Questo sito Web utilizza i cookie in modo che possiamo fornirti la migliore esperienza utente possibile. Le informazioni sui cookie sono memorizzate nel tuo browser ed eseguono funzioni come riconoscerti quando ritorni sul nostro sito Web e aiutare il nostro team a capire quali sezioni del sito Web trovi più interessanti e utili.
La trombosi: quel “tronco sulla carreggiata” poco conosciuto dagli italiani
È necessario conoscerla per evitarla. È uno slogan che calzerebbe a pennello se riferito a ogni malattia che toglie la vita lentamente causando gravi problematiche psico-fisiche, in questo caso però il riferimento è alla trombosi, un processo patologico poco conosciuto ma che riguarda tristemente molti. Ogni anno, infatti, essa è la causa di incidenti stradali che potrebbero essere evitati se “presa” in tempo. Oggi solo in Europa si contano più di 85 milioni persone che hanno conosciuto da vicino una delle malattie causate dalla trombosi, riportando gravi invalidità come quelle lasciate da un ictus o da un infarto del miocardio e contribuendo a un incremento drammatico dei costi sanitari, stimati in Europa in 210 miliardi di euro l’anno, ovvero il 33% del budget dell’Unione Europea per il 2017.
La trombosi rappresenta un tronco lasciato al centro della carreggiata: essa infatti è un coagulo di sangue che prende forma dentro un’arteria o in una vena, e che può viaggiare nel circolo sanguigno intaccando organi lontani e causando un’ischemia (infarto del miocardio e ictus cerebrale tra i più comuni).
Secondo i dati diffusi da un’indagine di Alt Onlus solo il 33% degli italiani conosce davvero le malattie da trombosi e le loro cause. Alla domanda se il tumore al seno nella donna colpisce di più o meno della trombosi, buona parte del campione preso in esame non è stato in grado di fornire una risposta e solo 10% ha dato la risposta corretta, riconoscendo la maggiore incidenza della trombosi tra la popolazione femminile rispetto al cancro. “La trombosi è un problema rilevante, è incredibile che così poche siano le persone che la conoscono”, fa sapere Gary Raskob, presidente del comitato della Giornata mondiale per la trombosi che si celebra ogni anni il 13 ottobre. Comprendere quali sono i fattori di rischio che aumentano la probabilità di andare incontro a un evento da trombosi e correggerli corrisponde innanzitutto a salvare la propria vita e quella dei propri cari. Tuttavia, in molti si domandano come si potrebbe riconoscere subito la “patologia”. Dolore o gonfiore di una gamba, della caviglia o della coscia, associata a rossore e calore della parte colpita, è il sintomo più lampante e visibile. Se il trombo libera emboli che dalla vena arrivano al polmone compaiono sintomi come respiro corto, dolore al dorso o al torace, ritmo del cuore più rapido del normale, sensazione di stordimento e a volte perdita di coscienza. Chi è ricoverato in ospedale e ha subito un intervento chirurgico, ha un tumore, è rimasto immobilizzato a lungo, è in gravidanza o nel periodo dopo il parto, o prende farmaci a base di ormoni, o chemioterapia è più a rischio (su 100 casi di trombosi venosa, 60 si verificano in pazienti ricoverati o appena dimessi dall’ospedale). Ma il rischio di trombosi coinvolge anche coloro che soffrono di una malattia infiammatoria acuta o cronica.
A partire dagli anni ‘80 ALT – Associazione per la Lotta alla Trombosi e alle malattie cardiovascolari – Onlus è impegnata nella sensibilizzazione della popolazione italiana sull’importanza delle malattie da Trombosi, cercando di insegnare che cosa vuol dire Trombosi, come si manifesta, quali sono i sintomi da non sottovalutare, che fare se si manifestano, come curarla, come evitarla, come modificare abitudini non sane che, in alcuni di noi più fragili di altri, possono scatenare confusione nel sistema della coagulazione del sangue, che incomincia a coagulare in modo inappropriato, dovunque nel corpo, causando Ictus cerebrale, Infarto, Embolia. Quando ALT è stata fondata da pochi mesi era stata pubblicata un’immagine che mostrava chiaramente una coronaria malata di aterosclerosi, che si chiudeva e provocava infarto del miocardio proprio a causa di un trombo. Sono stati necessari ben trent’anni perché questa constatazione venisse studiata e capita, anche se ancora molto c’è da approfondire. Si deve al professore Eugene Braunwald la nascita della trombocardiologia. Si tratta di una ‘nuova’ disciplina che potrebbe essere l’inizio della riduzione di almeno un terzo dei costi richiesti da questa patologia, ciò vorrebbe dire che si potrebbero risparmiare in Europa70 miliardi di euro l’anno, un dato importante per i costi sanitari sempre più in affanno nell’ultimo decennio.