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Il Papa, l’Alighieri e la pandemia. Oggi si celebra il Dantedì
Religione e letteratura si stringono la mano e allargano il campo alla scienza, e in particolare alla crisi epidemiologica in atto in Italia e in molti altri Paesi del mondo. Oggi, giovedì 25 marzo, è la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, istituita nel 2020 dal Consiglio dei Ministri, e tesa a ricordare la data che gli studiosi della letteratura italiana riconoscono come inizio del viaggio nella realtà ultraterrena della Divina Commedia. In occasione di questa prima edizione, che quest’anno si inserisce nel settecentesimo anniversario della morte del Sommo Poeta, il Vaticano ha pubblicato la lettera apostolica Candor Lucis æternæ a firma di papa Francesco. Lo aveva detto il 10 ottobre scorso, in occasione della visita della delegazione ravennate a Roma per la benedizione della croce di Paolo VI che poi è stata collocata nella tomba di Dante, e oggi ha finalmente reso pubblici quegli stessi contenuti che nelle scorse ore il Presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura Cardinale Gianfranco Ravasi ha anticipato in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera.
“La Divina Commedia – commenta Ravasi – è un viaggio, un grande cammino che comincia il 25 marzo e proprio giovedì, nel giorno in cui la Chiesa ricorda la solennità dell’Annunciazione, sarà pubblicata la Lettera Apostolica Candor Lucis æternæ, dedicata a Dante Alighieri. Il titolo fa riferimento al Candore de la etterna luce che Dante, nel terzo trattato del Convivio, cita dal Libro della Sapienza. Dante è davvero un profeta di speranza – prosegue Ravasi –, come lo considera Francesco. Nel tempo della pandemia viviamo un periodo di dolore, paura, sconforto. Anche Dante ha vissuto un periodo così e ci ha mostrato come la grande poesia e la fede possano fiorire anche in un terreno devastato”. Dalla fede cristiana, il Papa definisce Dante “profeta di speranza” alle pagine medievali della Commedia per approdare al presente pandemico indebolito da una crisi sanitaria che ha condizionato tanti altri settori, dall’economia al mondo del lavoro fino alla medicina stessa.
Il conte Ugolino rinchiuso «in quel breve pertugio de la Muda» non è la rappresentazione migliore della quarantena subita da molti durante la pandemia? E quella «selva oscura, ché la dritta via era smarrita» non è quella iniziata il 24 febbraio 2020 con l’avvio di un contagio che ha allargato le sue spire su tutto il mondo? Ma poi «uscimmo a riveder le stelle» con l’invenzione dei vaccini… e abbiamo scalato il turpe corpo di Lucifero, ma tra l’Inferno e il Paradiso, lo si sa bene, c’è ancora il Purgatori. Proprio a questo proposito, arriva direttamente alla coscienza del letterato più raffinato del 2000 l’incipit dell’articolo di Franca Nebbia pubblicato su La Stampa e costruito – appunto – sull’intreccio tra l’Inferno narrato dall’Alighieri e il nostro contesto pandemico. Nostro. L’articolo si concentra sull’impresa di Luca Miceli, uno studente piemontese della provincia di Alessandria, che ha accostato l’Inferno dantesco all’emergenza Covid. Una trovata originale e non del tutto scontata se si considera il contesto disastroso, per certi versi apocalittico, descritto da Dante nei panni del visitatore delle bolge guidato da Virgilio.
Se da un lato in provincia di Alessandria Dante e il COVID-19 si incontrano tramite il teatro, in Belgio la pandemia si affianca alle pagine della Commedia dantesca mediante la fotografia dell’artista Danielle van Zadelhoff che, in piena quarantena, ha selezionato alcune delle sue opere più evocative, in parte inedite, che interpretano il significato della crisi sanitaria in atto. L’artista ha così riunito le sue fotografie e intitolato il progetto La Divina Commedia, un omaggio al Sommo Poeta e ai canti dell’opera che, più di ogni altra, inquadra la civiltà medioevale.