Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.
La fisioterapia è il segreto per praticare sport senza brutte sorprese
Incontriamo il dottor Emiliano Grossi, fisioterapista e specialista Rpg
Il 6 aprile si è celebrata la Giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace. La data, scelta in corrispondenza dell’anniversario dell’apertura dei primi Giochi Olimpici dell’era moderna ad Atene nel 1896, ha segnato per molti anche l’arrivo reale della Primavera e, con essa, del desiderio di prenderci cura di noi stessi ricominciando magari a fare un po’ di sport dopo i lunghi mesi di pigrizia invernale. Forse con qualche esagerazione, se, come riporta l’ANSA nell’articolo intitolato “L’estate si avvicina, 6 italiani su 10 ossessionati dallo sport”, la preoccupazione maggiore di chi si lancia nelle attività sportive in questo periodo si concentra due punti: non riuscire a bruciare calorie in eccesso (33%) e non rimettersi in forma per la fatidica prova costume (25%). Ciò porterebbe, procede l’articolo, a un rischio di dipendenza da attività fisica per le migliaia di sportivi improvvisati che possono ritrovarsi a praticare attività fisica in modo errato e senza risultati, ma soprattutto in modo ossessivo.
Non solo. Anche quando non è mosso dalla ricerca dell’estetica fine a se stessa, ma da quella del benessere generale accompagnato da un po’ di movimento all’aperto, il passaggio dalla settimana bianca sugli sci ai campi di calcetto o allo jogging nei parchi può essere traumatico. Letteralmente: secondo lo studio Siot pubblicato nel 2014 in concomitanza con il 99esimo congresso della Società Italiana di Ortopedia e Traumatologia, in Italia sono oltre 300.000 gli infortunati che per un motivo o per l’altro finiscono ogni anno al Pronto Soccorso per un trauma da sport.
Ma allora, fare sport fa bene o fa male?
Health Online, il primo magazine dedicato alla sanità integrativa del gruppo Health Italia SpA, lo ha chiesto al dottor Emiliano Grossi, fisioterapista e specialista in Rieducazione posturale globale presso i Centri di Fisioterapia di Roma e Bergamo FisioClinic, incaricato dal prof. Ph. E. Souchard e dall’Université de Thérapie Manuelle in Francia come assistente alla formazione ufficiale italiana Post-Universitaria in Rpg.
Buongiorno dottore. Facciamo un piccolo passo indietro: brevemente, può spiegare in cosa consiste la fisioterapia?
La fisioterapia è una branca della medicina molto antica che prevede cure di tipo naturale (“fisio” in greco è per l’appunto “naturale”), ma che oggi si è molto evoluta in tanti ambiti oltre il muscoloscheletrico, come il neurologico, il viscerale, l’urologico, lo pneumologico, solo per fare alcuni esempi. In pratica in quasi ogni campo della medicina moderna può essere previsto un approccio di cure riabilitative o preventive attraverso l’adeguata fisioterapia specialistica.
È importante sottolineare, a garanzia della salute del cittadino, la recente istituzione dell’Albo nazionale a cui tutti i fisioterapisti devono obbligatoriamente essere iscritti. Oggi questa scienza può essere praticata esclusivamente da professionisti che abbiano completato un percorso universitario o titolo conseguito in tempi precedenti, solo se reso equipollente e ritenuto valido per l’iscrizione all’Albo stesso.
Come si inquadra la fisioterapia in relazione alle attività sportive svolte a diversi livelli nelle varie fasce di età e capacità fisiche?
Quando penso al mio lavoro mi piace pensare che sto somministrando al paziente (e allo sportivo) un farmaco.
È importante scegliere la terapia adatta (in autonomia se è già stata fatta una diagnosi o in equipe con il medico in caso contrario), ma anche la “posologia” è fondamentale, ossia la frequenza di sedute. Quindi, dallo sportivo occasionale a quello che pratica una attività fisica con regolarità, dal dilettante al professionista, dal giovanissimo all’anziano fino a quello con problemi specifici, tutti hanno potenzialmente bisogno di essere seguiti da un buon fisioterapista. Certamente, quando mi trovo a seguire i professionisti dello sport può essere necessaria una posologia che può arrivare anche a due sedute al giorno, mentre per chi svolge attività saltuaria possono bastare un inquadramento terapeutico e una supervisione con sedute di una volta a settimana o meno e un piccolo lavoro di autogestione a casa. Questa è ovviamente una generalizzazione perché nella fisioterapia moderna l’individualizzazione del percorso è un aspetto fondamentale. Il fisioterapista non solo bravo tecnicamente, ma preparato scientificamente, deve ovviamente conoscere le linee guida e sapersi muovere nell’individualizzare il piano di trattamento a seconda del caso specifico. La fisioterapia oggi è una professione altamente scientifica, in cui comunque la sensibilità, l’attitudine alla cura – in una parola “l’uomo o la donna dentro il professionista” – e, non ultima, la mano del terapista, fanno assolutamente la differenza.
In generale, l’età, diciamo così, più avanzata e soprattutto la presenza di problematiche specifiche costituiscono la sfida maggiore. Personalmente ho avuto grandissime soddisfazioni lavorative con sportivi professionisti, ma le più grandi rimangono sempre quelle in cui il tuo paziente di oltre 80 anni si iscrive alla prossima maratona. Dove ci sono già problemi di salute pregressi o età un po’ avanzate è importantissimo elaborare un piano di trattamento, guidare il paziente verso uno sport più idoneo alla situazione specifica o trovare strategie (a volte ausili) per consentire di svolgere bene l’attività tanto amata dal paziente e alla quale non vuole rinunciare.
