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Il primo vaccino contro il Covid è di Pfizer-Biontech
(intervista realizzata il 29/12/2020)
“Vacciniamoci tutti. Non c’è un piano B”. Il messaggio del Prof. Giovanni Di Perri che ha ricevuto la prima dose del vaccino
Si era detto entro l’anno e il 27 dicembre è partita la campagna vaccinale contro il Covid-19. Il Vaccine Day, giorno scelto dall’Unione Europea, entrerà nella storia come la data simbolo che ha dato il via alla somministrazione del vaccino Pfizer-BioNTtech, il primo ad essere stato autorizzato dall’Agenzia Europea del Farmaco (EMA). Anche in Italia è partita la somministrazione delle prime dosi del vaccino anti Covid sviluppato dall’americana Pfizer e dalla tedesca BioNTech. Dallo stabilimento produttivo di Pfizer in Belgio, il 27 dicembre sono arrivate in Italia le prime 9.750 dosi. Come stabilito dalla presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero della Salute, l’Istituto Superiore della Sanità e l’Agenzia Italiana del Farmaco, le prime categorie che hanno ricevuto, gratuitamente e su base volontaria, il vaccino sono stati gli operatori sanitari e sociosanitari, gli ospiti e i dipendenti delle residenze assistenziali (Rsa). Tra i primi a sottoporsi alla somministrazione della prima dose del vaccino anti Covid Pfizer-BioNTech il professor Giovanni Di Perri, virologo e Direttore della Clinica Universitaria Malattie Infettive Ospedale Amedeo Savoia – ASL Città di Torino, che alla stampa ha dichiarato: “questo è un giorno importantissimo, in cui c’è in gioco qualcosa di grosso. Sono stati mesi molto duri, nel frattempo si sono create le soluzioni e quella di oggi è la prima. Bisogna vaccinarsi e proteggersi per uscire da questo enorme guaio in cui siamo impantanati”.
Health Online ha intervistato il prof. Giovanni Di Perri, che ha raccontato la sua esperienza.
Cosa ha provato il giorno che ha ricevuto il vaccino? Ha avuto qualche sintomo o malessere?
Ho provato la sensazione di privilegio nell’essermi sottoposto per primo alla somministrazione del vaccino. La mia età (62 anni) mi espone a qualche rischio di sviluppare forme gravi di Covid-19 e quindi sono stato ben lieto di vaccinarmi. Se il mio esempio può aver convinto i riluttanti ne sono altrettanto felice. Sono sempre stato bene, d’altra parte ho studiato nei particolari la composizione del vaccino ed a nessun titolo ero o sono preoccupato di eventi indesiderati.
È maggiore il rischio di contrarre la malattia o un’eventuale complicanza da vaccino?
Ma non scherziamo, non basta quel che abbiamo visto fin qui?! È ovvio che contrarre l’infezione ed ammalarsi di Covid-19 è una prospettiva ben più probabile e peggiore di quella di sviluppare improbabili effetti avversi gravi in seguito alla somministrazione del vaccino.
Il vaccino Pfizer-Biontech mRNA BNT162b2 (Comirnaty) è stato sviluppato in meno di 1 anno. A gennaio del 2020, la società tedesca di biotecnologie BioNTech dopo aver analizzato le prime informazioni sul virus SARS-CoV-2 scoppiato in Cina, ha iniziato a sviluppare un vaccino di nuova generazione basato sull’RNA messaggero (mRNA), la molecola che racchiude le istruzioni per produrre la proteina Spike (S), quella presente sulla superficie del virus e della quale il virus ha bisogno per entrare nelle cellule bersaglio.
Prof. Di Perri, il tempo per formulare il vaccino di nuova generazione è stato troppo breve? La domanda più frequente è proprio sulla sicurezza del vaccino Pfizer-BioNTech…
La fase iniziale di studio, quella riguardante l’assetto genetico del Coronavirus era già quasi pronta, ovvero gli studi precedenti sui Coronavirus della prima SARS (2003) e della MERS (2012) avevano già posto le basi per procedere allo sviluppo del vaccino in oggetto. Inoltre, l’evoluzione della tecnologia vaccinica negli ultimi anni ci aveva già consegnato questa nuova modalità di produzione da parte delle nostre stesse cellule della proteina contro cui sviluppare l’opportuna risposta immunitaria. L’embricazione temporale delle tre diverse fasi di studio, ovvero l’effettuazione delle tre fasi in sovrapposizione (avvio della seconda e terza fase quando la precedente non era ancora ultimata) ha permesso di accorciare i tempi, considerando l’urgenza a carattere planetario di disporre il prima possibile di questo strumento. La prima fase ha verificato la tollerabilità e la sicurezza del vaccino, la seconda ne ha misurato la capacità di indurre una risposta immunitaria, la terza ha stabilito il valore protettivo di questa risposta. Gli ottimi risultati delle analisi preliminari effettuate in itinere nelle diverse fasi hanno permesso di anticipare l’inizio delle fasi successive e quindi di ridurre il tempo complessivo necessario per lo sviluppo completo del vaccino. Ma nulla è stato trascurato.
