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Giornata Mondiale del Malato 2023: “Abbi cura di lui”
“Oggi ricorre la Giornata Mondiale del Malato. Come il Buon Samaritano, fermiamoci e prendiamoci cura degli infermi e dei sofferenti. La Madonna di Lourdes benedica tutti i malati e chi li cura con amore”. Lo ha scritto in un tweet Papa Francesco in occasione della Giornata mondiale del malato che si è celebrata l’11 febbraio.
Il tema della XXXI Giornata Mondiale del Malato è «Abbi cura di lui» (Lc 10,35) che rimanda alla raccomandazione del Samaritano all’albergatore. Come ha sottolineato Papa Francesco nell’Enciclica Fratelli tutti del 2020, “la parabola ci mostra con quali iniziative si può rifare una comunità a partire da uomini e donne che fanno propria la fragilità degli altri, che non lasciano edificare una società di esclusione, ma si fanno prossimi e rialzano e riabilitano l’uomo caduto, perché il bene sia comune”.
L’obiettivo della Giornata mondiale del malato, istituita nel 1993 per volontà di Papa Giovanni Paolo II, è quello di ricordare tutte le persone che soffrono per una malattia, mettendo al centro la figura del paziente, con la propria storia e la propria identità.
Essere malati significa fare i conti con la propria vulnerabilità, con la consapevolezza di essere fragili.
Diverse le iniziative che si sono svolte in occasione della ricorrenza.
Tra queste, La Carezza delle Parole per i pazienti del Centro Oncologico Modenese, un evento organizzato col patrocinio del Centro di Servizio per il Volontariato Terre Estensi di Ferrara e Modena. Sei i poeti modenesi che hanno declamato le loro poesie per i pazienti ricoverati e i loro famigliari.
“Nei momenti difficili della vita, certe parole sanno raggiungerci e confortarci in maniera profonda, non scontata, autentica – spiega Laura Solieri, giornalista modenese e poetessa, ideatrice dell’incontro – La poesia ha questo dono: arriva ovunque, in modi a volte inaspettati, parla ai nostri cuori, accarezza le nostre ammaccature interiori. Questa iniziativa nasce dalla volontà di condividere parole e poesie con persone che non stanno attraversando un periodo facile, per incontrarci in versi e pensieri che speriamo possano avvicinarci. Grazie all’adesione di diversi amici poeti, con i quali da tempo partecipo a vari eventi sul territorio, e grazie alla disponibilità dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Modena che ha accolto con entusiasmo la nostra proposta, siamo riusciti a realizzare questo incontro, particolarmente sentito da tutti noi”.
“La malattia oncologica – chiarisce la dottoressa Michela Maur, oncologa del Policlinico – nel momento in cui viene comunicata crea attorno al paziente e ai famigliari un mondo di sbigottito silenzio e apre le porte ad una sofferenza spesso indicibile. Tante, troppe volte ci si trova di fronte all’impossibilità di condivisione empatica con il paziente e con i suoi famigliari proprio per la mancanza delle parole giuste, rischiando di nascondersi dietro il linguaggio della scienza. Ecco perché credo che un incontro con la poesia, dentro questo luogo di cura, grazie a persone che oggi sono qui a dedicare il loro tempo, sia un modo per ritrovare le parole mancanti, quelle che per la loro stessa natura poetica penetrano nell’animo e ci fanno sentire tutti più vicini”.
L’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù ha messo in campo una iniziativa che ha coinvolto i piccoli pazienti, i quali in camice bianco o verde, con fonendoscopio, cerotti, siringhe e attrezzi del mestiere, hanno visitato i loro medici, somministrando cure “buone per tutto” e molto creative.
Per tutti i ‘pazienti’ che si sono sottoposti alle cure dei piccoli dottori, check up accurati, medicazioni fantasiose e cerotti a volontà, ma anche punture, defibrillatori, monitor hi-tech, flebo e medicine colorate per scacciare ogni dolore. Al termine della visita, a ciascuno il proprio diploma: di ‘paziente molto paziente’ agli adulti e di ‘dottore provetto per i piccoli medici.
“Il senso di questa iniziativa – spiega Carla Maria Carlevaris, psicologa referente del Servizio Assistenza Ludica per i pazienti del Bambino Gesù – è offrire un’occasione ai nostri pazienti di sperimentare attraverso il gioco, quindi attivamente e creativamente, ciò che sono costretti a vivere passivamente ogni giorno. Nel gioco di ruolo i bambini rimettono in scena l’esperienza delle cure e delle terapie, esprimendo anche le loro preoccupazioni e le loro fantasie. Identificandosi in chi li cura riescono a familiarizzare – e anche a sdrammatizzare – con alcune pratiche mediche. Durante il gioco il personale sanitario si rende conto molto spesso di quanto i nostri piccoli pazienti siano incredibilmente esperti di gesti e procedure e anche di quanto siano divertiti all’idea di ‘vendicarsi’ di punture e prelievi. Questo apre un canale di comunicazione non verbale molto efficace”.