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Il robot Da Vinci migliora la chirurgia e riduce il periodo di degenza del paziente
In principio riporta alla mente il nome di uno dei maestri più eclettici e geniali dell’arte italiana, oggi invece richiama l’ultima frontiera della chirurgia robotica e mininvasiva, che affonda le sue radici alla fine degli anni ’50, quando fu messo a punto dal Pentagono il primo dispositivo chirurgico non del tutto autonomo, manovrabile e sicuramente all’avanguardia. All’ospedale di Arezzo tutti i riflettori sono puntati sul robot Da Vinci il cui “braccio” ha asportato la metà sinistra del fegato di un paziente dimesso a soli quattro giorni dall’operazione. L’intervento è stato definito dall’èquipe medica dell’Area dipartimentale chirurgica del San Donato, “impegnativo e difficile”. La chirurgia tradizionale cede dunque il passo all’innovazione e il passaggio alla robotica garantisce al paziente massima precisione, scarsa perdita di sangue nel corso dell’intervento e lieve dolore nel corso della degenza, miglioramento quest’ultimo dovuto certamente alla differenza tra il taglio tradizionale (non contemplato da questa tecnica) e i “fori” praticati dal Da Vinci. Infine la fase post operatoria è drasticamente ridotta fino al 30%.
Il robot Da Vinci tuttavia non è solo. Se il padre della Monna Lisa e dell’Ultima Cena poteva contare su una “bottega” di tutto rispetto con allievi in formazione e collaboratori fidati, il suo discendente chirurgico è oggi affiancato da un team di tre chirurghi che operano a una postazione dotata di monitor e comandi e di fianco al paziente. Con loro, in sala operatoria, anche uno strumentista e un anestesista.
Il da Vinci è il più evoluto sistema robotico per la chirurgia mininvasiva. Le sue caratteristiche tecniche fanno sì che il robot trovi diverse applicazioni, dall’urologia alla ginecologia, dalla chirurgia toracica alla chirurgia generale. Come funziona? Il chirurgo, fisicamente lontano dal campo operatorio e seduto a una consolle, muove i bracci del robot, collegati agli strumenti endoscopici, che vengono introdotti attraverso piccole incisioni. Il campo operatorio è proiettato tridimensionalmente, con immagini ferme e ad altissima risoluzione.
Oltre alla consolle, l’ingegnoso dispositivo è composto da un carrello paziente che sostiene le braccia del robot che effettuano l’operazione, e da un carrello visione, che contiene l’unità centrale di elaborazione e un sistema video ad alta definizione (Full HD). Il campo operatorio viene catturato dall’endoscopio e ritrasmesso alla testa della videocamera stereo ad alta definizione, progettata per disporre di un campo visivo di 60°. Unitamente agli endoscopi Intuitive Surgical, il sistema di visione consente di ingrandire l’area chirurgica dalle sei alle dieci volte.