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Giornata mondiale della prevenzione del suicidio: qual è l’impatto della pandemia sulla salute mentale?
Che la pandemia stia avendo ripercussioni al livello economico purtroppo, secondo le statistiche, è un dato certo. Che la pandemia abbia messo a dura prova anche la salute mentale delle persone è un fenomeno in aumento, confermano gli esperti, che desta preoccupazione sopratutto quando i dati parlano di suicidi e tentati suicidi. Tra le cause, la crisi finanziaria non è l’unica, ad indurre ad un gesto estremo anche lo stigma, il senso di esclusione, il dolore sociale oltre quello fisico.
In occasione della Giornata Mondiale per la prevenzione del suicidio che si celebra ogni anno il 10 settembre, durante il Convegno Internazionale di Suicidologia e Salute Pubblica, in versione digitale online in corso fino al 12 settembre organizzato dalla Sapienza Università di Roma e con il sostegno non condizionato della Fondazione Menarini, è emerso che da marzo a oggi in Italia si sono registrati 71 suicidi e 46 tentati suicidi, presumibilmente correlati al Covid-19, a fronte di un numero di suicidi per crisi economica che nello stesso periodo del 2019 si attestava a 44 e quello dei tentati suicidi a 42. Questi numeri si riferiscono a delle conseguenze non solo legate ad una crisi finanziaria, ma anche all’isolamento sociale, ben diverso dal distanziamento fisico necessario, lo stigma verso chi ha superato la malattia, il peggioramento di un disagio psichico già presente esasperato dalla pandemia. Gli psichiatri stimano un incremento del rischio di suicidi e per prevenirli, oltre a saperne riconoscere i segnali d’allarme, è necessario anche l’impegno dei media: una review di oltre 100 studi scientifici dimostra che parlare dei casi di suicidio in maniera corretta non solo non induce all’emulazione, ma può addirittura ridurre il numero delle vittime. “Il numero rilevante di casi di suicidio riferiti dai mass media, pur non essendo una rilevazione statistica accurata, indica che nei prossimi mesi il suicidio potrebbe diventare una preoccupazione più urgente, sebbene ciò non sia inevitabile – spiega Maurizio Pompili, Presidente del Convegno e Professore Ordinario di Psichiatria alla Sapienza Università di Roma – Del resto, è noto che in seguito a crisi imponenti o emergenze diffuse, il numero dei suicidi cresce: è già accaduto, ad esempio, durante la crisi economica del 2008 con un aumento in Italia del 12% dei suicidi maschi e rischia di accadere di nuovo per gli effetti della pandemia, secondo le nostre analisi potrebbe portare a un preoccupante incremento del numero di suicidi che nei soli Usa è stato stimato di 75.000 persone in più in dieci anni”.
Secondo gli esperti è importante non sottovalutare il cambiamento di comportamenti e l’utilizzo di un linguaggio con riferimenti a pensieri negativi nei confronti della vita. “Più segni una persona mostra – spiegano – maggiore è il rischio. I segnali di pericolo sono associati al suicidio, ma potrebbero non essere ciò che causa un suicidio”. Il consiglio è “se qualcuno che conosci mostra segni premonitori di suicidio, non lasciarlo solo, rimuovi ciò che potrebbe essere utilizzato per il gesto e chiedi aiuto a un medico o a un professionista della salute mentale”.
Il suicidio è uno dei principali problemi di salute pubblica in tutto il mondo, in particolare nella fascia di età 15-34 anni (WHO, 2014). La WHO stima che ogni anno nel mondo muoiano un milione di persone per suicidio. Scopo della Giornata mondiale, sostenuta dall’International Association for Suicide Prevention (IASP), co-sponsorizzata dalla World Health Organization (WHO), è quello di aumentare la consapevolezza nella comunità scientifica e nella popolazione generale che il suicidio è un fenomeno che può essere prevenuto. La prevenzione è possibile, non solo imparando a riconoscere i segnali d’allarme ma anche recuperando il significato di rete sociale, soprattutto in questo difficile periodo di pandemia da Covid-19. “Il Covid-19 ha infettato più di 26 milioni di persone in tutto il mondo – afferma David Gunnell, docente di Epidemiologia e di Scienze della Salute della Popolazione dell’Università di Bristol, tra i relatori del Convegno – e ha causato più di 870.000 vittime fino a oggi, colpendo vite e i mezzi di sussistenza delle persone. L’impatto a lungo termine della pandemia sull’economia e il ben noto aumento del rischio di suicidio durante la recessione economica è motivo di turbamento. C’è preoccupazione sull’impatto della pandemia sulla salute mentale e sul rischio di suicidio ma un quadro più chiaro ci sara’ nei prossimi mesi, a mano a mano che i risultati delle ricerche verranno pubblicati”.