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La Carbossiterapia per combattere gli inestetismi della cellulite
La Carbossiterapia per combattere gli inestetismi della cellulite
La medicina estetica è quella branca della medicina tradizionale che si prefigge l’obiettivo di migliorare la qualità della vita di coloro che vivono una situazione di disagio, a causa di inestetismi non accettati. Le principali cause di disagio sono costituite dall’invecchiamento, generale e cutaneo, e da ogni inestetismo del viso o del corpo.
In senso più allargato, si legge nella corrispondente voce di Wikipedia, “la Medicina Estetica si occupa anche della costruzione e della ricostruzione dell’equilibrio psicofisico dell’individuo sano, che può vivere con disagio la propria vita a causa di un inestetismo male accettato o che, più semplicemente, richiede regole gestionali di vita, suggerimenti ed interventi mirati al controllo del proprio invecchiamento, generale e cutaneo.”
Oltre alla correzione dell’inestetismo, la Medicina Estetica si pone, spesso, come punto di riferimento per coloro che vogliono migliorare la propria qualità della vita, alla ricerca di quello stato di salute, che la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità ha definito quale “espressione di una condizione di benessere psicologico e fisico e non come assenza di malattia”.
Tra i trattamenti previsti da questa branca medica, abbiamo voluto approfondire il tema della carbossiterapia, molto richiesta dalle donne e particolarmente efficace per contrastare gli inestetismi della cellulite. Abbiamo intervistato il Prof. Riccardo Brigato, Medico Dentista e Vice Presidente della SIMEO -Società di Medicina Estetica Odontoiatrica:
Dottore, il fenomeno della Medicina Estetica sta prendendo sempre più piede anche in Italia, crede che sia una moda passeggera o possa essere un supporto reale alla medicina classica?
Non è una moda ma un’esigenza del nostro vivere quotidiano! Infatti, non dobbiamo considerare la medicina estetica come una specialità medica a se stante, avulsa dalla medicina generale, bensì come una branca importante di quella che oggi viene più propriamente denominata Medicina del Benessere. E il benessere interessa tutti, a qualsiasi livello, sociale e culturale. Già l’organizzazione mondiale della sanità (OMS) nel 1946 stabiliva che “La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia e di infermità”. La medicina del benessere, quindi, rivalorizza la figura del medico nel senso che non è solo più orientata al malato, ma guarda all’individuo sano, mira cioè al mantenimento e alla promozione del benessere psichico e fisico della collettività. L’inestetismo cutaneo può rappresentare, specie nella donna, un’alterazione notevole del proprio stato mentale con relativa compromissione di quel concetto dello stato di salute di cui anche l’OMS parla. La Medicina Estetica si occupa, più precisamente, di prevenire e contrastare continuamente quelli che sono i segni fisici dell’invecchiamento cutaneo con metodiche sempre reversibili e sicure e con ossessiva applicazione di terapie che minimizzino eventuali effetti collaterali. Il principio cardine del medico estetico è quello proprio del “primum non nocere”, derivazione latina dell’impegno di “astenersi dal produrre danni” presente nel giuramento di Ippocrate. Ma come dicevo prima, la medicina estetica si avvale quotidianamente anche di tutte quelle conoscenze presenti nei più svariati campi: dalla dermatologia alla psico-neuro-endocrino-immunologia, dall’ortopedia all’osteopatia, dalla cosmeceutica, che realizza cosmetici simili a farmaci, fino alla nutraceutica, che individua alimenti in grado di avere valenza farmacologica una volta assorbiti e dopo essere stati cucinati in modo appropriato. Quindi sì, la medicina estetica è medicina reale volta a rendere l’Uomo Moderno più SANO, più BELLO, più FELICE di sé e degli altri.
Lei nasce come medico dentista, cosa l’ha spinta a intraprendere questo nuovo percorso professionale?
Il medico dentista, da sempre, si occupa di estetica: i denti “malati” non devono solo essere curati, ma devono essere restaurati nella loro pienezza estetica, migliorandone la forma e il colore quando possibile. Accanto al ripristino della funzionalità masticatoria, si può quindi cercare di intervenire sull’azione prepotentemente estetica che i denti esercitano in quella cornice ineguagliabile del SORRISO! E i mezzi di cui un dentista disponde spaziano dallo sbiancamento dentale alla ricostruzione estetica del dente con otturazioni o faccette in ceramica, fino alla risoluzione degli inestetismi facciali da malformazioni maxillo-mandibolari per il tramite della chirurgia. È stato quasi un richiamo naturale interessarmi alla medicina estetica in toto, conseguendo un Master di II livello presso l’Università di Tor vergata e registrandomi all’ordine dei medici di Roma anche come Medico-estetico. Questa esperienza, non solo mi ha portato ad esplorare un campo per me nuovo ed affascinante per tutte quelle considerazioni di cui sopra, ma soprattutto mi ha fortemente invogliato a rendere partecipi di questa materia i miei colleghi di branca specialistica. E infatti con alcuni colleghi del master si è fondata un’associazione scientifica di medicina estetica odontoiatrica rivolta a dentisti, odontoiatri e medici, la SIMEO. Questa nostra associazione in tre anni ha organizzato decine di convegni e percorsi formativi per odontoiatri con erogazione di crediti ECM, un Master annuale su medicina estetica e terapia del viso, contribuendo attivamente all’istituzione di un corso di perfezionamento nel 2015 e di un MASTER II livello presso l’Università di Camerino nel 2016 su Medicina Estetica e Terapia del Viso per Odontoiatri e Medici. Il Master è diretto dal Prof. F. Amenta e faccio parte del corpo docente universitario.