I vaccini basati sull’Rna, come quello sviluppato da Pfizer- BioNTech, sono considerati più promettenti rispetto a quelli a virus inattivato?
È presto per trarre bilanci conclusivi di confronto, ma certamente la rapidità di risposta protettiva dimostrata da questo vaccino nello studio clinico di fase III, che ne ha promosso la distribuzione, fa ritenere che i meccanismi biosintetici messi in atto da questa particolare modalità di produrre la proteina di superficie del virus SARS-CoV-2 ed esporla al nostro sistema immunitario siano molto efficienti. Cosa succede quando si riceve il vaccino? Alcune delle sue cellule leggeranno le istruzioni dell’mRna e produrranno temporaneamente la proteina S. In questo modo il suo sistema immunitario la riconoscerà come estranea, produrrà anticorpi mirati e attiverà linfociti T per attaccarla. E se la persona vaccinata entrerà in contatto con Sars-CoV-2, le sue difese immunitarie lo riconosceranno e saranno pronte a proteggere l’organismo. L’mRna del vaccino non rimane nel corpo, precisa l’Ema, ma viene degradato subito dopo la vaccinazione.
“Il frammento di RNA (RNA messaggero, mRNA) che codifica la proteina – ha spiegato Di Perri – viene letto dalle polimerasi cellulari e tradotto appunto nella proteina; è come inserire per un momento un nuovo stampo in una catena di montaggio. L’RNA messaggero (lo stampo) viene poi rapidamente degradato dalle nostre stesse cellule, come fisiologicamente avviene per ogni mRNA”. L’Agenzia italiana del farmaco ha pubblicato sul proprio sito un documento con le “FAQ” sul vaccino anti Covid Pfizer-BioNTech. Tra le 25 domande e risposte anche il contenuto del vaccino (fonte: aifa.gov.it). “Il vaccino in questione è senz’altro il più “leggero”, in termini di contenuto, fra quelli che ho ricevuto nella mia vita – ha commentato Di Perri – Piccoli frammenti di RNA sintetico, copiato dalla sequenza nucleotidica del virus, colesterolo, saccarosio, sale e poco altro. Nulla al confronto con vaccini contenenti le proteine delle uova, l’alluminio…”. Come riportato nella “Guida alla corretta conservazione, manipolazione e somministrazione di Comirnaty”, il vaccino deve essere conservato nel congelatore a una temperatura compresa tra ‐90 °C e ‐60 °C. Una volta estratto dal congelatore, il vaccino chiuso può essere conservato prima dell’uso fino a 5 giorni a una temperatura compresa tra 2 e 8 °C, e fino a 2 ore a una temperatura non superiore a 30 °C.
Una volta scongelato, il vaccino non deve essere ricongelato. Per quanto riguarda la somministrazione e l’efficacia, il vaccino COVID-19 mRNA BNT162b2 (Comirnaty) viene somministrato in due iniezioni, solitamente nel muscolo della parte superiore del braccio, a distanza di almeno 21 giorni l’una dall’altra. I dati sulla sperimentazione di fase 3 sono stati pubblicati il 10 dicembre sull’autorevole rivista New England Journal of Medicine e dimostrano che due dosi del vaccino COVID-19 mRNA BNT162b2 (Comirnaty) somministrate a distanza di 3 settimane l’una dall’altra possono evitare al 95% degli adulti dai 16 anni in poi di sviluppare la malattia COVID-19 con risultati sostanzialmente omogenei per classi di età, genere ed etnie. Il 95% di riduzione si riferisce alla differenza tra i 162 casi che si sono avuti nel gruppo degli oltre 18mila che hanno ricevuto il placebo e i soli 8 casi che si sono avuti negli oltre 18mila che hanno ricevuto il vaccino. La durata della protezione non è ancora definita con certezza perché il periodo di osservazione è stato necessariamente di pochi mesi, ma le conoscenze sugli altri tipi di Coronavirus indicano che dovrebbe essere di almeno 9-12 mesi.
Prof. Di Perri, lei è in attesa di ricevere la seconda dose. Al momento non è esente nel contrarre la malattia in quanto l’efficacia e quindi l’immunizzazione avviene dopo una settimana dalla seconda dose, è così?