Riscontra invece differenze in termini di trauma o fastidi riportati da uomini e donne?
Questa è una domanda molto interessante. Un tempo si aveva questa percezione, ad esempio che le problematiche della zona lombare fossero più appannaggio dell’uomo, mentre le alterazioni di tipo cervicale più delle donne. Di fatto la situazione è meno marcata di così e mi capita oggi di leggere dati statistici abbastanza sovrapponibili. Questo è anche coerente con quello che vedo nei miei centri di fisioterapia. Che sia un processo democratico/evolutivo verso la parità dei sessi?
Con l’arrivo della buona stagione si passa dagli sport invernali a quelli più tipicamente primaverili ed estivi come calcio, tennis, corsa, nuoto, camminata veloce solo per citarne alcuni. Nella sua esperienza, quali sono quelli che richiedono maggiori precauzioni e che traggono maggior vantaggio dall’intervento del fisioterapista?
Eliminando i veri e propri traumi da sport (es. cadute dagli sci) che impongono un percorso fisioterapico post-traumatico, tutti gli sport, compreso il nuoto, hanno bisogno di precauzioni ed attenzioni specifiche. Consiglio sempre di diffidare da indicazioni del tipo “la fisioterapia non ti serve, vai a nuoto, vai a camminare, vai in palestra o simili”. Ovviamente il percorso scelto dipende da intensità, frequenza e altri parametri. Un fisioterapista esperto e specializzato in analisi biomeccanica, miofasciale e posturale può ottimizzare tanti parametri di uno sportivo analizzando la situazione di base, il gesto che deve compiere e le sollecitazioni specifiche a cui fisiologicamente va incontro quel soggetto specifico, con la sua conformazione e unicità. È come preparare un’auto da corsa ai box: si studia, si analizzano i problemi e si fanno le giuste modifiche per far sì che durante la gara possa non solo rendere al massimo, ma evitare di danneggiarsi! Un metodo di studio, prevenzione ed ottimizzazione delle performance sportive è lo SGA (Stretching Globale Attivo), di cui sono uno dei formatori ufficiali e che dà al fisioterapista uno strumento per approcciare tutte le categorie di sportivi anche ad altissimo livello (è utilizzato nella squadra del Real Madrid per fare un esempio).
Rimanendo in tema, lei in quali tipologie di interventi in ambito di prevenzione, cura e riabilitazione è specializzato?
Ormai più di 20 anni fa, da “semplice” fisioterapista mi specializzai in un approccio metodologico rivoluzionario per l’epoca. Tanto rivoluzionario e innovativo che chi, come me, scelse di dedicare la propria vita professionale ad esso, lo fece in virtù degli straordinari risultati, all’epoca non ancora supportati da studi scientifici. È stata una scommessa, ed è stata vincente. Oggi le basi su cui si fonda il metodo Rpg Souchard (o Gpr Souchard nei Paesi anglofoni) del cui insegnamento faccio parte, sono giustificate da principi scientifici largamente riconosciuti nell’ambito della terapia manuale (una grande famiglia che racchiude metodi e tecniche di avanguardia scientifica). Ci sono continuamente nuove pubblicazioni scientifiche al riguardo e libri scritti dal prof. Souchard, con cui ho la fortuna di lavorare costantemente. In particolare, la novità di quest’anno è stata la pubblicazione della seconda edizione di Fascial Dysfunction (Handspring Publishing), libro di enorme successo mondiale firmato, nella sua prima edizione, da autori del più alto calibro internazionale. In questa nuova pubblicazione ho avuto l’onore di scrivere un capitolo interamente dedicato al metodo Rpg e alle sue basi scientifiche in terapia manuale, coordinato insieme agli altri autori dal compianto prof. Chaitow, editor dell’opera.
Congratulazioni, dottor Grossi. In generale, quali consigli può rivolgere ai lettori di Health Online che vogliano approfittare dell’arrivo della buona stagione per intraprendere una attività sportiva senza incidenti e quali sono i criteri da adottare per scegliere le attività più adatte in base a fascia di età, livello di tonicità e preparazione fisica?
Sicuramente cercare di capire il livello da cui si parte ed essere molto graduali nell’incremento dei carichi di lavoro. Prediligere sempre esercizi di allungamento muscolare e flessibilità, perché oggi sappiamo che un muscolo tonico funziona bene solo se è anche elastico. Il rinforzo fine a sé stesso non è più considerato un parametro da incentivare. Ma la cosa che più mi sento di consigliare è di cercare un piccolo cambiamento culturale e di atteggiamento: non andate dal fisioterapista solo quando vi fate male o avete un problema! Cosi come sarebbe consigliabile andare dal dentista a fare dei controlli PRIMA di avere dei problemi seri, per cui bisogna poi intervenire, sarebbe bene abbracciare un criterio di vera “prevenzione fisioterapica”, come mi piace chiamarla. In questo, noi fisioterapisti dobbiamo guidare i pazienti in modo che anche dal momento in cui avranno risolto i loro problemi con noi, sia questione di buon senso affidarci una manutenzione programmata, una sorta di tagliando preventivo, un check-up strutturale (ho pazienti ormai felici e asintomatici da anni che continuano a fare manutenzione venendo da me solo ogni 1, 3 o addirittura 6 mesi per un singolo controllo/seduta).
Per concludere: fare sport fa bene o fa male?
Lo sport fa bene e va sempre incentivato. Come fisioterapisti abbiamo la responsabilità di guidare i nostri pazienti verso la forma migliore per le attività che vogliono o devono svolgere nella vita e nello sport: questa è la mia visione di Fisioterapia. Questo per me è RI-Abilitare.