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Giornata nazionale dell’epilessia. Una maestra insegna agli alunni come aiutare l’amico epilettico
Arriva da Riccione la storia di un piccolo studente, soli nove anni, che tra i segni particolari ne conta uno incredibilmente fastidioso: l’epilessia. Arriva quando meno se lo aspetta: quando è dai nonni, quando si trova nella sua cameretta assieme ai suoi giochi oppure quando è a scuola. Proprio tra i banchi nasce l’esperienza del piccolo studente romagnolo che dopo essere rimasto preda di un attacco epilettico che gli ha provocato una serie di convulsioni e mancata conoscenza, ha dato modo alle sue insegnanti e ai compagni di prendere una lodevole iniziativa, aiutarlo mantenendo la calma.
Di tutto questo fino a pochi giorni fa il nostro piccolo studente era all’oscuro. Dopo essere stato in cura in ospedale è tornato nella sua classe e su una delle pareti ha trovato appeso un grande cartello: “Incarichi di emergenza”. Il rosso, il verde, l’arancio e il blu. Un foglio scritto a pennarello dai compagni di classe per prepararsi ad affrontare i suoi attacchi di epilessia, tutti insieme, come una vera famiglia. Ciascun piccolo compagno ha una propria mansione di emergenza: una di loro prende il farmaco necessario a lenire l’attacco epilettico, un altro intanto chiama soccorsi, un’altra amica ancora prende il cuscino del bambino. Tutti collaborano affinché il loro amico soffra il meno possibile.
“Trovarsi ad affrontare a nove anni attacchi così potenti è difficile. Quando all’improvviso scoppiano le crisi di epilessia, mio figlio non è più lo stesso: si irrigidisce, gli si capovolgono gli occhi, perde saliva dalla bocca. Entro cinque minuti bisogna bloccare la crisi, e lo si può fare solo collaborando tutti insieme. I compagni di classe di mio figlio gli hanno fatto una sorpresa incredibile. Lo stanno aiutando ad accettare la sua situazione. E sono pronti a salvarlo”. Sorpresi ed emozionati si dicono i genitori del piccolo studente romagnolo che hanno scoperto il cartello durante la consegna delle pagelle. Tutto è stato pianificato non per far clamore ma per riportare la normalità nella classe e nella vita, a volte ferita, del piccolo.
Se l’8 febbraio è la giornata mondiale dell’epilessia, il 5 maggio è la giornata nazionale dedicata a questa patologia che interessa 65 milioni di persone nel mondo e ben 500 mila solo in Italia. Si tratta di una condizione neurologica curabile coi farmaci, anche se spesso questo diventa quasi del tutto impossibile. Il 40% è resistente, nel 15% dei casi si può intervenire mediante l’utilizzo della chirurgia. Anche se se ne parla molto di più in questi ultimi anni, grazie ai grandi traguardi raggiunti dalla ricerca, favorita da campagne pubbliche di sensibilizzazione, l’epilessia resta una patologia molto più diffusa di quanto si pensi. Il 5% della popolazione almeno una volta nella vita ha avuto quella scossa elettrica che attraversa la corteccia o il tronco cerebrale, provocando l’attacco epilettico. Nello 1% della popolazione questa condizione si ripete nel tempo, e allora si parla di malattia epilettica.
In Italia circa mezzo milione di persone ne soffre. Le crisi sono dovute a fattori che accrescono l’eccitabilità elettrica delle cellule nervose diminuendo la naturale soglia alla loro scarica spontanea: per esempio l’uso o la sospensione improvvisa di certi farmaci, ma anche di droghe o alcool. Alcune tipologie di febbre, l’assenza di sonno, l’alterazione degli elettroliti, oppure fattori genetici e metabolici. C’è quella primaria, quando non c’è un fattore scatenante, si manifesta in età infantile o adolescenziale, mentre buona parte delle epilessie secondarie si presenta solo dopo i 40 anni. Si tratta di condizioni che possono essere collegate a tumori e traumi cerebrali, ischemie o emorragie cerebrali, la trombosi dei seni cerebrali venosi, malformazioni vascolari, e malattie infiammatorie del cervello come vasculiti, meningiti, encefaliti o la sclerosi multipla.