati dall’“Osservatorio San Patrignano 2017” parlano molto chiaro: analizzando i dati delle 517 persone accolte nel 2016 fra la struttura di preaccoglienza di Botticella e quelli entrati in comunità a Sanpa, l’età media di chi ha richiesto aiuto si è abbassata a 28 anni, uno in meno rispetto allo scorso anno. Il 77,4% dei neo ingressi sono under 35 e, se a tenere alta la media possono essere i 66 “over 40”, solo nel 2016 sono stati 32 i minorenni entrati in percorso, 11 ragazze e 21 ragazzi, due in più rispetto al 2015. “Purtroppo stiamo assistendo ad un ulteriore aumento in questo anno – informa il presidente della comunità Antonio Tinelli” spiegando che già a metà anno erano 20 i minorenni entrati in comunità e temo supereremo di gran lunga il dato dei due anni precedenti, comunque in crescita. I giovani sono sempre più privi di riferimenti e per questo diventa indispensabile un lavoro sulla prevenzione. Ogni anno con il nostro progetto WeFree incontriamo attraverso i nostri ragazzi in percorso 50mila studenti di tutta Italia. Ne nascono momenti di confronto e riflessione che si rivelano preziosi per i giovani e i loro professori”.
Come precisa il Corriere della Sera, questo progetto di prevenzione si rivolge innanzitutto alle ultime classi delle scuole medie e a quelle delle superiori. Stando ai dati diffusi dall’Osservatorio San Patrignano 2017 l’età media del primo contatto con le sostanze è 14 anni, e nella maggior parte dei casi avviene attraverso hashish e marijuana con una veloce escalation nell’uso di sostanze, passando per ecstasy, allucinogeni e anfetamina, per poi arrivare a cocaina (18 anni) ed eroina (19 anni). Non si deve sottovalutare, inoltre, anche la pratica del binge drinking, comune per il 36% dei neoentrati. È sempre più frequente la poliassunzione, condizione di normalità per l’87,6% delle nuove persone accolte in Comunità. Se la cocaina resta la sostanza più utilizzata, dal 90,3% dei neoentrati, segue il consumo di cannabis (88,8%), per arrivare ad un 59,6% di persone che hanno fatto uso di eroina e ad un 54,3% di ecstasy. Se invece si guarda alla dipendenza primaria, vale a dire la principale sostanza da cui dipende chi entra in comunità, l’eroina la fa da padrona per il 46% dei ragazzi, la cocaina per il 37% e il resto è suddiviso fra le altre sostanze.