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Il corso della pandemia. Cosa non ha funzionato?
Viviamo nel ventunesimo secolo, ma ci siamo comportati come nel Medioevo. La premessa è d’obbligo: a posteriori tutto è sicuramente più facile e gli accertamenti sono ancora in corso. Tuttavia è proprio una pubblicazione fresca di stampa, “Il pesce piccolo. Una storia di virus e segreti” (Feltrinelli) di Francesco Zambon a riportarci alla mente alcuni dati che di sicuro, se relazionati, fanno la differenza. L’Italia e Taiwan hanno visto l’insorgere della pandemia intorno al febbraio 2020: l’isola orientale conta 23 milioni e mezzo di abitanti, oltre la metà rispetto all’Italia, oggi popolata da 60 milioni di persone. A distanza di un anno e mezzo dall’insorgere dell’emergenza sanitaria da COVID-19 però il resoconto non è poi così felice: Taiwan registra 1.256 contagiati, a fronte dei 4 milioni e 150 mila in Italia. Taiwan conta 12 decessi, a fronte dei nostri 125 mila. A questo punto, la domanda è quanto mai legittima: cosa non ha funzionato?
Una risposta arriva direttamente dalla penna di Paolo Mieli che affida il suo commento alle pagine del Corriere della Sera. Certo Taiwan è un’isola, ha imparato a premunirsi dal virus fin dai tempi della Sars, nel 2003, è dotata di grandi capacità di tracciamento, ha un sistema medico eccellente. Ma, va detto, non gode di un regime comunista (ovvero di un’attitudine alla sorveglianza tipica del sistema ereditato da Mao). Eppure è riuscita a tener testa al coronavirus senza dover ricorrere ad un solo giorno di chiusura totale.
Chi è Zambon? Francesco Zambon è l’ex funzionario dell’Organizzazione mondiale della sanità che ha stilato il report nel quale emergeva una “caotica e creativa” gestione dell’emergenza sanitaria italiana ma anche che il piano pandemico italiano — a differenza di quello di Taiwan — non era stato mai aggiornato dal 2006. Ranieri Guerra, direttore vicario dell’Organizzazione mondiale della sanità — responsabile, sia pure non unico, di quel mancato aggiornamento — si occupò (assieme ad Hans Kluge direttore di Oms Europa) del caso in modo da non provocare imbarazzi al Ministro della Sanità Roberto Speranza e al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che a fine gennaio era andato in tv a magnificare l’adeguatezza di quel piano. In tempi rapidi il report di Zambon è scomparso dalla circolazione e lo stesso Zambon sarebbe stato incoraggiato a lasciare l’Oms. Anche Ranieri Guerra è scomparso senza più accettare ospitate in tv.
Successivamente – scrive Mieli – una risoluzione dell’Assemblea mondiale della salute ha affidato a tredici personalità il compito di indagare su perché il coronavirus ha dilagato nei Paesi Oms in maniera così devastante. I tredici hanno scoperto che grandi responsabilità ricadono proprio sull’Oms. «Viviamo nel ventunesimo secolo, ma ci siamo comportati come nel Medioevo», ha denunciato la copresidente della commissione d’inchiesta, l’ex premier neozelandese Helen Clark. L’altra guida del dei tredici, l’ex presidentessa liberiana Ellen Johnson Sirleaf (premio Nobel per la Pace nel 2011), ha accusato i capi di governo al potere nel 2020 di non aver preso in considerazione i dossier sulle precedenti crisi sanitarie. È realmente così?