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Il QI è sexy! Un uomo su 10 è sapiosessuale
Chi ha sfogliato qualche manuale di filosofia sa bene che secondo Socrate nell’uomo è sito l’intellettualismo etico. Secondo il padre del pensiero antico, infatti, gli uomini fanno sempre ciò che credono sia il bene e se compiono del male lo fanno perché ignoranti. Allora, se l’azione scaturisce dalle premesse, è importante compiere un esame su sé stessi. Nel corso dei secoli la filosofia, aiutata dal progresso dei popoli e del pensiero umano, ha coniugato due aspetti antropologici, l’intelligenza e la sensualità, fino a darne una definizione. Nasce dunque l’intelligenza sensuale, quella competenza trasversale grazie alla quale possiamo armonicamente soddisfare non solo le pulsioni del corpo e del sesso, ma anche le ragioni proprie della testa e del cuore. Le attività in cui siamo quotidianamente impegnati ci portano fuori di noi, in modo tendenzialmente dispersivo. L’introspezione e la meditazione ci portano dentro di noi, in modo tendenzialmente solipsistico. La sessualità, se non è accompagnata da sensibilità, emotività e razionalità condivise, ci mette in contatto con la nostra comune animalità. Sono invece la sensualità e la sua intelligenza a metterci in comunicazione profonda con la nostra comune umanità.
Pertanto il quoziente intellettivo è sexy e in questi anni in cui anche a livello legislativo si parla di gender, ma anche di parità dei sessi, di metrosexual, bisexual, transexual, è quanto mai necessario approfondirne la dimensione e la natura di ogni definizione. Oggi finalmente arriva una dicitura che raccoglie un manipolo di modi dire e ciascuno di noi potrebbe trovarsi indosso un’etichetta del tutto inedita: l’uomo del ventunesimo secolo è “sapiosexual”. Cosa significa? Facendo un’analisi superficiale del termine, così come si presenta e spezzettandolo in due parti, si comprende facilmente che “sapiens” si riferisce al “sapere” e “sexual” alla sfera sessuale. Il termine sarebbe stato coniato nel 2002 da un utente chiamato Wolfieboy che parlò su un blog per la prima volta di sapiosessualità. Il termine poi non ha tardato a entrare nel linguaggio comune nel 2014, quando il sito di incontri OkCupid lo ha inserito nell’elenco dei suoi orientamenti sessuali in cui gli utenti potevano identificarsi, insieme a termini come asessuato, demisexual, eterofelssibile, omoflessibile, pansessuale, queer.
Sapiosessuale è quell’orientamento caratterizzato da una considerevole attrazione verso l’intelligenza, scevra dal genere sessuale e dai meccanismi consueti. In questo senso, pertanto, non c’entra se una persona è plurititolata o se è in grado di recitare a memoria tutti i canti della Commedia dell’Alighieri, ad esempio. Non ha niente a che vedere neppure l’estrazione sociale o l’età che ha, ma la capacità di conversare sugli argomenti più svariati, passando da un discorso all’altro senza mai stancarsi o annoiare l’altra persona. Insomma, si fa riferimento a uno scambio di stimoli culturali brillanti che portano allo sviluppo di riflessioni nuove e intrighi mentali.
Il neologismo fotografa innamoramenti che sembrano antichi, quando l’attrazione scattava spesso a seguito di una lunga fase di corteggiamento, si pensi ai lunghi dialoghi epistolari tra amanti, cosa che oggi è sempre più rara nell’epoca dell'”ultimo accesso whatsapp”. Tuttavia, anche se al giorno d’oggi la cosa è più d’èlite e meno comune, al centro di ogni relazione si trova ancora la parola, sacra come un Santo Graal per i Templari. La seduzione scaturisce dalla parola che crea intimità e complicità. Lo conferma anche una ricerca dell’Università di Montreal, in Canada, secondo cui l’intelligenza erotica è la leva del desiderio. Si fa l’amore prima di tutto con il cervello. Un uomo su 10 è sapiosessuale. Una percentuale che non è del tutto positiva anche perchè mettendo da un lato i dati statistici, significa che un uomo su 10 considera l’intelligenza come la caratteristica sessuale più importante.