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La pratica della vasectomia in Italia
Fino al 1978 vigeva in Italia il divieto di sterilizzazione volontaria per mezzo della vasectomia negli individui di sesso maschile.
Con la legge 194 sono stati eliminati dal Codice penale i passi che interferivano con la fertilità dell’uomo e della donna. Era infatti un reato l’incitamento a pratiche contro la procreazione. Se un medico prima del 1978 vasectomizzava un paziente sussisteva il rischio di denuncia a causa di procurate e gravi lesioni all’individuo.
In quei tempi, quando si praticava una vasectomia su un determinato paziente, bisognava inventarsi come escamotage delle orchiti, delle infiammazioni ripetute dei testicoli e si usava questa tesi. Il più delle volte in cartella clinica risultava un’orchite e non una vasectomia a fini anticoncezionali. Successivamente, si è incominciati a sostenere che la vasectomia fosse per forza necessaria al fine di evitare delle gravi e possibili ulteriori infezioni ai testicoli.
Invece, una sentenza della Corte di Cassazione, ha sostenuto che “la contraccezione può dare quel benessere che fa parte della salute psicofisica”. Attualmente in Italia la vasectomia è riconosciuta come metodo anticoncezionale efficace, ma è ancora una pratica poco utilizzata. Secondo la banca dati online del Ministero della Salute tra il 1999 e il 2005, i ricoveri per sterilizzazione maschile sono stati solamente 653. Gli interventi classificati come vasectomia, al contrario, risultano 1.717, ma di questi solo 397 sono stati classificati come “sterilizzazione dell’uomo”.
Oggi giorno nel mondo quindi, esistono alcune aree dove la vasectomia è molto diffusa, come ad esempio in Cina dove, nonostante il mutamento della legge sul figlio unico, le campagne di sterilizzazione forzata continuano a colpire drasticamente i cittadini cinesi. Nel nostro Paese non tutti i centri la offrono, salvo alcuni consultori ed esclusivamente su responsabilità dei direttori sanitari. I grossi ospedali italiani, per il momento, hanno scelto di non compiere questa pratica.
L’evoluzione più diffusa e aggiornata è quella che comunemente chiamano “no scalpel vasectomy”, ovvero senza bisturi. Vengono utilizzati strumenti appuntiti che tirano fuori il canale deferente dallo scroto e poi si effettua l’incisione. Non esiste ancora un sistema sicuro e provato per bloccare il deferente dall’esterno. Questa è la metodologia più moderna proveniente dalla nazione cinese e diffusa in tutto il mondo, invece di praticare un’incisione di un centimetro si usano utensili molto aguzzati.
Anni fa uscì un articolo negli Stati Uniti in cui si prospettava un’aumentata incidenza di tumore alla prostata per tutti coloro che effettuavano la vasectomia. In un secondo tempo, questa constatazione è stata smentita. Tuttavia, si verifica qualche effetto collaterale, in particolare l’aumento della dolenzia scrotale perché non c’è una decongestione degli epididimi, gli spermatozoi inizialmente ristagnano, ma poi vengono riassorbiti dai globuli bianchi.
Il testicolo comunque non subisce particolari danni in quanto gli spermatozoi sono bloccati.
Possono, in caso, sorgere dei disturbi per il ristagno degli spermatozoi, e tutto ciò vale nel primo periodo. Ogni tanto si verificano dei casi di insuccesso, motivo per cui ai fini di protezione medico-legale gli urologi chiedono di fare l’analisi di due liquidi seminali a distanza di un mese.
Anche durante l’intervento le complicanze sono scarsissime, una piccola emorragia, un ematoma, un’infezione. Raramente succedono casi in cui si riscontrano la mancata chiusura di uno dei deferenti e la ricanalizzazione.
Il paziente deve essere informato che si tratta di una procedura definitiva. Non è, perciò, un sistema anticoncezionale temporaneo, come la pillola. Può, tuttavia, essere rinvertito senza problemi con interventi di microchirurgia per ricanalizzare i deferenti serrati. Esistono, infatti, delle ottime possibilità di ripristinare la pervietà dei deferenti, ovvero di ricanalizzarli in maniera tale che ripassino gli spermatozoi.
C’è una relazione con il tempo d’intervallo in cui è rimasto chiuso il deferente. Entro i 5 anni vi è il 97% di possibilità di recupero della fertilità, entro 10 anni il 90% ed entro 15 intorno all’85%.
Però, è bene sottolineare che ci vuole un intervento abbastanza delicato e lungo per ricanalizzare i deferenti.