Tra i tanti trattamenti estetici, quello della Carbossiterapia sembra essere molto efficace nella rimozione di cellulite, smagliature ed inestetismi della pelle, ci può spiegare in cosa consiste e che benefici può apportare questa tecnica.
La Carbossiterapia è una metodica di somministrazione sottocutanea di un gas medicale certificato quale la CO2, la comune anidride carbonica che noi emettiamo ad ogni espirazione, quindi non un farmaco, ma un rimedio naturale! Questa metodica si utilizza largamente in medicina estetica e trova precipua indicazione nella cura e nella prevenzione della cosiddetta “cellulite”, nelle smagliature, soprattutto quelle iniziali e rosse e può essere variamente impiegata in tutte quelle patologie, estetiche o non, che presentano una causa di deficit nutritivo per alterato apporto di sangue nel tempo. La somministrazione di questo gas, mediante un ago sottilissimo, comporta da subito l’apertura delle meta-arteriole (capillari) con immediata vasodilatazione del letto vascolare interessato e aumento conseguente dell’irrorazione tissutale distrettuale, aumento del metabolismo cellulare, incremento dello smaltimento delle sostanze cataboliche. In sintesi si ha un aumento dell’afflusso ematico di ossigeno che persiste e si stabilizza con il ripetersi sistematico delle applicazioni. Si è scientificamente dimostrato che solo cicli continui di carbossiterapia portano ad un aumento vero del numero dei vasi sanguigni per neoformazione vascolare rilevabile sia con la semplice capillaroscopia (visione ingrandita della trama vascolare che traspare sulla pelle) che con l’esame Doppler (che testimonia l’aumento del flusso ematico distrettuale e della sfigmicità arteriolare con cui la pompa cardiaca spinge il sangue fin nei recessi tissutali più nascosti del nostro corpo). Inoltre si ha un aumento notevole del drenaggio linfatico tissutale che dalle estremità del corpo converge lentamente verso il cuore portando nel sistema circolatorio generale tutte quelle sostanze di scarto accumulate nei tessuti che poi verranno catabolizzate dai vari organi quali reni, fegato, polmoni.
In virtù di tutto ciò, l’uso della carbossiterapia risulta una delle metodiche di medicina estetica che ha maggiore documentazione scientifica sulle modalità di azione e attualmente è l’unica vera arma per prevenire e curare i primi stadi della panniculopatia edemato-fibro-sclerotica (PEFS), la comune cellulite.
Quali sono le cause che determinano l’instaurarsi della cellulite e quali sono le differenze tra i vari stadi?
La PEFS, o cellulite, riconosce come patogenesi un rallentamento della circolazione ematica distrettuale delle zone ai lati delle cosce, ai glutei e alle gambe soprattutto, ma può colpire anche le braccia, soprattutto nelle zone interne. La causa di questo rallentamento della circolazione, che porta ad una riduzione irregolare della vascolarizzazione distrettuale, non è conosciuta, ma un ruolo determinante è rappresentato dal sesso femminile e dalla ereditarietà. L’aumento degli ormoni femminili nei vari stadi della vita (pubertà, menarca, gravidanza), la vita sedentaria, il fumo, l’alimentazione iperlipidica e ipovitaminica, sono fattori che sono stati riscontrati, in vario modo, in tutti i casi di cellulite offrendo una chiave di lettura tale da comprendere che tutto ciò comporta una stasi venosa e linfatica prolungata con aumento della permeabilità della parete capillare e conseguente stravaso e accumulo di liquidi linfatici.
Gli stadi della cellulite possono essere riassunti in 4 tipologie:
1° stadio
Molto difficile da diagnosticare: la cute è un po’ pallida, sensibile e pastosa per ritenzione “idrica”. Man mano che l’imbibizione dei tessuti aumenta per l’edema linfatico, la circolazione diminuisce ulteriormente e meno ossigeno arriva alle cellule, soprattutto a quelle del grasso sottocutaneo rappresentate dagli adipociti,che cominciano così ad alterarsi per la riduzione del metabolismo e per l’accumulo di sostanze di scarto.