Il maggior livello di protezione lo si acquisisce circa una settimana dopo la seconda dose, ma se guardiamo al grafico pubblicato sul New England Journal of Medicine ben si vede come già dopo il 10° giorno dalla prima iniezione il gruppo dei vaccinati inizia a far registrare un netto calo delle infezioni rispetto al gruppo placebo.
Il vaccino, dopo una settimana dalla somministrazione della seconda dose, protegge dalla malattia. Anche dalla trasmissibilità?
Sì, certamente, un’infezione che non attecchisce non può essere trasmessa.
Sono previsti dei richiami?
Si vedrà, occorre osservare cosa succederà nei prossimi mesi fra i vaccinati. È possibile che l’effetto del vaccino non si limiti alla drastica riduzione delle probabilità di infettarsi ma che comprenda anche una ridotta gravità dell’infezione in chi, nonostante il vaccino, si è infettato. E questo effetto di protezione relativa potrebbe durare anche più a lungo della protezione dall’infezione.
La campagna vaccinale in atto durerà almeno 12 mesi, periodo necessario per vaccinare il 70% della popolazione, che rappresenta la soglia minima da raggiungere per determinare l’immunità di gregge.
Durante questo periodo sarà necessario continuare ad adottare le misure di contenimento e il rispetto delle regole quali l’utilizzo delle mascherine, il distanziamento sociale e la corretta igiene delle mani?
Forse i prossimi 6 mesi saranno i più difficili, perché il sistema sanitario, già oberato dalla pressione sugli ospedali e dall’inusuale compito di diagnosticare le infezioni e tracciare i contatti sul territorio, dovrà anche occuparsi di organizzare e sviluppare la distribuzione del vaccino, tanto più rapida quanto efficace. Dovremo non solo continuare a proteggerci ma cercare anche di fare meglio di quanto non si sia riusciti a fare finora. In tal senso il nostro atteggiamento comportamentale dovrà quasi essere ossessivo nell’evitare i contatti con gli altri. Ricordiamoci che la principale modalità di trasmissione è rappresentata dalla condivisione degli stessi ambienti con chi è infetto; il virus emesso da chi è infetto galleggia in aria per 20-30 minuti e ci infettiamo semplicemente respirando. Buona parte delle infezioni vengono trasmesse dagli asintomatici. Testiamoci frequentemente.
A suo giudizio, il vaccino è l’arma vincente contro il Covid-19 per uscire da “questo enorme guaio in cui ci siamo impantanati?” (cit. Di Perri)
Sì, ci speriamo tutti. Altre “armi” potrebbero venirci in soccorso per curare meglio i malati (antivirali, anticorpi monoclonali) e rendere meno pesante il timore di ammalarsi, ma il passo decisivo è senz’altro rappresentato dalla vaccinazione.
Perché ci sono persone, tra le quali anche suoi colleghi, che non intendono vaccinarsi?
La percezione del disastro che stiamo attraversando non è uguale per tutti, e viene dato spazio anche a qualche forma di esibizionismo esoterico che i media inseguono oltre la misura dell’attenzione che meritano, generando un chiasso che non è proporzionale ai numeri che queste forme di dissenso rappresentano. I più fra questi si convinceranno. Chi non vuole cambiare opinione è perché non si tratta di opinione ma di una forma di affiliazione. Verranno salvati da chi ci ha creduto.
Quindi la scelta di farsi inoculare oppure no il vaccino deve basarsi sulle conoscenze e la giusta informazione e non sul parere, è così?
Certamente, la difficoltà può essere nel carattere maggiormente sobrio che le informazioni scientificamente fondate hanno nel presentarsi, nel divulgarsi agli altri, rispetto alle notizie prive di sostegno scientifico. Queste ultime fanno scalpore, attraggono, vengono notate e ce le fanno notare in una misura sproporzionata rispetto al valore del loro contenuto. È un po’ come la differenza nel riportare un avviso di garanzia oppure l’assoluzione dell’indagato. Meno spettacolare, meno invitante è il messaggio scientifico rispetto all’attrazione del contrario. Perché la notizia scientifica è ancora “confezionata” secondo il ristretto numero delle persone a cui in primis è destinata. E forse questo è un errore che dovrà essere corretto.
Per concludere, qual è il suo messaggio?
Non c’è al momento una soluzione alternativa. Il fenomeno lasciato a se stesso abbiamo visto cosa è in grado di determinare. Ci viene chiesto di salvarci ed al momento l’unica soluzione che appare caratterizzata da una certa credibilità, documentata secondo il miglior metodo scientifico, è il vaccino. Vacciniamoci quindi, tutti. Non c’è un piano B.