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Le conseguenze psicologiche della quarantena nei bambini
La quarantena imposta per contenere il contagio da Covid – 19 è un fatto senza precedenti nella storia. Nel giro di pochissimi giorni, la vita delle persone è stata completamente stravolta: orari, abitudini, modi di socializzare. La motivazione è seria e i provvedimenti necessari. Ma ora che il panico del primo impatto si sta placando, c’è chi comincia a interrogarsi sulle conseguenze psicologiche che una simile situazione può comportare. Soprattutto nei bambini.
Dall’inizio dell’emergenza, le scuole sono state chiuse. Probabilmente in principio è stata presa come una sorta di vacanza dai bambini. I problemi sembravano riguardare maggiormente gli adulti, che dovevano conciliare la chiusura delle scuole con il lavoro. Ma con il prolungamento del periodo di restrizione, le cose sono cambiate.
I bambini sono chiusi in casa 24 ore al giorno da diverse settimane ormai. Oltre alla scuola, sono state cancellate altre attività importanti, come lo sport e le attività ricreative. La socialità fuori dalla propria casa è stata cancellata: non si possono più incontrare i nonni, gli zii, gli amici. È stata perfino proibita qualsiasi forma di attività all’aria aperta.
E mentre si discuteva degli adulti dediti alla corsa o alla possibilità di portare fuori il proprio animale domestico, dei bambini nessuno ne parlava. Ai bambini che forse hanno una maggiore esigenza di vivere l’aria aperta, non sono concesse neppure quelle brevi pause dalla clausura che gli adulti fanno per fare la spesa o per lavoro.
Una dura prova per l’equilibrio di bambini e ragazzi, la cui gestione è affidata interamente ai genitori.
Il problema però è che non si è nemmeno pensato a come sostenere i genitori. Mancano consigli e strategie non solo per far passare le lunghe ore della giornata, ma anche per evitare aromatiche psicologiche che si possano presentare a medio o lungo termine.
I RISCHI
Ci sono diversi aspetti da tenere sotto controllo in questo periodo, affinché i più piccoli possano affrontare al meglio questo periodo difficile. L’obiettivo è non sottovalutare certi atteggiamenti oggi, perché non si trasformino in problematiche più grandi in futuro. Ecco quali sono i principali rischi della quarantena.
1 – INSONNIA
La modifica dei ritmi quotidiani può influire sul riposo notturno. Le giornate tutte uguali, senza punti di riferimento a scandire l’orario o la differenza fra settimana e weekend, potrebbero influire sulle abitudini. Ma se la sveglia al mattino non è più un obbligo, non bisogna dimenticare che il corpo risponde sempre ai ritmi circadiani. È importante seguire l’andamento della luce del sole, senza ritardare troppo l’ora in cui si va a dormire.
Non solo: la mancanza di attività fisica non permette di scaricare adeguatamente le energie. Può essere più difficile addormentarsi e riposare. Ma questo significa essere meno reattivi al mattino, col rischio di innescare un pericoloso circolo vizioso. Bambini e ragazzi in età scolastica frequentano le videolezioni e seguono la didattica a distanza, ed è quindi importante che siano reattivi al mattino. È opportuno perciò non allontanarsi troppo dagli orari normali, anche per facilitare il rientro alla quotidianità quando sarà il momento.
2 – STRESS POST-TRAUMATICO
L’emergenza sanitaria ha portato con sé molti sentimenti negativi: paura del contagio, perdita dei propri punti di riferimento, preoccupazione per le conseguenze sociali ed economiche. Sono apprensioni degli adulti, ma si possono ripercuotere seriamente anche sui bambini. Proprio perché la situazione a loro può apparire ancora meno chiara, vivere in un ambiente di continua tensione lascia una sensazione di costante paura. È necessario spiegare il più possibile ai bambini la situazione, le motivazioni dei regolamenti. Meglio evitare che ascoltino telegiornali e commenti televisivi, a meno che non ci sia un’adeguata delucidazione da parte degli adulti. Attenzione anche ai discorsi fra adulti quando il bambino sembra distratto. Meglio sempre che riceva informazioni dirette ed abbia la possibilità di fare domande, che assorbire un senso generale di angoscia.
Il rischio è che il bambino interiorizzi una paura generalizzata. In questo modo, anche a distanza di tempo, potrebbe collegare questo periodo di quarantena a sensazioni di ipervigilanza e stress, che potrebbero riemergere in momenti diversi. Una pausa scolastica o una semplice malattia potrebbero richiamare l’ansia di oggi, e provocare reazione tipiche del disturbo da stress post-traumatico.
3 – DISTURBI DELL’UMORE
La mancanza di attività, soprattutto all’aria aperta e il conseguente accumulo di stress, possono manifestarsi con sbalzi d’umore e irritabilità. Durante la quarantena, questi potrebbero essere rivolti ai famigliari vicini. Anche terminato il periodo di isolamento, lo stress potrebbe ripresentarsi per qualche tempo, creando episodi di rabbia o malumore apparentemente non spiegabili. Dare spazio a giochi fisici per quanto è possibile in casa, e creare un ambiente sereno con momenti di svago e gioco aiutano a scaricare la tensione mentale di tutta la famiglia.
4 – ISOLAMENTO
I bambini non vedono insegnanti, compagni e parenti da qualche settimana ormai. Soprattutto i più piccoli, potrebbero fare fatica a riprendere confidenza con le persone. Il rischio è che associno l’idea di casa e isolamento con quella di sicurezza, rifiutando almeno all’inizio un ritorno alla normalità. La strada migliore è nuovamente quella di cercare di spiegare tutto ciò che accade, con un linguaggio calibrato sull’età del figlio. E procedere pazientemente e per gradi, quasi come se si dovesse affrontare un inserimento scolastico.
5 – GAMING DISORDER
Si tratta della dipendenza da videogioco, catalogata come malattia mentale dall’International Classification of Diseases, che raccoglie tutte le patologie riconosciute. Il Gaming Disorder è così paragonabile ad altre dipendenze, come quelle da gioco d’azzardo o dall’abuso di alcool. Uno dei sintomi più evidenti è l’incapacità di valutare la quantità di tempo passata davanti allo schermo, fino a non riuscire più ad allontanarsi volontariamente dal gioco.
In queste settimane chiusi in casa, il rischio di trascorrere troppo tempo nel mondo virtuale è molto alta, soprattutto per gli adolescenti. I genitori potrebbero essere molto più permissivi sulla quantità di tempo da passare fra cellulari e videogiochi, potendo offrire poche alternative a questi passatempi. I ragazzi si ritrovano a giocare insieme online, come surrogato della socialità. Anche in questo caso, i genitori sono chiamati a intervenire il prima possibile. È utile offrire alternative di svago reali, in famiglia, dal cucinare in compagnia ai giochi di società. La cosa importante è evitare che i ragazzi si chiudano in un ulteriore livello di isolamento.