2° stadio
Detto edematoso, si ha perdita di elasticità della cute, che appare fredda, pallida con capillari tortuosi e varicosi: le gambe sono sensibili, dolenti e parestesiche.
3° stadio
Il danno nei tessuti stimola i fibroblasti a produrre un tessuto ricco di fibre reticolari che si ammassano sempre di più isolando le cellule del grasso sofferenti in isolotti che vengono avvertiti come noduli sempre più densi, duri e dolenti, questo stato viene definito della fibrosi con cute a buccia di arancia e anelastica.
Il passaggio al 4° stadio, o sclerotico, con pelle a materasso e con noduli duri molto grossi, intervallati da depressioni dovute ai grossi fasci cicatriziali che separano verticalmente e inglobano, strozzando, le isole di grasso, è breve.
La cellulite non è, quindi, un semplice accumulo di grasso, ovvero le cellule grasse non sono aumentate di volume lipidico o di numero come quando si ingrassa, ma al contrario gli adipociti sono ridotti, insofferenti, displasici. Sono però avvolti da uno spesso strato di tessuto connettivo che, come una grossa cicatrice interna, li ingloba in pacchetti nodosi e stira la cute in basso con sensazione di disagio e dolore.
Premessa lunga e articolata questa, ma necessaria per far capire anche al lettore comune che non sempre quel cuscinetto adiposo sul fianco è cellulite, ma può essere solo adiposità localizzata che richiede terapia ben diversa! È anche vero che spesso coesistono zone di grasso localizzato a zone di vera cellulite e che adiposità localizzate molto evidenti, col tempo possono predisporre alla PEFS.
Ma quando è consigliabile il ricorso alla carbossiterapia?
La carbossiterapia trova indicazione peculiare nei primi tre stadi in cui si cerca di rivascolarizzare e rivitalizzare il tessuto grasso sofferente e prevenire l’ulteriore aggravamento. Nel 4° stadio della PEFS la sclerosi è irreversibile, ma è possibile scollare la cute sovrastante con la CO2 riducendo e migliorando l’aspetto a materasso.
La carbossiterapia, pertanto, rappresenta l’unica vera terapia di base della PEFS costituendo il cardine di ogni protocollo terapeutico che preveda anche l’assunzione di vaso-protettori e antiossidanti per via mesoterapica o orale, uno stile di vita sano e all’aria aperta, correzioni posturali e appoggi plantari che favoriscano una deambulazione fisiologicamente linfodrenante.
Anche per ciò che attiene la smagliatura recente rossa o stria rubra, ritengo che la carbossiterapia costituisca la terapia di base perché anch’essa riconosce una sofferenza vascolare con deficit nutritivo-metabolico dovuta a fattori meccanici di stiramento del letto vascolare per azione soprattutto ormonale e per importanti oscillazioni del peso corporeo. Ad essa si possono aggiungere tutte quelle terapie fisiche (radiofrequenza,laser,u.s.) e mesoterapiche (antiflogistiche…) miranti da un lato a stimolare la circolazione sanguigna, dall’altro a fornire tutti quei metaboliti necessari al funzionamento fisiologico delle cellule della pelle.
La smagliatura bianco-perlaceo (stria distensa alba) rappresenta spesso l’esito di una smagliatura rossastra iniziale che non è guarita spontaneamente o a seguito di cure. È una vera cicatrice che affonda sui piano dermico sottostante.
La carbossiterapia può concorrere a migliorarne l’aspetto scollando i piani superficiali della lesione.
Come si effettua il trattamento?
Il medico estetico inietta anidride carbonica pura contenuta in una bombola medicale mediante un ago molto piccolo, collegato ad un apparecchio elettromedicale certificato che controlla in tempo reale la dose da somministrare. Una seduta può durare dai 30 ai 60 minuti e provoca un leggero fastidio iniziale che tende a scomparire rapidamente con il proseguo.
A seconda del quadro clinico e del parere del medico, si può infliggere l’ago direttamente nelle zone interessate dall’inestetismo, come in presenza di smagliature, per esempio. Le sedute vanno effettuate 1-2 volta a settimana e durante la prima, sarebbe auspicabile una doppia applicazione.
Perché siano efficaci un ciclo minimo dovrà prevedere 10 o 20 sedute. I cicli devono essere ripetuti durante l’anno, preferibilmente con una seduta ogni 15-20 giorni.
Ci sono controindicazioni rilevanti?
Le controindicazioni vere per la carbossiterapia sono pochissime e sono rappresentate, oltre che dalle ovvie patologie gravi e dalla gravidanza, dall’uso di farmaci anti-ipertensivi a base di antagonisti dell’anidrasi carbonica e nelle anemie importanti, condizioni queste che ostacolano l’eliminazione del gas trasportato dal sangue ai polmoni.