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La storia di Alex: parla di nuovo due lingue con il solo emisfero destro del cervello funzionante
Alex è un ragazzo di origine romena che all’età di sette anni ha imparato la lingua italiana, frequentando tutte le scuole dell’obbligo nella provincia di Cuneo. Poco più che ventenne, ha subito un gravissimo trauma cranico encefalico, seguito da un lungo periodo di coma. Ha eseguito tutti gli accertamenti previsti e il risultato è stato che il danno subito ha disintegrato totalmente l’emisfero sinistro del suo cervello. Dal punto di vista visivo, la sua risonanza magnetica era impressionante: tutto nero nella parte di sinistra e tutto bianco, con le sue circonvallazioni, e perfettamente integro quello di destra.
Aveva perso totalmente la parola, il danno era così importante che riusciva ad articolare solo pochi suoni per esprimere bisogni, emozioni, richieste, risposte.
Dopo essere stato dimesso dall’ospedale ha proseguito le terapie, in un primo momento presso il centro di neuroriabilitazione di Fossano e poi al centro di riabilitazione per traumatizzati cranici e gravi cerebrolesioni acquisite, Puzzle di Torino, diretto dalla professoressa Marina Zettin. Per lui il programma giornaliero era intenso: lunghe ed estenuanti ore di fisioterapia, logopedia, neuropsicologia cognitiva, piscina, allenamenti del cervello. Dopo due anni di lavoro, grazie anche alla grande forza di volontà e al supporto della famiglia, Alex ha sorpreso tutti: ha iniziato a parlare con singole parole sia in lingua romena che italiana, stessa quantità, quasi gli stessi vocaboli e dopo tre anni il suo linguaggio si è addirittura arricchito.
La sua storia è a dir poco eccezionale e senza precedenti dal punto di vista scientifico, lo dimostra la recente pubblicazione sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale “Brain & Language”.
Ognuno di noi ha due emisferi del cervello collegati tra loro: l’emisfero di sinistra, detto dominante per i destrimani, le cui aree corticali sono deputate alla funzione del linguaggio e a tutte le funzioni intellettive superiori, e l’emisfero di destra, tipicamente deputato a funzioni spaziali, musicali ed emotive.
Quando si subisce un danno cerebrale nell’emisfero di sinistra, il linguaggio subisce un importante deficit chiamato afasia, che porta a una menomazione della parola, sia essa su base motoria (il paziente non riesce più ad articolare le parole) che sensoriale ed uditiva (cattiva comprensione e produzione di un’insalata di parole incomprensibili e indecifrabili).
I danni però, possono subire un’evoluzione positiva, un recupero concesso da un ripristino cerebrale grazie alla neuroplasticità del cervello.
Questa storia ha permesso al mondo scientifico di conoscere un aspetto ancora sconosciuto.
Per saperne di più, abbiamo intervistato la professoressa Marina Zettin.
“Alex è arrivato da noi con un’afasia molto importante, il cervello era completamente distrutto. Mai in 35 anni di carriera ho visto una tac come la sua. Nessun essere umano, in quelle condizioni, avrebbe potuto riacquistare l’uso completo del linguaggio. Paradossalmente, invece, grazie anche alle nuove tecniche di imitazione del linguaggio utilizzate, è stato concesso all’emisfero di destra di avere la possibilità di recuperare “copiando” entrambe le lingue. Questo caso ha dimostrato che l’emisfero destro può, in seguito a cerebrolesione, assumere un ruolo chiave nel vicariare le funzioni linguistiche normalmente processate dalle aree di sinistra. Il caso è eccezionale perché di fronte a un danno di questo genere nessuno pensa che si possa recuperare in maniera straordinaria e questo ha rappresentato anche l’importanza scientifica di dimostrare che il cervello ha aree supplementari che si innescano e che la riabilitazione (intensiva) ha un ruolo fondamentale”.
Sembra quindi che il ruolo svolto da questo emisfero nel recupero del linguaggio sia molto meno marginale di come si è pensato finora. Già in passato era stato descritto da Barlow, uno studioso del XXIX secolo, il caso di un uomo con gravi deficit linguistici conseguenti a un danno dell’emisfero sinistro che, con il tempo, aveva recuperato le sue capacità, per poi perderle nuovamente a causa di una lesione delle aree cerebrali di destra. Il ruolo cardine svolto dall’emisfero destro nel recupero del linguaggio è stato descritto anche in anni più recenti. Nel 2001 un gruppo di ricercatori tedeschi ha infatti scoperto che nel 60% dei pazienti con tumore al lobo frontale di sinistra le aree corrispondenti di destra si attivavano durante lo svolgimento di compiti linguistici.
Professoressa, avete utilizzato delle nuove tecniche del linguaggio, può spiegare in cosa consistono?
“Sono delle tecniche che favoriscono l’incremento del linguaggio attraverso le quali il paziente viene sottoposto per circa due ore al giorno a dei programmi in cui sei attori pronunciano per sei volte ciascuno una parola o una frase. In questo caso si ha una ripetizione continua della parola e il paziente vede per più volte anche il movimento labiale”.
Alex ha recuperato due lingue lasciando, in questo caso, “senza parole” gli specialisti. Quanto è stata determinante la forza di volontà del ragazzo?
“I traumi cranici rispetto ai danni vascolari hanno delle possibilità in più di recupero. In questo caso però era talmente evidente l’importanza del danno che mai avremmo potuto pensare un recupero di questo tipo.
Alex sin da subito si è dimostrato collaborativo e ha dimostrato alla famiglia che non sarebbe mai diventato un peso per loro. Avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di tornare a parlare”.
Qual è il suo augurio per Alex?
“Che possa essere collocato in un posto di lavoro. Tutto questo sforzo sarebbe vano se la società lo lasciasse emarginato a casa. Questo sarebbe il vero successo di tutto questo lungo iter”.
Il cervello è ancora un mistero, ma Alex è stata la dimostrazione che nulla è impossibile e, quando meno te lo aspetti, arrivano dei risultati sorprendenti sconosciuti anche al mondo scientifico.