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Giornata mondiale delle foreste: la Terra chiede aiuto ma l’uomo la viola
Le foreste sono in pericolo e chiedono aiuto all’uomo. Da molti anni, in particolare dall’esplosione del boom economico degli anni ’50 e ’60 del ‘900, il mondo deve fare ogni giorno i conti con la cura dell’ambiente e con il rispetto della Terra che se violata nelle sue leggi naturali non sopravviverà poi così a lungo. Secondo quanto annunciato dal WWF tra il 2000 e il 2013 la superficie di foreste vergini nel mondo è scesa oltre il 7% e la deforestazione, opera di disboscamento praticata dall’uomo per l’utilizzo del legno e per la necessità di nuovi spazi per allargare le proprie città, è triplicata a livello globale. Questi dati rappresentano una vera e propria denuncia non solo per la salute del pianeta ma soprattutto per il bene dell’uomo che, come si sa, senza l’appoggio della “madre Terra” non potrà avere a lungo le condizioni utili alla sua esistenza.
Si racconta che quando gli europei arrivarono sulle coste del Nord America, le foreste erano così fitte che uno scoiattolo avrebbe potuto viaggiare dalla costa atlantica al Mississippi senza mai toccare il suolo. Da allora, l’agricoltura, lo sviluppo urbano e altre attività umane hanno cancellato gran parte delle foreste lussureggianti che esistevano. Lo dimostra uno studio pubblicato su Current Biology secondo cui negli ultimi 25 anni un decimo della natura selvaggia sulla Terra è scomparso. Paesaggi naturali incontaminati come la tundra, il deserto, la savana, la giungla si stanno riducendo progressivamente tanto che dagli anni ‘90 a oggi, sono scomparsi 3,3 milioni di chilometri quadrati, per una superficie pari a due volte quella dell’Alaska.
Dati che evidenziano la gravità della situazione e che inducono gli Stati a prendere in seria considerazione una politica green atta a preservare ciò che resta delle foreste e degli habitat naturali. L’argomento è stato affrontato il 21 marzo scorso in occasione della Giornata Internazionale delle foreste istituita nel 2013 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Lo scopo della particolare giornata è di sensibilizzare l’opinione pubblica su quanto sia importante il rispetto nei confronti dell’ambiente e, in particolare, del patrimonio arboreo che costituisce un elemento fondamentale per la salute dell’intero pianeta: il tema scelto dall’ONU per l’edizione 2017 è Foreste ed Energia. Dal legno si procura buona parte dell’energia rinnovabile utile all’alimentazione di impianti e apparecchiature. Con il legno, inoltre, si realizzano prodotti utili al lavoro industriale, all’edilizia, all’arredamento di abitazioni e attività, fino alla produzione della carta. Quest’ultimo settore è considerato da Greenpeace come il primo grande responsabile della distruzione delle ultime foreste: lo dimostra il rapporto “Eye on the Taiga”, diffuso dall’Organizzazione stessa.
La Taiga russa – spiegano da Greenpeace – è parte dell’ecosistema della Grande Foresta del Nord, che si estende per 16 milioni di chilometri quadrati dall’Alaska alla Russia, attraversando anche il Canada e la Scandinavia. Essa comprende un terzo delle foreste rimaste sulla Terra ed è il secondo più grande ecosistema terrestre al mondo, assieme alle foreste tropicali. Circa il 60 per cento della Grande Foresta del Nord (950 milioni di ettari, per la precisione) si trova in Russia, dove però manca una vera legge che limiti la frammentazione o la radicale trasformazione delle foreste da parte delle aziende del settore del legno e della carta.
Anche in Italia, tuttavia, è aumentato di non poco il numero di imprese certificate che operano lungo la filiera della lavorazione del legno. A dicembre 2016, le aziende italiane di trasformazione del legno e carta – segherie e falegnamerie, e anche cartiere, serramentisti, carpentieri, editori – che hanno ottenuto la certificazione “catena di custodia PEFC” sono 960, con un incremento di quasi il 15 per cento rispetto al 2015. “I boschi italiani certificati PEFC sono pari al 9,44%, in linea con i valori a livello mondiale: 400 milioni certificati su 3.890 milioni di ettari di superficie forestale mondiale”, spiega Maria Cristina D’Orlando, presidente PEFC, il principale standard di certificazione per la gestione forestale sostenibile, ad Askanews. Si tratta di un dato concreto – prosegue D’Orlando – che tuttavia non può essere utilizzato come fattore rassicurante e consolatorio: la disattenzione verso le politiche a sostegno del nostro patrimonio forestale è a livelli preoccupati, e fenomeni distorsivi del mercato, e in alcuni casi criminali, sono ancora diffusi lungo tutto la filiera”.
In Italia l’area a maggior certificazione è quella gestita dall’Unione Agricoltori di Bolzano con 301.066,08 ettari, il 36,7% del totale PEFC italiano. Ad essa segue l’area controllata dal Consorzio dei Comuni Trentini con 258.566,72 ettari, il 31,5%, l’area gestita dal Gruppo PEFC Veneto con 84.528,940 ettari, l’10,2%, ancora l’area gestita da UNCEM in Friuli Venezia Giulia con 81.913 ettari, il 10%. A queste si aggiungono le foreste del Piemonte, della Lombardia, della Toscana, Basilicata, e in altre regioni, si pensi a Liguria, Emilia Romagna e Umbria.