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La colecistite: come riconoscerla e curarla
La colecistite costituisce un’infiammazione della cistifellea, di norma causata da un calcolo biliare che ostruisce il dotto cistico (canale che unisce la cistifellea con il coledoco) ostacolando così il passaggio della bile.
L’attacco di colecistite, si manifesta con un intenso dolore, simile a quello provocato dai calcoli (colica biliare), ma più forte e prolungato: può protrarsi per più di sei ore e di solito continua per più di mezza giornata. Normalmente si manifesta nella parte alta dell’addome, sulla destra e può essere lancinante. Sono frequenti anche nausea e vomito.
Nel giro di alcune ore i muscoli addominali della parte destra possono diventare rigidi e la febbre tende a comparire in circa un terzo dei pazienti affetti da colecistite acuta; in questi casi può arrivare a superare i 38 °C insieme a ripetuti brividi. La febbre è invece rara nei pazienti colpiti da colecistite cronica.
L’attacco si placa dopo due o tre giorni e scompare completamente nel giro di una settimana; se la fase acuta continua ciò può essere sintomo di una grave complicazione.
Febbre alta, brividi, aumento notevole dei globuli bianchi e la cessazione delle contrazioni ritmiche dell’intestino (ileo) possono essere il segno evidente della presenza di ascessi nell’addome nei pressi della cistifellea, dovute alla morte dei tessuti o alla perforazione della cistifellea.
La colecistite può essere acuta o cronica e può anche colpire i bambini: in questo caso la causa va ricercata in un virus o in un’altra forma di infezione.
Quella acuta si palesa all’improvviso, provocando un dolore forte e continuo nella parte alta dell’addome. L’infiammazione prende spesso senza infezione, ma questa può presentarsi nelle fasi successive. L’infiammazione fa sì che la cistifellea si riempia di liquidi e le sue pareti diventino più spesse. La colecistite acuta priva dei calcoli (colecistite alitiasica), meno frequente e più grave rispetto alle altre forme di colecistite, compare in seguito ad interventi chirurgici maggiori, malattie gravi, come traumi, ustioni e infezioni estese a tutto l’organismo, digiuno prolungato, carenze immunitarie.
La colecistite cronica invece rappresenta un’infiammazione della cistifellea che si protrae per molto tempo ed è sovente originata dai calcoli biliari. È caratterizzata da attacchi ripetuti e dolorosi (coliche biliari).
I medici arrivano a diagnosticare la colecistite alla stregua dei sintomi e dei risultati degli esami visivi. L’ecografia costituisce il miglior metodo per scoprire i calcoli biliari, ma può anche far emergere la presenza di liquidi intorno alla cistifellea oppure l’ispessimento delle pareti, sintomi tipici della colecistite acuta. In molti episodi, quando la bacchetta dell’ecografia viene premuta sull’addome in corrispondenza della cistifellea, i pazienti lamentano dolore.
La colescintigrafia è utile nei casi in cui è arduo pervenire alla diagnosi di colecistite. Una sostanza radioattiva viene iniettata attraverso flebo. Viene rilevata la radioattività emessa e il computer elabora l’immagine, così da seguire il movimento del radionuclide dal fegato alle vie biliari. Vengono scattate immagini del fegato, dei dotti biliari, della cistifellea e della parte superiore dell’intestino tenue. Se il radionuclide non riempie la cistifellea, probabilmente il dotto cistico è ostacolato da un calcolo.
Chi soffre di colecistite acuta o cronica deve farsi ricoverare in ospedale, non può né mangiare né bere e gli vengono somministrate flebo di liquidi ed elettroliti. Di solito vengono somministrati antibiotici e analgesici tramite flebo.
Se la diagnosi di colecistite acuta è confermata e i rischi connessi all’intervento chirurgico sono relativamente scarsi, la cistifellea viene rimossa entro circa un giorno o due dalla comparsa dei sintomi. Nel caso si tema una complicazione simile ad ascesso, cancrena o perforazione, è necessario intervenire con estrema urgenza. Nella colecistite cronica la cistifellea di solito viene rimossa dopo la remissione dell’episodio acuto. Nella colecistite alitiasica, è necessario l’intervento chirurgico d’urgenza per rimuovere la cistifellea malata.
La colecistectomia, o rimozione chirurgica della cistifellea, viene realizzata con l’ausilio di un tubicino flessibile, munito di telecamera ad un’estremità e detto laparoscopio e inserito attraverso piccole incisioni praticate nell’addome.
Alcuni pazienti hanno risentito, anche dopo la rimozione della cistifellea e dei calcoli, di nuovi episodi di dolore molto simile a quello degli attacchi di colecistite. Le ragioni sono ancora ignote, ma potrebbero essere imputate al malfunzionamento dello sfintere di Oddi, ossia dei muscoli che sovraintendono al rilascio della bile e delle secrezioni pancreatiche attraverso l’apertura del dotto biliare e di quello pancreatico verso l’intestino tenue.
La colangiopancreatografia endoscopica retrograda può determinare se la causa del dolore sia l’aumento della pressione.
Non è sempre evitabile questa malattia, ma può senz’altro essere d’aiuto mangiare meno cibi grassi, anche se il beneficio di una dieta povera di grassi non è stato scientificamente e definitivamente provato.