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L’importanza e l’efficacia della compliance medica
Nella terminologia medica la parola inglese “compliance” indica il grado con cui il Paziente segue le prescrizioni mediche, farmacologiche o non. Valutare queste particolari condizioni risulta essere molto importante in quanto, secondo PowerDMS, una terapia che non viene eseguita con regolarità e attenzione perde completamente di efficacia.
A sua volta, una compliance insufficiente può facilitare la comparsa di complicazioni salutari, recidive o prolungamenti di una specifica malattia che si cerca in tutti i modi di curare e guarire.
In base al comportamento di un determinato paziente, si può avere una buona o cattiva compliance. Nel primo caso, viene messo in pratica quanto prescritto dal professionista sanitario.
Quindi, viene assunto un dato farmaco rispettando la posologia prescritta; si adottano una dieta sana e uno stile di vita equilibrato suggerito dal medico evitando, così, svariati comportamenti a rischio per la propria salute; vengono rispettati costantemente gli appuntamenti per le visite di controllo.
Una compliance negativa invece è sinonimo, essenzialmente, di scarsa aderenza alla terapia prescritta. Per esempio, la persona affetta da una particolare malattia, di proposito o accidentalmente, cambia dosi e tempi di assunzione dei farmaci indicati.
In particolare, una mancata aderenza ai trattamenti può essere non intenzionale quando il paziente non capisce esattamente la terapia o parti di essa; intenzionale nel momento in cui i pazienti scelgono consciamente e volontariamente di non seguire la terapia medica soprattutto per le seguenti ragioni:
- Età: stando ad alcune ricerche di Deloitte, la compliance è più bassa nell’adolescenza e nell’età anziana; nel bambino, dipende ovviamente dai genitori.
- Stato fisico legato alla malattia: i deficit cognitivi, visivi e/o acustici possono ridurre di molto la compliance.
- Complessità degli schemi terapeutici: la necessità di assumere più farmaci e/o di assumerli in più momenti della giornata riduce in maniera importante l’aderenza alle prescrizioni.
- Durata del trattamento: la compliance è elevata per i trattamenti brevi e molto più bassa per quelli cronici.
- Mancata accettazione della malattia: in molti casi, il paziente rifiuta completamente o quasi l’idea di essere malato, ad esempio perché i sintomi e i disturbi della malattia non si sono ancora manifestati o perché questa non è ancora insorta.
- Malattie croniche: la consapevolezza di un determinato paziente che non potrà guarire da una malattia, ma al massimo controllarne i sintomi, può innescare un desiderio di abbandonare la cura prescritta o cercare soluzioni alternative.
- Ambiente sociale sfavorevole: il supporto della famiglia e delle reti di sostegno sociale risulta assolutamente utile e adatto al fine di migliorare la compliance.
- Cattivo rapporto medico-Paziente: è dovuto soprattutto da un linguaggio incomprensibile da parte dei dottori non riuscendo, così, a rispondere in maniera adeguata ai dubbi e alle richieste del paziente. Di conseguenza, a volte, si viene a creare il cosiddetto fenomeno del “nomadismo medico”, ovvero la ricerca di una nuova figura medica capace di prescrivere una terapia migliore.