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Italia solidale: il sostegno psicologico alle donne e ai bambini ucraini
A poco più di due mesi dall’inizio del conflitto russo-ucraino gli ingressi di profughi ucraini in Italia hanno superato quota 100mila e le principali città di destinazione sono Milano, Roma, Napoli e Bologna. Secondo quanto riporta il sito del Viminale, di questi 51.880 sono donne, 12.426 uomini e 36.000 minori che sono fuggiti dalle bombe e che in Italia stanno ricevendo accoglienza, assistenza medica e di un sostegno psicologico.
Nelle ultime settimane il governo ha stanziato nuovi fondi per aiutare i rifugiati ucraini a far fronte alle loro spese quotidiane, vale a dire cibo, medicine e materiale scolastico. “In tutto, abbiamo stanziato circa 500 milioni di euro per sostenere gli ucraini che arrivano in Italia”, ha annunciato il premier Mario Draghi.
Con l’arrivo dei primi profughi ucraini il Ministero della Salute con la circolare “Crisi Ucraina- Prime indicazioni per Aziende sanitarie locali”, ha chiesto alle Regioni di predisporre risorse per garantire tamponi e vaccini anti covid ai rifugiati dall’Ucraina. Diverse strutture ospedaliere, società sanitarie e associazioni, hanno dato anche la loro disponibilità per garantire le cure mediche e un supporto psicologico.
Per rispondere a quest’ultima esigenza diverse Regioni e città italiane si sono mobilitate per offrire servizi gratuiti di sostengo psicologico alle donne. Tra queste, a Cagliari “Amici dei Bambini”, in collaborazione con le associazioni Genti de Mesu, Karalettura e La Malince, ha promosso il servizio attivo presso i locali della biblioteca Karalettura, in via del Collegio 2 a Cagliari (quartiere Marina) nelle seguenti date: 7 e 21 aprile, 12 e 26 maggio, 9 e 23 giugno, dalle 15 alle 18.
L’obiettivo di questa iniziativa è quella di offrire un aiuto solidale e reale, in maniera gratuita a donne che stanno subendo le terribili conseguenze della guerra, aiutandole tramite il supporto di una psicologa professionista ad elaborare le ferite emotive e i traumi subiti. Per accedere al servizio è necessario prendere appuntamento (numero 3477728400 o e-mail a gentidemesu@gmail.com con oggetto “Sportello Psicologico”).
A Torino presso l’ospedale Sant’Anna di Torino è nato il progetto “mAmA”. Si tratta di un Servizio pubblico di supporto psicologico per donne in gravidanza e in puerperio (cha hanno appena partorito da poche settimane), che si trovano nella condizione di rifugiate a Torino e provincia e che stanno subendo le terribili conseguenze della guerra. Un aiuto psicologico professionale e sostenibile in una condizione emotiva e politica ad elevato impatto sulla salute materna e del nascituro.
Lo sportello sarà aperto il martedì 3 maggio dalle ore 11 alle ore 13, su prenotazione allo 011/3134067 o via mail: psicologiaperinatale@cittadellasalute.to.it, presso l’ambulatorio del Servizio di Psicologia dell’ospedale Sant’Anna (via Ventimiglia 1, primo piano).
Il Servizio di mediazione culturale metterà a disposizione mediatori di lingua ucraina. Il depliant è stato tradotto anche in lingua ucraina. “È doveroso, in momenti di grave emergenza come quella del conflitto attuale – si legge nella nota – mettersi a disposizione e supportare le popolazioni in difficoltà, attraverso iniziative concrete e facilmente accessibili, volte a tutelare le categorie più fragili, quali donne e bambini. In particolare, è fondamentale proteggere la gravidanza, la maternità ed il puerperio, non solo nell’ottica della promozione della salute, ma anche della prevenzione del rischio di insorgenza di psicopatologia in età evolutiva”.
Anche a Milano è stato attivato uno sportello gratuito di assistenza psicologica grazie all’Associazione EMDR Italia in collaborazione con la Croce Verde. Per prenotare un appuntamento, presso la sede della Croce Verde APM di Milano in Via San Vincenzo 25, basta chiamare o scrivere un messaggio al numero +39 3715709588, anche in lingua ucraina, ogni giorno, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19.
“Il progetto nasce dalle richieste di alcune famiglie italiane ospitanti che sentivano il bisogno di avere un momento di confronto per capire come gestire gli stati emotivi e riconoscere le reazioni da stress che può manifestare chi è scappato da una guerra – ha spiegato la dottoressa Isabel Fernandez, Presidente dell’Associazione EMDR Italia in una intervista a VanityFair – il loro desiderio è quello di favorire il più possibile l’integrazione di queste persone nella propria famiglia. Era importante quindi anche non lasciare da sole le famiglie che hanno aperto le loro case per accogliere. La Croce Verde ha così messo a disposizione i propri locali di Milano per fare incontri di gruppo aperti sia alle famiglie che hanno accolto che ai profughi stessi. L’idea è quella di occuparci di tutti, anche e soprattutto delle mamme con bambini che devono poter contare su una condizione di sicurezza per trasmettere tranquillità ai piccoli e ai ragazzi”.
A Roma la parrocchia di Santa Maria delle Grazie a Trionfale ha organizzato oltre a lezioni di italiano, giochi, merende, anche supporto psicologico grazie a psicologi che si occupano di terapia di gruppo per aiutare i bambini ad affrontare il trauma della guerra. Dal lunedì al venerdì, dalle 15 alle 18, in tanti arrivano per insegnare ai bambini l’italiano ma anche concedere svago, divertimenti, spazi di chiacchiere e di confronto, oltre ad aiuti materiali fatti di cibo e vestiario.
“L’idea è nata grazie a Tania Terasenko, una donna ucraina qui a Roma da 20 anni che gestisce un centro culturale e che già faceva corsi di lingua ucraina ai figli di Ucraini nati in Italia”, ha detto il parroco di Santa Maria delle Grazie, don Antonio Raimondo Fois.
Nei locali della parrocchia, i più giovani ogni pomeriggio, non solo studiano italiano, ma giocano a calcio, disegnano, colorano, chiacchierano, “è importante che si ritrovino e condividano anche l’esperienza della guerra e della fuga da casa”, ha affermato il parroco. La parrocchia prepara per loro merende, panini, acquista bibite. “Si è formato un gruppo di 40 volontari che apparecchiano, rimettono a posto, sistemano: alcune sono persone che in chiesa non si vedevano da tempo e questo mi rende molto felice. Tutto nasce dalla spontaneità delle persone”, ha spiegato. “Arrivano tutti spaventati e con negli occhi le immagini della guerra – ha concluso don Antonio – sono stati strappati da un giorno all’altro alla loro casa e alla loro vita ma ritrovarsi li aiuta. Poi nasce l’amicizia con i nostri ragazzi e con i volontari”.